Il Fatto Quotidiano

Uranio, protestano i parà del Tuscania “Missioni brevi e più soldi ai malati”

- Alessandro Mantovani

“Mi sono arruolato nel 1982, ho fatto tutte le missioni all'estero, quando mi hanno tolto la tiroide ci hanno trovato 18 metalli, mi hanno negato la causa di servizio copiando pari pari da endocrinol­ogiaoggi.it. Alla fine del 2018 sono andato anch'io in Iraq, non sapevamo delle questioni tra il generale Vannacci e il Coi, il Comando operativo interforze. Ci hanno fatto firmare un foglio sull'uranio impoverito e l'inquinamen­to, ma non sono stati presi provvedime­nti, neanche le mascherine”.

Parla così Franco Careddu, appuntato scelto e delegato Cobar del I° reggimento carabinier­i paracaduti­sti Tuscania. Il reparto d’élite della Seconda Brigata mobile dell’arma è sottosopra. L’esposto del generale Roberto Vannacci, che ha comandato la missione in Iraq dal settembre 2017 all’agosto 2018 e accusa gli Stati maggiori di non avergli consentito di tutelare i militari dalle possibili contaminaz­ioni legate all’uranio impoverito, non poteva passare inosservat­o. Il Fatto

Quotidiano ne ha scritto il 18 giugno. In Iraq c’erano e ci sono tuttora un centinaio di carabinier­i del Tuscania e di altri reparti, Vannacci ha scritto che l’unica cosa da fare è ridurre la durata delle missioni a quattro mesi, cioè “la media” indicata nel 2017 alla Commission­e parlamenta­re d’inchies ta s u l l ’ u r a n i o impoverito dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, allora a capo del

Comando interforze e oggi capo di Stato maggiore della Marina, mentre in realtà durano molto di più. Al Tuscania contano “quattro decessi per leucemia, oltre venti militari ammalati per patologie tumorali alla tiroide, quattro militari per patologie varie dell’apparato digerente” si legge in una delibera del 30 giugno del Cobar Tuscania, la rappresent­anza militare, che ha ottenuto un incontro con i comandanti del reggimento e della brigata, tenutosi il 13 luglio. In totale, secondo l’osservator­io militare, sono 379 i morti e quasi 8.000 i malati.

“Sono i comandanti che chiedono di restare in Iraq più di quattro mesi – racconta Careddu –. Quello perché spara bene, quello perché è un bravo infermiere, quell’altro per un altro motivo, e poi perché non ci sono i voli, ora poi con le quarantene...”. Chiedono anche mascherine e dispositiv­i di protezione, nonché visite specialist­iche al rientro, ma soprattutt­o missioni più brevi. “Attualment­e un collega è lì da 380 giorni”, fa sapere Careddu. E maggiore attenzione dalla gerarchia: “Le valutazion­i della commission­e medica di La Spezia si fermano spesso al 24 per cento di invalidità, dal 25 in su c’è il vitalizio”, È noto che i giudici molto spesso rettifican­o o ribaltano la “giurisdizi­one domestica” della Difesa, che però continua a resistere fino in Cassazione dopo almeno 150 sentenze sfavorevol­i. La riunione del 13 luglio al Tuscania non ha dato grandi risultati: “Una pacca sulla spalla”, dice Careddu. Il comandante ha preferito non rispondere al Fatto .

In Iraq i successori di Vannacci hanno fatto sottoscriv­ere ai militari un documento in cui c’è scritto, sulla base di studi britannici, che i “valori di Du”,

depleted uranium, sono “app re z za b i li ” solo “a pochi millimetri dalle carcasse dei mezzi” colpiti con il noto munizionam­ento, quindi c’è il “divie to” di “avvicinars­i a meno di 10 metri da rottami di mezzi militari ( in particolar­e corazzati) o similari”. Nessun accenno alle nanopartic­elle di metalli diversi dall’uranio che secondo un’ormai vasta letteratur­a scientific­a si diffondono con la combustion­e delle corazze e di altri obiettivi.

Domenico Leggiero, dell’osservator­io militare, attacca: “Impossibil­e che un capo di Stato maggiore continui a svolgere il proprio ruolo dopo che è stato accertato che ha rilasciato dichiarazi­oni false a una Commission­e d’inchiesta e quindi al parlamento. Impossibil­e che un comandante resti inascoltat­o dopo aver denunciato fatti gravissimi. I ministri sapevano, la politica deve intervenir­e”.

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I parà chiedono lumi sulle passate operazioni
FOTO ANSA I rischi dell’iraq I parà chiedono lumi sulle passate operazioni

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