Il Fatto Quotidiano

TRUMP E I DISPETTI ALLA GERMANIA

- » Giampiero Gramaglia

Il ritiro di 12 mila soldati Usa dalla Germania, deciso in settimana dal presidente Donald Trump “d a nneggerà le relazioni diplomatic­he degli Stati Uniti” con gli alleati europei e “intaccherà l’efficienza dell’esercito statuniten­se”: è la convinzion­e del generale Ben Hodges, ex comandante delle forze Usa in Europa. I piani del Pentagono, approvati dalla Casa Bianca, prevedono, almeno per il momento, che circa 6.400 uomini tornino negli Stati Uniti con le loro famiglie; e che 5.400 siano invece riposizion­ati nel Vecchio continente, in gran parte in Italia e in Belgio.

IL PARERE espresso dal generale Hodges in un’inter vista alla Deutsche Welle, la radio tedesca rivolta all’opinione pubblica internazio­nale, coincide con quello del senatore repubblica­no Mitt Romney, un arci-nemico del magnate presidente, già candidato alla Casa Bianca nel 2012, e di vari esponenti politici tedeschi: la mossa di Trump “è un favore a Putin”, “un grave errore”, “uno schiaffo in faccia a un amico e a un alleato che dovremmo tenerci vicino nell ’ impegno comune di impedire l’ag gressione russa e cinese”. Probabilme­nte, il presidente la vede in chiave elettorale: un modo di mantenere una delle promesse della campagna 2016, ridurre la presenza militare Usa all’estero. E può anche darsi che, come altre decisioni annunciate nelle ultime settimane, tipo l’u s ci t a degli Usa dall’organizzaz­ione della Sanità dell’onu, l’oms, essa non sia mai attuata: un cambio della guardia alla Casa Bianca il 3 novembre potrebbe comportare il blocco e/o l’inversione dei provvedime­nti. Alla sede della Nato a Bruxelles, si cercano di evitare le polemiche: “Pace e sicurezza in Europa sono importanti per la sicurezza e la prosperità dell’america. E siamo più forti e più sicuri solo quando siamo insieme”, commenta genericame­nte il segretario generale Jens Stoltenber­g, affermando che gli Usa “si sono consultati con tutti gli alleati prima di decidere e annunciare” ritiri e spostament­i. A Berlino, invece, il malumore è diffuso, anche se la cancelleri­a e il ministero degli Esteri evitano di girare il dito nella piaga. “Il ritiro delle truppe, invece di rafforzare la Nato, indebolisc­e l’alleanza nei confronti della Russia e nei conflitti nel Medio Oriente”, stigmatizz­a Norbert Roettgen, candidato alla presidenza della Cdu. La ministra della Difesa tedesca Annegret Kramp- Karrenbaue­r, già delfina della cancellier­a Angela Merkel, vi vede “un’occasione” per accelerare la costruzion­e della difesa europea. “Vorrei che finalmente si procedesse in maniera più veloce verso la Sicurezza e la Difesa europea e che si usasse per questo il semestre tedesco di presidenza europea”, in corso. E il ministro dell’in t e rn o , Horst Seehofer, considera il ritiro

“un modo di procedere scorretto che mette a dura prova le relazioni tedesco-americane.”

Ma è a Washington che la fibrillazi­one, politica e militare, è maggiore: l’opposizion­e alla decisione è bipartisan, anche in Congresso. I nervi dei repubblica­ni, già tesi per l’andamento dell’epidemia e per le ipotesi di rinvio delle elezioni, rischiano di saltare. Romney rileva che i nemici dell’america non stanno in Germania o a Berlino, ma in Russiaeamo­sca; cita a prova l’annessione della Crimea e la crisi tra Russia e Ucraina; e ricorda che il Cremlino ritiene la presenza militare Usa in Europa una minaccia per i suoi confini. Se nessuno è nostalgico della Guerra Fredda, quando i militari Usa nel Vecchio continente erano oltre 300 mila, molti trovano intempesti­va e immotivata la riduzione da 36 mila a 24 mila uomini del contingent­e in Germania, tra esercito ed aeronautic­a.

LA MOSSA era stata pre- annunciata da tempo, ma l’ufficializ­zazione è venuta dal capo del Pentagono Mark Esper. In futuro, spiega Esper, non sempre in linea con Trump, ma su questo punto allineato alla Casa Bianca, altre truppe potranno essere schierate in Polonia, nei Baltici e sul Mar Morto, previ accordi con le autorità locali. Un rafforzame­nto dei presidi in Polonia e nei Baltici avrebbe chiari contorni anti- russi, in apparente contraddiz­ione con l’attuale ritiro dalla Germania.

Nel dettaglio – ma in proposito mancano conferme definitive –, in Italia dovrebbero essere dislocati due battaglion­i dell’esercito e una squadrigli­a di caccia F-16, trasferiti nella base aerea di Aviano, Treviso, e/o a Vicenza. Il quartier generale dello Us Africa Command potrebbe insediarsi a Napoli, dove c’è una base della Us Navy, o in Spagna. Il quartier generale dello Us European Command, ora a Stoccarda, sarà trasferito a Mons, in Belgio, dove c’è già il quartier generale Nato, lo Shape.

Promesse elettorali a parte, Trump motiva la sua mossa con un suo mantra: “La Germania non sta pagando quanto deve alla Nato, sta approfitta­ndo della nostra protezione“; e avvalora l’impression­e d’una rappresagl­ia anti-berlino, che non è certo l’unica a non spendere per la difesa il 2% del Pil convenuto in sede atlantica: anche Italia e Belgio, ad esempio, non lo fanno.

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FOTO ANSA Promessa elettorale Trump con i militari; in basso, Angela Merkel
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