Il nuovo Csm: doppio turno e parità di genere
La riforma del Csm approderà al prossimo Consiglio dei Ministri. Sono previsti 19 collegi e 2 turni di votazione. Al primo turno si possono esprimere fino a 4 preferenze – alternando candidati di genere diverso – e, per ogni collegio, almeno 10 candidature suddivise equamente per genere. Se il numero è inferiore, o non è rispettata la parità, si procede al sorteggio delle candidature mancanti. Passa al primo turno chi ottiene il 65% dei voti, altrimenti si va al ballottaggio tra i 4 candidati – anch’essi suddivisi per genere – più votati.
Il numero dei consiglieri torna a 30. Venti togati e 10 laici che non potranno essere scelti tra chi, negli ultimi due anni, è stato al Governo, anche di una Regione. Sorteggio annuale per i componenti delle Commissioni. Chi è membro del Disciplinare non potrà far parte delle Commissioni che si occupano di nomine, valutazioni di professionalità e trasferimento d’ufficio per incompatibilità dei magistrati. Per combattere la degenerazione correntizia sarà vietato costituire gruppi all’interno del Csm. Le nomine avverranno secondo le esigenze di copertura degli uffici – per evitare quelle “a pacchetto” – con obbligo di audizione dei candidati e la raccolta dei pareri di avvocatura, magistrati e dirigenti amministrativi degli uffici di provenienza. Gli ex consiglieri non potranno candidarsi a incarichi direttivi per 4 anni (i fuori ruolo per 2). Chi entra in politica non potrà più indossare la toga – sarà inquadrato al ministero della Giustizia o altri ministeri – e chi non viene eletto sarà assegnato a una regione diversa da quella in cui s'è candidato e non con funzioni inquirenti.