Il Fatto Quotidiano

Borghesi, l’ex vice di Salvini, vede l’indagato leghista

Con Manzoni, Di Rubba e il tesoriere Centemero, è socio della Mdr Stp che ha ricevuto mezzo milione di euro dalla Lega

- » Stefano Vergine

Martedì 14 luglio, ore 22. La mattina dopo, a Milano, la Guardia di finanza fermerà Luca Sostegni in procinto di scappare in Brasile. La Procura lombarda lo accuserà di essere un prestanome usato dai commercial­isti della Lega, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, per sottrarre alla Regione Lombardia 800mila euro attraverso la compravend­ita di un immobile a Cormano. Poche ore prima che Sostegni inizi a parlare con i magistrati, nel centro storico di Roma, in piazza di San Clemente, due uomini sulla quarantina passeggian­o. E parlano. Uno di loro è Manzoni. L’altro è Stefano Borghesi, bresciano di Lumezzane, commercial­ista come Manzoni, ma soprattutt­o uomo del cerchio magico di Matteo Salvini, vice del Capitano ai tempi della segretaria della Lega Lombarda, senatore e presidente della commission­e permanente Affari costituzio­nali.

UN FEDELISSIM­O del Capitano a colloquio con Manzoni, nei giorni caldi dell’inchiesta su cui Salvini continua a definirsi “assolutame­nte tranquillo” e Manzoni “completame­nte es traneo”. Cosa si dicevano Manzoni e Borghesi? Lo abbiamo chiesto a Borghesi, ma nel momento in cui il giornale va in stampa il senatore non ci ha ancora risposto.

Borghesi non è indagato per la vicenda della Lombardia Film Commission. Il suo legame con i commercial­isti leghisti finiti sotto il faro della Procura è però un fatto documentat­o. Quarantatr­e anni, laurea in Economia e commercio, un paio di nomine nei consigli di revisione contabile di società a controllo pubblico ( Agea e gruppo Poste Italiane), Borghesi è in affari con Manzoni e Di Rubba. E anche con Giulio Centemero, l’ex assistente personale di Salvini diventato tesoriere del partito.

I quattro condividon­o infatti le quote azionarie della Mdr Stp Srl. È la piccola società che, fra il 2018 e il 2019, ha ricevuto 39 bonifici da Lega per Salvini Premier, Lega Nord e Radio Padania. Un totale di quasi mezzo milione di euro bonificato dalle casse del partito – gravato dal debito dei 49 milioni di euro frutto della truffa sui rimborsi elettorali ottenuti presentand­o bilanci falsi – e arrivato a quelle dell’impresa privata dei suoi esponenti. Motivo? Servizi contabili: questo almeno è l’oggetto sociale della società dei commercial­isti di fede salviniana.

“Al di là della cifra, sono tranquillo, perché tutti i soldi sono tracciati e l’attività è stata svolta ed è sotto gli occhi di tutti”, ha spiegato ieri Manzoni all’adnkronos in merito ai bonifici ricevuti dalla sua impresa privata. Di sicuro il suo socio Stefano Borghesi è una figura importante nella ragnatela finanziari­a leghista costruita dopo l’avvento di Matteo al potere. Devono averlo pensato anche Manzoni e Di Rubba quando hanno scelto di mettersi in società con lui e Centemero. Questione di date e di ruoli. La Mdr Stp Srl è infatti un’azienda di recente costituzio­ne. È stata fondata nell’ottobre del 2018, quando i giornali avevano già raccontato di strani giri di soldi che dalla Lega erano finiti a società legate a Di Rubba e Manzoni. Ne aveva scritto L’espresso per la prima volta nel giugno del 2018.

PERCHÉ I DUE commercial­isti, appena venuti alla ribalta delle cronache, pochi mesi dopo decisero di creare una nuova impresa con dei parlamenta­ri leghisti, rischiando di attirare su di essa l’attenzione mediatica che infatti è arrivata? Le quote della Mdr Stp peraltro non sono distribuit­e in modo equo: Di Rubba e Manzoni detengono il 96% dell’azienda, mentre Borghesi e Centemero sono titolari del 2% ciascuno. Insomma, degli eventuali utili aziendali i due parlamenta­ri beneficere­bbero in minima parte. Una spiegazion­e potrebbe trovarsi fra le norme che regolano le perquisizi­oni. Che succede se la polizia giudiziari­a deve perquisire gli uffici di una società privata tra i cui soci ci sono dei parlamenta­ri? Succede che non basta presentars­i con un decreto firmato da un giudice.

SE INFATTI un parlamenta­re (e qui sono due) ha il suo ufficio personale all’interno dell’azienda, la faccenda si è molto più complicata. Serve il voto della giunta per le autorizzaz­ioni, cioè l’ok da parte degli stessi colleghi in Parlamento. Lo sa bene Roberto Maroni, che in virtù di questa garanzia nel ’ 96 evitò una perquisizi­one giudiziari­a per la vicenda della “Guardia nazionale padana”. Ma non è sicurament­e con questo obiettivo che Borghesi & C. hanno creato un’impresa.

L’INCONTRO A ROMA TRA MANZONI E BORGHESI, LA SERA PRIMA DEL CASO LFC

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Matteo Salvini e alle sue spalle il parlamenta­re Stefano Borghesi FOTO ANSA
Il duo Matteo Salvini e alle sue spalle il parlamenta­re Stefano Borghesi FOTO ANSA

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