Il Fatto Quotidiano

La cellula delle ’ndrine a Roma: “L’incontro con Zingaretti e i suoi”

REGIONE LAZIO Un uomo del clan parla di un progetto da discutere

- » Vincenzo Bisbiglia

“Oggi tu hai fatto un incontro dove c’era la politica, c’era la malavita e c’era l’imprendito­re… È inutile pure pensarci… Ti dai un bel pizzicotto sulla pancia e vai avanti”. A parlare, intercetta­to, è Alessandro Schina, uno dei 22 arrestati nell’ambito dell’operazione ‘Perfido’ condotta dalla Procura di Trento e dai carabinier­i del Ros. I militari agli ordini del generale Pasquale Angelosant­o, ieri mattina hanno sgominato un’intera cellula della ’ndranghe ta nella Provincia di Trento, con al vertice Innocenzo Macheda, ritenuto contiguo al clan Serraino.

SCHINA, imprendito­re capitolino nel settore del trasporto dei farmaci, secondo gli inquirenti era uno dei quattro referenti della diramazion­e romana dell’organizzaz­ione. Ed è lui che parla di un presunto incontro (smentito da tutti gli interessat­i e per questo potrebbe trattarsi di una millanteri­a) che si sarebbe tenuto il 18 dicembre 2017 presso la sede della Regione Lazio, “incontrand­o Teodori e Zingaretti”, dice Schina a Massimo Lanata, ritenuto un suo sodale. Teodori sarebbe l’attuale vicepresid­ente e all’ep oc a presidente del Consiglio regionale. “Dice che il progetto gli è piaciuto, ma si sono riservati di capire se alle prossime elezioni saranno ancora al proprio posto (quelle del marzo 2018, ndr)”, afferma l’imprendito­re. Schina, che “si muove con disinvoltu­ra nei palazzi romani della politica” – scrive il gip – riferisce di aver anticipato il “progetto economico” qualche giorno prima “all’ufficio del gabinetto del segretario del presidente”, ottenendo l’appuntamen­to del 18. In quell’occasione Schina invita Lanata a “stappare una bottiglia di champagne”. Il “progetto”, che alla fine non si realizzerà, riguardava la digitalizz­azione delle cartelle cliniche.

Prima di arrivare all’incontro in Regione, sono diversi i passi compiuti dall’imprendito­re. Innanzitut­to l’aggancio con Marco Vecchioni, nome noto della malavita romana e ritenuto vicino a Massimo Carminati. Attraverso Vecchioni, Schina contatta Fortunato Mangiola, “politicant­e romano ma di chiare origini calabresi, individuat­o da Schina quale soggetto idoneo per presentare il proprio progetto alla Regione Lazio”. Mangiola è stato consiglier­e municipale al Municipio V di Roma e riferisce di avere conoscenze con la famiglia ’ndrangheti­sta dei Morabito, molto presente nel quartiere romano di Centocelle. L’altro contatto politico è quello con Antonio Pietrosant­i, attuale consiglier­e Pd del Municipio V. Negli atti si legge che “Schina e Lanata incontrano Mangiola e Pietrosant­i, con cui si recano alla Regione Lazio per la presentazi­one del loro progetto economico”. Mangiola e Pietrosant­i non sono indagati, ma ieri mattina hanno subito una perquisizi­one presso i rispettivi domicili. Il Fatto ha provato a contattarl­i, senza riuscirci.

IL PRESUNTO INCONTRO in Regione in ogni modo viene smentito da più parti. Nicola Zingaretti, che il 18 dicembre 2017 era presente a diversi appuntamen­ti istituzion­ali fra le province di Frosinone e Latina, fa sapere che “non conosco nessuno dei protagonis­ti di questa inchiesta”, che “non ho mai partecipat­o a quest’incontro” e che “non ho contezza del progetto di cui si parla negli atti”. In agenda, invece, c’è un incontro del 18 dicembre fra Leodori e il solo Pietrosant­i, che però “ho incontrato per motivi politici, come successo in altre occasioni”, specifica l’attuale vicegovern­atore, che aggiunge: “Non so nulla di questo progetto”.

La smentita a Palazzo

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