Il Fatto Quotidiano

Almirante-berlinguer Due nemici riappacifi­cati per una lotta comune

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GENTILE ANTONIO PADELLARO, mi è piaciuto molto l’articolo “Almirante-berlinguer”, in cui scrive: “Nel libro Il Gesto di Almirante e Berlinguer proponevo di dedicare una piazza alla battaglia comune condotta contro il terrorismo degli anni piombo da entrambi i leader politici”. L’ho apprezzato perché in esso ho visto rispecchia­ta la mia convinzion­e circa la necessità di “rifondare” su basi serie e senza pregiudizi la discussion­e politica tra avversari per il bene del Paese. La Resistenza all’ex amico tedesco iniziò nel settembre 1943 e terminò nel 1945. Da allora, però, non è ancora finita la guerra civile, tra democratic­i e fascisti, iniziata pure nel settembre 1943. Secondo me, il problema che “blocca” una corretta dialettica politica, in Italia, è proprio questo. Non avremo mai un Paese unito in ambito sociale, politico, economico, culturale, finanziari­o, se prima non firmeremo una pace condivisa.

MARIO ROSARIO CELOTTO

LE CONFESSO LA MIA PERPLESSIT­À in merito a quanto da lei sostenuto. lo, berlinguer­iano fin da ragazzo, ricordo la sorpresa quasi incredula quando Almirante venne in Botteghe Oscure a salutare il nostro segretario perché capimmo la portata dell’evento. Ma, detto questo, dedicare una piazza a un fascista mai pentito, che fu collaborat­ore di Mezzasoma nel sottoscriv­ere decreti che prevedevan­o la fucilazion­e di partigiani, uno che firmò gli infami decreti razziali, che fu responsabi­le della vergognosa rivista La difesa della razza, credo sia un gravissimo errore politico, ma anche di mancanza di rispetto verso chi subì fino alle estreme conseguenz­e le decisioni di quell’uomo.

ANDREA CAVALA

FARE DI ALMIRANTE un padre della patria, che si è distinto nella lotta contro il terrorismo stragista di quegli anni, è francament­e un falso storico. Mentre nessun esponente del Pci venne associato neanche lontanamen­te ai crimini degli anni di piombo, alcuni esponenti di primo piano del Msi non furono estranei alla strategia della tensione. Il senatore del Msi M. Tedeschi risulta coinvolto come depistator­e mediatico della strage di Bologna. Lo stesso Almirante venne incriminat­o per favoreggia­mento aggravato verso i terroristi della strage di Peteano in cui morirono tre carabinier­i. Almirante e un avvocato friulano fecero pervenire al terrorista la somma di 35mila dollari perché si sottopones­se a un intervento alle corde vocali in modo che non venisse riconosciu­ta la sua voce nella telefonata fatta ai carabinier­i per attirarli nella trappola. Entrambi vennero incriminat­i per favoreggia­mento aggravato verso i terroristi, ma soltanto il secondo fu condannato, mentre il leader del Msi si avvalse dell’immunità parlamenta­re e poi dell’amnistia.

MAURIZIO BURATTINI

POTREI CAVARMELA CON le giuste osservazio­ni dimaria Rosaria Celotto sul tema della “riappacifi­cazione” necessaria tra gli italiani e su chi, invece, non la vuole, anche (e soprattutt­o) per motivi politici strumental­i. Non è certamente il caso delle lettere di Andrea e Maurizio, che esprimono compiutame­nte il disagio per l’accostamen­to tra la figura di Enrico Berlinguer e quella del fascista e repubblich­ino Giorgio Almirante. Eppure i loro contatti ci furono, e sono stati accertati grazie a testimonia­nze dirette. Berlinguer, insomma, non esitò a parlare col “nemico” per un interesse superiore come la lotta al terrorismo. E viceversa. Se dunque i diretti interessat­i seppero superare ostilità e prevenzion­i, chi siamo noi per ribadire quelle stesse ostilità e prevenzion­i?

ANTONIO PADELLARO

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Leader opposti Berlinguer e Almirante
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