• Caporale Addio a Santelli
La questione è così intima, ma anche così pubblica. Perché della malattia di Jole Santelli tutta la Calabria sapeva al punto che i giudizi (o le illazioni) sul decorso, sulla capacità di concludere il mandato e anche sull’effetto elettorale che la sua condizione avrebbe autorizzato a preventivare, il carico emotivo imposto da una candidatura di una donna, per di più in lotta contro il cancro, si sprecavano. In Italia non siamo abituati a valutare ciò che invece negli Usa è prassi consolidata. La stampa si occupa della salute di chi ricopre ruoli di rilievo e la salute, come anche l’età, sono elementi scriminanti che agevolano o fermano la corsa. Talmente lontani da quel mondo che la questione, da noi si deposita nel passaparola, nel pettegolezzo malevolo o compassionevole.
Quando intervistai la Santelli, seduti su una panchina del corso principale di Cosenza, la sua città, le chiesi conto. Mi rispose – interrompendosi per i colpi di tosse e il fiato che già purtroppo mancava – con decisa, appassionata sicurezza: il suo oncologo le aveva dato l’ok. Tanto bastò per cambiare discorso. Eppure, forse, quel discorso da domani dovrebbe esserci più presente, perché attiene non solo alla legittimità di una scelta personale, ma alla tutela del valore collettivo dell’ufficio pubblico.