Il Fatto Quotidiano

ORA QUESTI NON PARLANO PIÙ

HANNO DISINFORMA­TO TUTTA L’ESTATE, ORA I DATI LI SMENTISCON­O IERI 10MILA INFETTI. NUOVE RESTRIZION­I IN LOMBARDIA. VERTICE NOTTURNO DI CONTE E I MINISTRI

- Lorenzo Giarelli

Il più solido piacere della vita – scriveva Giacomo Leopardi – è quello delle illusioni. Fedeli a questo principio, in molti si erano convinti di averla scampata: il lockdown e i mesi estivi avevano attenuato la letalità del virus e parecchi si erano fatti l’idea che l’emergenza fosse finita per sempre. Non era così, eppure i toni utilizzati (“dittatura sanitaria”, “terrorismo psicologic­o”) tradivano una certa sicumera.

Anche perché a dar man forte al partito dei “riduzionis ti” c’eran o fior di medici. Su tutti Alber to Zangrillo, primario al San Raffaele di Milano noto – tra l’altro – per aver dichiarato che “il virus clinicamen­te non esiste più”. Era il 31 maggio e da allora Zangrillo non ha fatto passi indietro: “Forse erano toni sbagliati, ma nessuno è mai riuscito a contraddir­mi” (27 luglio).

Certezze simili a quelle ostentate da Giuseppe Remuzzi dell ’ Is tituto Mario Negri: “Più che di seconda ondata parlerei di possibilit­à che ci sia qua e là una ripresa della malattia. La Lombardia? Adesso è più protetta, il virus fa fatica a trovare persone da infettare” (29 settembre). La Lombardia, ieri, aveva oltre 2.400 nuovi contagiati, cioè il doppio della Campania, la seconda Regione per maggiore incremento. Ma il concetto chiave, professato pure da Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del San Martino, era quello di evitare allarmismi: “Il virus è meno aggressivo, basta catastrofi­smi” (23 agosto).

Figurarsi se, con tutte queste rassicuraz­ioni, la politica poteva non andare a rimorchio. Il 27 luglio le idee dei “riduzionis­ti” entravano in Senato con un convegno surreale, durante il quale Andrea Bocelli minimizzav­a l’impatto del virus sostenendo di “non conoscere nessun ricoverato” e Matteo Salvini celebrava i suoi dubbi sulla mascherina (“Non ce l’ho e non la indosso”) e sul distanziam­ento: “Il saluto col gomito è la fine della specie umana”.

Anche in Fratelli d’italia erano giorni di spensierat­ezza. Il 31 agosto il deputato Federico Mollicone definiva il prolungame­nto dello stato d’emergenza come “il passaggio alla dittatura sanitaria”. Un mese prima, la sua leader Giorgia Meloni si era distinta per un accorato discorso alla Camera in cui, oltre agli occhi fuori dalle orbite, risaltavan­o le accuse al governo, reo di usare lo stato di emergenza “per consolidar­e il potere e agire senza regole e controlli”.

QUESTO ERA ANCHE il leit motiv dei quotidiani di destra, che per settimane hanno gridato al totalitari­smo: “Conte come Erdogan” ( Libero, 2 agosto), “Tira un’arietta di regime” ( La Verità, 2 agosto), “Colpo di mano. Emergenza Conte” ( Il Giornale, 29 luglio), “No! No! No!” ( Il Tempo, 29 luglio).

E che dire del fine giurista Sabino Cassese: “La domanda è: siamo in uno stato di emergenza in questo momento?” (27 luglio). Come dire: meglio decidere di giorno in giorno se dichiarare l’emergenza o no.

C’è da consolarsi, però. Ora ci si indigna su scuole e trasporti; a fine agosto il dibattito era tutto incentrato sulla chiusura delle discoteche. Nicola Porro era categorico: “L’ultima dei terroristi del virus: guerra alle discoteche” ( 11 luglio). Nonostante abbia sofferto il virus, da sempre il giornalist­a manifesta serenità: “Hanno creato il terrore del virus e della seconda ondata. Mi è stato chiesto di fare il tampone, sapete cosa dico io? (fa il gesto dell’ombrello, nd r). Ma quale cacchio è l’allarme? Tutto questo pessimismo e questa paura hanno portato i pieni poteri di Conte e Casalin o” ( 11 luglio).

Roba da gen erale Pappalardo o al limite da Vittorio Sgarbi, un altro che ha dato il meglio di sé. La settimana scorsa, nonostante i numeri già in aumento, protestava: “Finitela col terrorismo. Non date i numeri dei contagiati, date quelli dei morti”. Gli stessi che due giorni fa sono raddoppiat­i.

Anche a sinistra, però, c’è chi in estate ha sottovalut­ato il virus. Vincenzo De Luca, per esempio, mentre annunciava imminenti lock do wn , si batteva per l’apertura degli stadi al pubblico anche fino al 25 per cento della capienza. Stessa linea sostenuta in Emilia- Romagna da Stefano Bonaccini, che poi si è dovuto accontenta­re – come tutti – di un migliaio di persone. Chissà se oggi, visti i dati, hanno cambiato idea.

Il virus clinicamen­te non esiste più: nessuno è ancora riuscito a contraddir­mi

Alberto Zangrillo

Siamo in stato di emergenza? La proroga è sintomo di incapacità e impotenza

Sabino Cassese

Finitela con questo terrorismo: guardate i morti, non i contagi

Vittorio Sgarbi

Il saluto col gomito è la fine della specie umana

Matteo Salvini

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FOTO ANSA/ LAPRESSE Chi negava l’emergenza Alcuni titoli dei quotidiani
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