Scuola La distinzione tra buoni e cattivi che non fa bene a nessuno
GENTILISSIMA REDAZIONE,
la scuola vive spesso condizioni paradossali. Ecco la semplificazione attuata: 1. sbagli un’inezia nel compilare la domanda al pc? Non puoi connetterti perché il sito del Miur non riesce a sopportare 1 milione di accessi? Hai investito la vita per formarti e studiare? Via! 2. Sei una persona che per anni ha usato la scuola come puro stipendificio, fregandosene di colleghi e soprattutto dei ragazzi, senza mai aggiornarsi? Sei studente a metà corso di studi, senza titolo? Prego, benvenuto! Il ministro (ex precaria? Suvvia!) sbandiera la “rivoluzione” priva del necessario: idee chiare, mezzi e buonsenso nell'ascoltar voci critiche. In più, i sindacati non si oppongono: accettano. Perché? Si prospetta nella scuola un horror mai visto. L'eredità di una pessima situazione non è scusa per rovinar la vita ancor più al sistema scuola e ai martiri che, comunque, ancora lo sostengono.
GABRIELE ANDREOTTI
GENTILE GABRIELE, non mi stancherò mai di dirlo (tanto che a volte mi sembra di essere molto ripetitiva): la scuola è un ambito così fondamentale e soprattutto che ingloba così tanti interessi, da portarci tutti a credere che quel problema che ci tocca direttamente sia il più importante. Come se non esistessero centinaia di altre questioni che toccano milioni di persone legate all’istruzione. I docenti, gli alunni, il personale, i genitori, i ministri, i costruttori di banchi, gli autisti degli scuolabus, i supplenti, i precari, i laureandi, e i negozi di grembiuli, i datori di lavoro, il Pil, coloro che scelgono l’insegnamento come alternativa... Insomma: come è possibile immaginare che tutto questo enorme sistema, sul quale spesso si vincono e perdono le elezioni, si regga su quel semplicistico dualismo di cui parla nella sua lettera? Davvero ci sono solo martiri e approfittatori? Davvero i meritevoli sono sempre penalizzati e i cattivi vanno sempre avanti? Non credo. Da anni i sindacati e le associazioni di categoria si fanno portavoce delle singole istanze e fa bene a chiedersi quali siano i motivi dietro le loro scelte. Certo, nel delicato momento storico in cui siamo, la collaborazione è tutto, ma ci sarà tempo per approfondire. E magari per chiedere, più che in base a cosa si prendano le piccole decisioni in emergenza, quale sia l’idea di scuola che si vuole portare avanti, senza slogan.
VIRGINIA DELLA SALA