Il Fatto Quotidiano

Sport (e Malagò): i duri 5S contro il loro Spadafora

- LUCA DE CAROLIS E LORENZO VENDEMIALE

Non è più solo una riforma: un po’ pasticciat­a, per certi versi deludente. Adesso è un caso politico dentro il M5S. Il nuovo testo sullo Sport preparato dal ministro Vincenzo Spadafora viene fermato dal direttivo 5 Stelle, che punta a rinviare l’approvazio­ne in Consiglio dei ministri. Dicono che anche Luigi Di Maio si sia smarcato da un testo che per una parte del M5S ha tradito il suo spirito, indigeribi­le dopo i sospetti di ingerenze da parte del Coni. Così rischia di saltare la riforma. E con questa il ministro, che in giornata minaccia le dimissioni. “Ma lo ha già detto tante volte”, ringhiano fonti grilline.

LE STESSECHE indicano la miccia della scontro in una mossa di Spadafora, che nel fine settimana avrebbe mandato un nuovo testo al Dipartimen­to affari giuridici e legislativ­i di Palazzo Chigi, senza passare per i partiti. Ma già l’ultimo vertice di maggioranz­a era stato difficile, con il senatore Emanuele Dessì che aveva lasciato il tavolo. Giorni prima in un’altra riunione era sbottato: “Questa non è una mediazione ma una capitolazi­one”. La situazione è precipitat­a dopo che un articolo del Fatto ha rivelato una bozza in cui il gabinetto del ministro ha lasciato traccia di tutti i suggerimen­ti ricevuti da Malagò. Ieri mattina allora arriva il confronto tra i parlamenta­ri che seguono lo sport, Crimi e Bonafede. E si decide per lo stop. Alla base, innanzitut­to il ruolo del Comitato olimpico e del suo capo, che la delega approvata dal governo gialloverd­e voleva ridimensio­nare e invece adesso è di nuovo centrale. Niente taglio del limite dei mandati (si sono opposti Pd e renziani), Malagò può ricandidar­si; niente incompatib­ilità con la Fondazione Milano-cortina. Non è un caso che insieme alla lettera del direttivo, al ministro sia arrivato anche un altro documento con richieste del M5S, quasi tutte in chiave anti Coni e pro Sport e Salute, la partecipat­a governativ­a che esce ridimensio­nata dal nuovo dipartimen­to del governo. Condizioni inaccettab­ili per Spadafora: una delega approvata con la Lega e scritta col Pd doveva essere oggetto di compromess­o, fanno notare i suoi. E chi oggi la blocca rischia di buttare un anno di lavoro. Sullo sfondo poi c’è sempre il comitato internazio­nale del Cio, che ha già minacciato di sospendere l’italia e sollecita il testo. Grazie alle proroghe Covid si può arrivare a novembre. Ma il ministro vuole chiudere prima dell’estate, e potrebbe legare il suo destino politico alla riforma. La sua uscita provochere­bbe subito quel rimpasto che il premier Conte non vuole: almeno non ora, prima delle Regionali. E Spadafora lo sa.

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