• Emiliani Le stragi alla Vespa
Fra i cronisti presenti alla Stazione di Bologna in quel terribile 2 agosto 1980 si fa presto strada l’ipotesi di una bomba. Lo squarcio è enorme, i morti si contano ormai a decine, i feriti non si contano nemmeno. Per me è un luogo familiare: una delle mie primissime inchieste a fine anni 50 riguardava proprio la CAMST, la coop “rossa” che gestiva i ristoranti dove mi fermavo spesso. Telefono agli inviati delmessaggero (che dirigo da gennaio) e mi confermano l’ipotesi di una bomba ad alto potenziale, una orribile strage probabilmente “nera”. Ma l’inviato del telegiornale più visto dagli italiani, il Tg1, Bruno Vespa, non si rassegna, continua a battere la pista dello “scoppio delle caldaie” del ristorante confinante con la sala d’aspetto dello squarcio. Insiste, ufficialmente, fino al Tg1 delle 20. Poi cede, vinto.
Una ufficialità a prova di bomba. Ma Bruno Vespa è fatto così. Una decina di anni prima aveva annunciato sicuro al Tg1: “Il colpevole della strage di piazza Fontana a Milano è l’anarchico, Pietro Valpreda”. Era invece la falsa pista anarchica basata sulla incerta testimonianza del tassista Rolandi. Pista mai accettata dal Giorno, dall’ Espresso, dalla Stampa. Nel 2019 i documenti su piazza Fontana finalmente desecretati l’hanno attribuita non alla Questura di Milano, bensì in modo chiaro e diretto a Umberto Federico D’amato, direttore degli Affari Riservati, e a Silvano Russomanno del Sisde, volati a Milano. Attesi dal questore Marcello Guida. Non dal commissario Luigi Calabresi estromesso da tutto, anche dagli interrogatori di Giuseppe Pinelli. Lotta Continua non capì nulla. Lo rivela Paolo Brogi nel bel libro Pinelli, l’innocente che cadde giù uscito pochi mesi fa da Castelvecchi. Da leggere con molta attenzione.