“La meritocrazia e il Dio mercato sono solo bluff...”
“Il mercato non è Dio, come si pensava, e dovrà vedersela con lo Stato. Il Covid ha ammaccato il turbo capitalismo. E per me è una buona notizia”.
lil banchiere Pietro Modiano, che ha appena ridato da commissario straordinario un po’ di fiato al corpo quasi esanime di Carige, la banca di Genova caduta sotto il ponte dei suoi crediti ammalorati, era - prima del Covid - un turbo milanese. “Anch’io pensavo che fosse giusto dire ‘ Mi l a n o non si ferma’. Anch’ io pensavo che il virus non potesse intaccare una cultura, una modalità di vita, il rating sociale ed economico della città”.
La capofila del Pil. L’idea sbagliata ma consacrata nei sacri testi del “turbocapitalismo” di una ascesa senza limiti, senza correzioni, senza condizioni.
Il Covid ha messo in mutande le economie più ricche del mondo. lha disvelato la fragilità della convinzione posta a premessa: la certezza che il mercato – grazie anche alla crisi dei titoli sovrani del 2011 – fosse l’unico altare al quale inginocchiarsi. E le sue regole fossero così perfette che niente poteva ingiuriarlo. Mercato uguale Dio.
Voi banchieri ne avete di colpe.
Io ho fatto carriera durante gli anni di tangentopoli. Le privatizzazioni significavano anche (e giustamente) la liberazione dalla manomorta dello Stato e da un po’ di giudici. Era un processo di emancipazione civile contro il clientelismo di Stato, l’etica macchiata dalle mazzette, il risultato operativo dalle convenienze.
Il privato bello e pulito, il pubblico sporco e cattivo.
Ecco la lezione del Covid.
Il Covid ha preso di mira voi ricchi.
Wuhan, Milano, Londra, New York. Ha messo paura anche perché ha colpito gli anziani, e la classe dirigente mondiale è over sessanta. Non so se questo ha contribuito ad attivare una risposta così possente. Ci sarebbe stata la stessa risposta se invece fosse toccato ai giovani? Adesso il virus fa strage nei Paesi poveri e continua la sua rivoluzione.
Negli anni Settanta e oltre per garantire la pace si investiva nell’i nd ustria bellica.
Quanti miliardi spesi! Vinceva l’idea che più armi girassero meno voglia di fare guerre ci sarebbe stata. Io mi riarmo, tu anche. L’equi librio della forza. Ora il Covid ci ingiunge di badare di più alla nostra salute e a evitare la catastrofe ecologica. Mi sembra che il punto di vista stia cambiando di molto. Voi banchieri ve ne accorgete sempre per ultimi delle rivoluzioni.
Le banche procedono come un gregge, non hanno politiche diversificate, processi autonomi e originali di decisione. L’apertura o la chiusura del rubinetto dei finanziamenti è un procedimento quasi collettivo, una spedizione comunitaria. Non li troverà mai in ordine sparso. Le banche come tanti altri soggetti hanno creduto che non ci fosse altro Dio che il mercato.
E invece ci sono gli ospedali da riparare.
Ecco, per esempio. Noi lombardi vivevamo l’età dell’eccellenza. Increduli, abbiamo notato quante falle avesse il sistema sanitario.
Vi siete stupiti che toccasse a voi e non ai napoletani.
Anche molto stupiti, sì.
C’è stato il tracollo della supremazia, dell’idea della vita verticale, una corsa a gonfiare il conto in banca senza mancare l’ape riti vo delle sette di sera.
E infatti ora siamo a dire che la crescita economica dev’essere sostenibile con l’ambiente, e che alcuni compiti non possono essere delegati ai privati ma garantiti dal pubblico. Che dev ’essere un competitor e non una macchietta. Quante cose dovremo cambiare.
Tra le tante cose da cambiare c’è anche la professione di fede assoluta nella meritocrazia.
Ah, il merito!
Le società più ferme, dove l’ascensore sociale è bloccato al pian terreno, sono le britanniche e le statunitensi perché la diseguaglianza tra le classi sociali lì è più evidente. E perciò il merito, tra diseguali, avvantaggia spesso chi ne ha di meno. Dobbiamo spiegarlo una buona volta.
Nell’italia di oggi lei verrebbe classificato come un pericoloso estremista di sinistra.
Lei dice?