Il Fatto Quotidiano

I rosiconi Salvini&c.: per loro in Europa non è successo nulla

- Giacomo Salvini

Dall’italia “all’angolo”(copyright

Repubblica) all’italia “fregata”, è un attimo. Lo spazio di 24 ore: le stesse in cui Giuseppe Conte porta a casa da Bruxelles 209 miliardi, 82 di sussidi e 127 di prestiti. Ben 36 in più rispetto alla proposta originaria della Commission­e. Ma, leggendo mezza stampa italiana e ascoltando le dichiarazi­oni di Salvini&c., verrebbe da farsi un’idea opposta a proposito del lungo negoziato andato in scena a Bruxelles, come se Conte fosse stato rimpatriat­o con foglio di via dopo averle “prese” sonorament­e dal Frugale olandese Rutte.

La prima sintesi brutale è proprio di Salvini che lascia per un giorno la spiaggia e di mattina si presenta incravatta­to alla Camera insieme all’economista Alberto Bagnai: “È una super fr egat ura”. L’i ntro duzione, forse ispirata ai fasti del Papeete, è molto sobria: “È stata u n’eu r os b or ni a ”. Poi l’affondo: “È una resa mani e piedi alla Commission­e, non c’è nessun regalo”, dice con fermezza.

Ma il leader della Lega non si ferma qui: quello che è stato approvato è “un Super Mes”. Qualunque cosa voglia dire. Salvini in testa ha una sola parola che ripete a macchinett­a: “Prestito, prestito, pres tito”. Che, ovviamente, “andrà restituito” a prezzo di “tagli e sacrifici”, ovvero “l’eliminazio­ne di Quota 100” e una nuova “tassa sulla casa”. Ma – conclude Salvini, che non mette mai limiti alla provvidenz­a – “non lo permettere­mo: la Lega sarà il santo protettore degli italiani”.

AL SUO FIANCO il responsabi­le economico della Lega Bagnai che per tutta la giornata cannoneggi­a il governo, dipingendo Conte come il nuovo Leviatano che affama il popolo: “È una crudeltà nei confronti degli italiani – spiega – così si illudono che arriverann­o 750 miliardi”. È lo stesso Bagnai che a metà maggio parlava, per la partita europea, di “somme irrisorie”, nella migliore delle ipotesi “30 miliardi per tre anni a partire dal prossimo” e comunque “non più di 100”, o è un omonimo? No, è proprio lui. A giugno, a Sono le Venti, Bagnai era lapidario: “Quando l’europa inizierà a fare debito comune, lo ammetterò”. Ora che è successo, il senatore leghista non riesce a farsi una ragione dei 209 miliardi portati a casa dal governo: “Non è chiaro quanti soldi andranno all’italia”, ripete smarrito per i corridoi di Palazzo Madama.

La stessa tesi era già stata anticipata in mattinata sui giornali vicini alla Lega. La

Verità titola sul “governo da manicomio” e poi, più in piccolo, ammette i soldi in arrivo, ma con “un bel guinzaglio”. Libe

ro invece, non tenta nemmeno la mediazione: “Vince l’olanda. Giuseppe si è fatto fregare, diritto di veto sui soldi all’italia”. Poi c’è la versione secondo cui sì, è una vittoria per l’italia, ma il merito non è certo di Conte ma di Francia e Germania. In prima pagina su Repubblica campeggian­o le pagelle: “Merkel e Conte battono Rutte”. E invece no, perché a pagina 4, il titolo diventa: “Vince l’asse tra Berlino e Parigi”. E Conte? Solo “un buon risultato”. Spassoso invece il titolo del Gior

nale di casa Berlusconi che, pur di non riconoscer­e i meriti del premier, arriva a “riabilitar­e” l’ex “culona” (copyright B.) Merkel e Macron che “salvano” addirittur­a l’italia. Facciamo loro una statua in Largo Chigi. Probabilme­nte, in serata, il direttore non aveva fatto in tempo a sentire Berlusconi che all’ora di pranzo, ieri, sposava invece la linea del governo: “Accordo positivo per l’italia”. Del resto, il leader di Forza Italia è divenuto ormai “opposizion­e responsabi­le”. Nel centrodest­ra, tre leader per tre posizioni diverse sul Recovery Fund: Salvini attacca a brutto muso, Berlusconi festeggia e Giorgia Meloni sta nel mezzo: “Conte è caduto in piedi, ma poteva andare meglio”. Un successo, quello del governo, che invece viene urlato ai quattro venti persino dai renziani: “Passaggio storico, il premier ha lavorato bene”, dice Matteo Renzi. Ma ad una condizione: “Adesso vanno spesi bene”.

LA “SUPERFREGA­TURA” RASENTA LA “CRUDELTÀ”

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