“Caro Sala, no alle gabbie: dare forza alle città”
Interpreto il pensiero del sindaco di Milano Beppe Sala come preoccupazione per la sua città dove, come nel resto d’italia, la necessità di rimettere in moto virtuosamente l’economia locale spinge anche alla strenua difesa di esigenze particolari. Ma il tema è stato alimentato negli Anni ‘50 e ‘60 proprio dal sistema delle “gabbie salariali”, contestatissime e inique. Una sorta di “pezza a colori” messa lì per coprire l’incapacità dello Stato o per derogare alla responsabilità politica degli amministratori pubblici. Il problema non è guadagnare di più, ma raggiungere l’obiettivo di vivibilità. L’obiettivo deve essere il riequilibrio generale che non passa per interventi temporanei, ma per investimenti che rilasciano alle aree interne il loro surplus. Sono quelle che durante l’emergenza Covid hanno dimostrato di essere isole felici, e che corrono il rischio di rimanere schiacciate nel “conflitto” secolare tra Nord e Sud. Con la
Carta dell’aquila, promossa il 23 novembre scorso insieme ad altri Comuni terremotati (come Avellino, Carpi e Ascoli Piceno), e sottoscritta da circa 100 tra sindaci, intellettuali ed economisti, abbiamo posto l’accento sul contesto interno, luogo di decongestione e sempre più attenzionato non solo per svaghi turistici, ma anche per insediamenti produttivi, ricerca, alvei di cultura sperimentale. Ci sono 4 assi su cui concentrare le politiche pubbliche: cultura, turismo, innovazione e formazione. È l’italia delle aree interne che non chiede un aumento di stipendio, pur dovendo combattere con la carenza delle infrastrutture, la mancanza di servizi e peso fiscale da nababbi. Oggi lo Stato deve infrastrutturare, materialmente e immaterialmente, queste aree, renderle raggiungibili, promuovere la detassazione per incentivare il ripopolamento. La sfida è il “glocale”, sono i servizi, le gabbie - questa volta sì - fiscali, la creazione di luoghi dove è bello nascere, vivere e invecchiare, e non lotte individuali che hanno tanto un sapore desueto e affatto futuribile.