Il Fatto Quotidiano

• Robecchi Circo Barnum Usa

- ALESSANDRO ROBECCHI

Ammetto di non aver studiato a lungo, ma mi pare di aver capito che l’unica abilità riconosciu­ta di Kim Kardashian sia usare in modo creativo il cospicuo sedere, oltre ad avere un marito, tale Kanye West, di profession­e rapper, candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Del quale – all’inizio distrattam­ente, ma sempre più avvinto secondo dopo secondo – ho visto un comizio elettorale in cui promette (tra altre cose, non tutte comprensib­ili) un milione di dollari a chi concepisce un figlio. Niente male: se aggiungess­e uno yacht e una tenuta agricola in Arkansas sarebbe un buon incentivo alla natalità (ci metterei anche un mitra M16, non di peluche). Troppo facile prendersel­a con mister West, e va detto che la storia americana è piena di questi candidati “indipenden­ti”, pittoresch­i, caricatura­li. I più anziani e i più rockettari ricorderan­no le numerose candidatur­e di Jello Biafra, cantante dei Dead Kennedy’s (eccellente gruppo punk california­no) che aveva nel suo programma campi da golf nelle prigioni federali e nuove divise per la polizia: da clown. Un dadaista, insomma.

Ora c’è un piccolo problema: che le distanze tra lo sberleffo situazioni­sta e quelli che ci credono veramente si sono assottigli­ate fino a scomparire, e questo anche per merito di un presidente in carica, Donald Trump, che ogni giorno pone il mondo davanti al dilemma classico: è matto o finge di? Insomma, con quale diritto sghignazzi­amo davanti a un rapper se a capo del mondo, con la valigetta dell’attacco nucleare, c’è uno che dallo Studio ovale fa pubblicità ai fagioli di cui la figlia è testimonia­l? O che teorizza le iniezioni di candeggina contro il Covid? O che… il povero Donald è costretto a inventarse­ne una al giorno, un po’ come qui (in sedicesimo) sono costretti a fare alcuni bei tomi sovranisti che tifano per lui.

PER FARLA BREVE

– e scusandomi con gli osservator­i degli States che si sforzano di raccontarc­i quell’ universo parallelo–bi sognerebbe capire come diavolo è successo che l’america sia passata da colosso politico-militar-culturale che “ci ha colonizzat­o l’inconscio” (cit. Wim Wenders) a una specie di immenso circo con la donna barbuta, il cane che conta fino a otto, il presidente che vuole comprare la Groenlandi­a, un posto di matti armati fino ai denti.

Sempre casualment­e, come per il comizio di Kanyewest, si può inciampare nel sito di

Turning Point Usa, formazione studentesc­a di sostegno a Trump, e anche in quel caso bisogna affrontare qualche secondo di spiazzamen­to: è uno scherzo o dicono sul serio? A parte le solite fregnacce ultra-liberiste (per esempio la maglietta “Le tasse sono un furto”, che potrebbero attecchire anche qui presso i nostri liberisti alle vongole), ci sono cose assai interessan­ti, come il censimento (nomi, cognomi, foto) dei docenti universita­ri di tendenze liberal, vere liste di proscrizio­ne e il divertente slogan “Il capitalism­o aiuta i poveri”.

C’era un confine, una volta, tra la caricatura e la realtà, e ora pare che il confine sia scomparso, che follia ideologica e grottesco non siano più distinguib­ili. “Gesù mi ha detto di comprare un fucile mitragliat­ore” non è più una battuta alla Woody Allen, è quello che dicono (peggio: pensano!) in molti, la metamorfos­i del paradosso in realtà è sempre spaventosa, e la percezione diffusa che si ha dell’america oggi è quella di una specie di manicomio a cielo aperto, dove quando si annuncia una pandemia globale la gente si mette in fila per comprarsi un mitra. Fa ridere, ma mica tanto.

CLOWN TRUMP C’ERA UN CONFINE, UNA VOLTA, MA ORA GROTTESCO E IDEOLOGIA SI CONFONDONO

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