Aeroporti: pure l’ecce sso di zelo è pericoloso
Volevo denunciare un fatto capitato a mio figlio di 17 anni all’aeroporto di Catania mercoledì scorso. Al rientro da una vacanza con gli amici a Lampedusa, il 15 luglio verso le 17.15 entra all’aeroporto per prendere il volo Alitalia delle 19.25 per Roma e poi per Torino. Entrando, il primo termo scanner rileva una temperatura troppo alta, allora un signore lo mette da parte dicendogli di aspettare un attimo e avrebbero riprovato di lì a poco. La situazione non ha aiutato, il ragazzo si è subito agitato molto, tanto che la temperatura si è alzata ancora. A quel punto, hanno continuato la misurazione ogni 5 minuti finché due poliziotti gentili lo hanno accompagnato fuori dall’aeroporto. Dopo poco, mio figlio rientra per incontrare una dottoressa che, presa nuovamente la temperatura a lui e a tutto il gruppo di amici con cui è stato per una settimana, decide di far passare loro e di buttare letteralmente mio figlio fuori, dicendogli di aspettare al di fuori dell’aeroporto fino a quando la temperatura non si fosse abbassata, nonostante sapessero che si trattasse di un minorenne. Dopo aver fatto notare anche che stesse diluviando, lei risponde che le regole sono quelle, dunque lo hanno lasciato sotto la pioggia. Mentre tutto ciò accadeva, nessuno ha informato noi genitori, infatti è stato mio figlio a chiamarci. Mio marito ha chiesto di poter parlare con qualcuno circa le procedure, ma chi misurava la temperatura della Sac si è rifiutato e ha consigliato a mio figlio di prendere un albergo. Quindi, tirando le somme della disavventura: mio figlio cittadino italiano con regolare biglietto aereo, minorenne, è stato sbattuto fuori dall’aeroporto senza curarsi di dove avrebbe passato la nottata, perché con sintomo Covid (aveva la temperatura a 37,8) ma senza un tampone, un test sierologico. E poi, se gli amici che hanno vissuto con lui sette giorni sono stati imbarcati, a cosa vale il protocollo seguito?