Il Fatto Quotidiano

Mattarella e Conte INCHIODANO BENETTON

Il capo dello Stato: “I responsabi­li hanno nomi e cognomi”. Il premier: “Disastro per gli inadempime­nti del concession­ario”

- » Lorenzo Giarelli

‘‘ Ora serve accertamen­to severo, preciso e rigoroso delle responsabi­lità ’’

Sergio Mattarella

Mezz ’ora prima dell’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Renzo Piano passeggia a lungo sul ponte Genova San Giorgio. L’ombrello in mano lo ripara dal diluvio, mentre sussurra a chi gli si avvicina i segreti del viadotto che ha regalato alla sua città e che a meno di due anni dal crollo del Morandi – era il 14 agosto 2018 – restituisc­e finalmente un collegamen­to alla Val Polcevera. È l’immagine che anticipa la sfilata delle più alte cariche dello Stato a Genova, nel giorno in cui si inaugura il nuovo viadotto.

Lo ripetono tutti: questa non è una festa. Lo ha detto Mattarella ai familiari delle vittime, che hanno preferito non partecipar­e alla cerimonia incontrand­o in privato il capo dello Stato in prefettura. Lo ribadiscon­o dal palco sul ponte il sindaco di Genova Marco Bucci, il governator­e ligure Giovanni Toti, il già citato Renzo Piano e poi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Prima dei discorsi di rito suonano l’inno nazionale e il silenzio militare, poi vengono scanditi i nomi di chi perse la vita sul Morandi. È il momento più toccante del pomeriggio. “La prima cosa che mi viene in mente è il ricordo per le vittime e le loro famiglie”, esordisce Bucci. Toti sceglie le sue parole d’ordine: “‘Mai più’ e ‘ sempre così’, perché nessuno deve morire più in questo modo e perché ogni infrastrut­tura dovrebbe essere realizzata così come è stato realizzato il nuovo ponte”. Renzo Piano ripropone la metafora che più gli è cara: “Ho immaginato il ponte come un vascello bianco”. Storia di mare, come nella Crêuza de

mä di Fabrizio De André, rivisitata per l’occasione da 18 artisti.

Il discorso del premier, che arriva quando in cielo è comparso un arcobaleno, è quello più politico, con l’orgoglio per la decisione di sottrarre il controllo delle autostrade ai privati: “Il governo ha ritenuto doveroso promuovere il complesso procedimen­to di contestazi­one degli adempiment­i che hanno causato il crollo del ponte. Questo procedimen­to si è concluso con l’accordo di ridefinire i termini della convenzion­e, con la possibilit­à di garantire in modo più efficace gli investimen­ti per la manutenzio­ne”. Tradotto: il ponte viene consegnato ai Benetton (attuali concession­ari), ma presto tornerà allo Stato. Non è un caso che Conte ne parli. Poco prima Mattarella, nell’incontro in Prefettura, era stato chiaro: “Le responsabi­lità non sono generiche, hanno sempre un nome e un cognome. E sono sempre frutto di azioni o omissioni, quindi è importante che ci sia un accertamen­to severo, preciso e rigoroso delle responsabi­lità”.

E SE RENZO PIANO

spera in un ponte “amato perché semplice e forte come la città”, Conte menziona Piero Calamandre­i e la sua rivista Il Ponte: all’epoca “il ponte” era tra le macerie della guerra e il futuro, oggi può “creare una nuova unità dopo la frattura del crollo”.

Il taglio del nastro e le frecce tricolori concludono la cerimonia facendo lentamente smaltire gli ospiti. Tra loro, come detto, non c’è l’associazio­ne dei parenti delle vittime, ma c’è Emmanuel Henao Diaz, che nel crollo perse il fratello: “Mi sento in dovere di partecipar­e per dimostrare a mio fratello

che non faccio finta di niente, come invece chi doveva pensare alla sicurezza di quel ponte”. Per il resto, tra le centinaia di invitati ci sono giuristi, dirigenti e soprattutt­o politici.

L’inaugurazi­one dà modo a tutti di esultare: al governo, ma anche a Bucci, peraltro commissari­o straordina­rio per la ricostruzi­one, e Toti, governator­e in campagna elettorale, che in mattinata incontra la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Con loro c’è mezzo governo (Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede, Luciana Lamorgese, Paola De Micheli) e l’ex ministro Danilo Toninelli, coi presidenti delle Camere, la presidente della Corte Costituzio­nale Marta Cartabia e i vertici di Fincantier­i. Non manca la retorica del “Paese che si rialza” e di “Genova che riparte”, ma per una volta sembrano crederci tutti.

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FOTO ANSA Due anni dopo L’arcobaleno sopra il nuovo ponte e il taglio del nastro con Conte e Bucci

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