Novara e psicosette L’accusa di pedofilia è una macchia indelebile: sicuri sia fondata?
“Figure istituzionali sostengono le sette e la loro fuffa pericolosa ”
Cara Lucarelli, chi le scrive è persona impegnata da anni nel contrasto dei culti abusanti e totalitari, nonché fiero possessore di una copia di Le poesie di Saffo( sa, ho fatto il classico). Le scrivo per dirle che se, come lei, non conoscessi a fondo il mondo dei culti distruttivi, avrei detto le stesse cose da lei espresse nel suo articolo sulla presunta “psicosetta” di Novara. Avrei anch’io ricordato Rignano Flaminio, i diavoli della bassa padana, Bibbiano e altre bolle di zolfo. Avrei detto che si trattava dei frutti di quell’allarme satanismo la cui cassa di risonanza, è bene dirlo, non sono certo gli studiosi dei culti distruttivi o gli attivisti “anti-sette”, bensì il sensazionalismo cialtrone dei media e un certo cospirazionismo che prende forma in alcuni ambiti cattolici (si veda, in proposito, quanto si scrive, anche in merito all’organizzazione di Novara, ma non solo, su un giornale come La Nuova Bussola
Quotidiana nelle ultime settimane). Anzi, non solo lo avrei detto, ma l’ho proprio detto! Sia a titolo personale, che nella mia veste di presidente del “Centro studi abusi psicologici” (CESAP), ho preso con forza le distanze dal panico morale relativo agli abusi rituali sui minori e criticato con forza l’operato di alcune figure istituzionali pregiudizialmente orientate a dar credito ai “ricordi” di esperienze infantili (posizione scomoda nel bel mezzo del complottismo odierno, tutto Epstein, Pizzagate e Quanon).
Ciò detto, la mia esperienza e quella di decine di studiosi ed accademici impegnati nello studio dei culti rende necessaria qualche puntualizzazione, perché, vede Lucarelli, lei non tiene conto di alcune cose fondamentali. La prima è che la consensualità, criterio cardine perché ogni membro della società aperta, quali siamo io e lei, richieda il ritiro di ogni intromissione esterna è fortemente ipotecata in alcuni contesti suggestivi e altamente emotivi, e ciò senza chiamare in causa concetti da b-movie come il “lavaggio del cervello”. Un processo lento di induzione graduale a comportamenti sempre più favorevoli al promotore del culto e sempre meno all’adepto è una forma di persuasione che possiamo chiamare indebita (dove l’essere indebita è dato dalla intenzione di sfruttamento da parte del leader). La seconda cosa è che nel caso di Novara, sul quale, vista la scarsità di informazioni, nessuno per ora può esprimersi, sembra si sia ben lontani dall’ambito del supposto abuso rituale che accese il sacro fuoco a qualche procura e fece gongolare qualche pennivendolo. Lì il coinvolgimento dei minori era centrale ed essenziale al teorema, qui danno contestuale di un modo di vivere concepito in un contesto magico di stampo
New Age. La terza, e la ben più importante fra le cose da sapere è che le organizzazioni settarie godono dell’incondizionato appoggio di alcuni personaggi (giornalisti, sociologi, politici di terza fila) noti in letteratura come “apologeti dei culti” i quali fanno un’opera imponente, pervasiva e rumorosa di difesa pregiudiziale di qualunque tipo di gruppo controverso. Non si sta parlando delle lecite perplessità che lei manifesta, non del garantismo che deve darsi quale presupposto ogni pensare liberale e democratico, non della legittima difesa di questo o quel gruppo sotto attacco dei media o della magistratura; bensì di un costante fiancheggiamento che prevede l’assoluzione preliminare di qualunque culto sulla sola base del fatto che sia oggetto di attenzioni critiche.
Nel corso degli anni si è difeso l’indifendibile. Lo si è fatto in congressi organizzati da associazioni nel cui consiglio di amministrazione siedono esponenti dei culti più controversi, lo si è fatto su riviste scientifiche i cui comitati redazionali sono costituti dagli stessi esponenti dei comitati scientifici di queste associazioni (e che si praticano una elegante peer review incrociata in differenti pubblicazioni), lo si è fatto perfino presso sedi istituzionali nazionali e sovranazionali in un’opera di lobbying mirata alla prevenzione di legislazioni atte a contrastare i fenomeno delle derive settarie.
Dall’altra parte abbiamo la schiavitù e lo sfruttamento delle vittime e delle loro famiglie e gli studiosi critici osteggiati, diffamati e perfino spesso minacciati. Ecco, in questa guerra che lei ignora, il suo articolo, encomiabile nelle intenzioni, rischia di costituire un inconsapevole ma valido supporto al fronte degli apologeti dei culti. Vede Lucarelli, anche se fanno molto più cool, le difese pregiudiziali non sono più sofisticate e meno rischiose delle accuse pregiudiziali, perché, pur supponendo la buona fede, si situano in una logica che teoricamente dovrebbe proteggere i gruppi spirituali innocui ma che risulta utile solo a quelli criminali.
La saluto
LUIGI CORVAGLIA
Gentile Corvaglia, davvero non era mia intenzione “difendere l’indifendibile”, bensì chi non ha avuto ancora l’opportunità di difendersi, di chi, anche nel caso fosse estraneo all’accusa, non si scollerà più di dosso il sospetto più infamante di tutti: quello della pedofilia. Degli abusi sui minori. È questo, dell’indagine, l’aspetto che mi preoccupa di più, proprio perché so che è una strada da cui non si torna più indietro: se sei stato chi abusava di minori per i media, non c’è sapone che tolga l’alone. Riguardo il resto, ovvero l’esistenza di derive settarie di natura new age, ho motivo di credere che lei abbia ragione e sono io stessa stupita della leggerezza con cui in sedi fin troppo istituzionali o tra colleghi si lasci spazio (e credibilità) a divulgatori di fuffa. Una fuffa pericolosissima.