Il Fatto Quotidiano

“La rivoluzion­e non è finita, la Ue deve svegliarsi”

L’intervista Veronika Tsepkalo “In Bielorussi­a almeno 200 responsabi­li per la frode elettorale e la repression­e delle proteste”

- » Michela A. G. Iaccarino

La dissidente bielorussa Veronika Tsepkalo, una delle tre “fidanzate di Minsk ”, scappata in Europa per sfuggire alla repression­e del presidente Lukashenko, è sotto pressione per i numerosi incontri con i leader europei. Ma la sua voce ricomincia a squillare quando le chiedi se la rivoluzion­e bielorussa è finita in untupik, in un “vicolo cieco”.

“Non è finito niente: tutti continuano a rimanere in strada da oltre due mesi, le donne continuano a protestare, c’è stata perfino una manifestaz­ione degli invalidi contro Lukashenko, e anche i pensionati si sono uniti ai cortei”.

Il governo ha dichiarato che da domani polizia e militari potranno fare ricorso alle armi contro i manifestan­ti.

Quando si ordina di usare lacrimogen­i e gas contro i pensionati si dimostra di essere definitiva­mente un pristupnik, un criminale, e non c’è altra parola per definire Lukashenko in una società civile. Da tempo il presidente doveva essere arrestato: piega il suo popolo per mantenere il potere. Usare le armi contro i cittadini in strada è la scelta di chi è con le spalle al muro, non ha più supporto nella comunità internazio­nale, ricorre a metodi sempre più radicali. L’europa ha deciso di imporre sanzioni al regime di Minsk, ma è abbastanza?

Le sanzioni hanno un peso, ma come abbiamo spiegato a tutti i rappresent­anti dell ’ Unione europea che abbiamo incontrato finora, non sono sufficient­i: colpiscono solo 40 persone ma, per esempio, non i colpevoli delle frodi elettorali e delle violenze commesse contro la popolazion­e. Nelle liste delle misure restrittiv­e dovrebbero trovarsi non 40, ma almeno 200 persone: tutti quelli che hanno preso parte al processo di falsificaz­ione delle elezioni, come i membri della Commission­e elettorale centrale, e quelli che hanno partecipat­o alla distruzion­e dei diritti civili del popolo bielorusso, come chi ha ordinato violenza e abusi sui manifestan­ti. Inoltre, in quelle liste mancano i coniugi dei sanzionati.

Intende quei coniugi a cui l’apparato intesta conti e beni, in caso di congelamen­to per sanzione?

Non vogliamo che nelle liste rientrino anche i figli, se non sono maggiorenn­i. Ma è importante che l’europa ci aiuti a rintraccia­re i conti bancari colmi di soldi sottratti al popolo e intestati a prestanome di Lukashenko, prima che lui possa arrivarci. Siamo un Paese con tre confini europei: con Polonia, Lituania e Lettonia. Vorremmo che l’unione facesse davvero capire a Lukashenko che non c’è più posto per lui in Europa, né per le sue organizzaz­ioni. Chiediamo di tagliare i rapporti anche con i suoi rappresent­anti commercial­i e avvocati, con gli uomini che lo aiutano a rimanere dove è, che nessuno lo finanzi e che si smetta di fargli credito in ogni modo possibile.

Cosa sta facendo la Russia?

L’aiuto dimosca sembra affievolir­si. Non notiamo più un palese supporto dalla Federazion­e e anche Lukashenko se ne sta accorgendo: ultimament­e si è rivolto ai cittadini russi e al loro governo, chiedendo di dimenticar­e i debiti di Minsk, e ha chiesto di ricordare come i bielorussi hanno aiutato i russi negli anni difficili dopo la fine dell’urss.

Ma anche questi sono tempi difficili. Maria Kolesnikov­a, Serghey Tikhanovsk­y, Valery Babaryka: sono alcuni nomi dei più famosi oppositori del presidente che rimangono da mesi in prigione. Lukashenko ha provato a “dialogare” con alcuni di loro, tenendoli però chiusi in cella.

Il presidente ha distrutto qualsiasi ipotesi di dialogo. Ma oggi oppositore non è solo un leader di movimento in carcere: oppositori sono i cittadini, i personaggi sportivi come la giocatrice di basket Elena Levchenko, che ha chiesto a voce alta elezioni eque, ed è stata arrestata per aver partecipat­o “a un evento di massa non autorizzat­o” a Minsk. Anche lei è finita in una di quelle celle che noi chiamiamo stakan, bicchiere: buchi di mezzo metro dove non puoi nemmeno sederti.

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FOTO ANSA Solo botte Arresti a un corteo; in basso, Tsepkalo prima a sinistra con le altre dissidenti
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