Il Fatto Quotidiano

Di Maio: “Pieno appoggio a Raggi e la cassa ai 5S”

Parla ad Accordi &disaccordi: “Pieno sostegno alla sindaca” Poi sfida Casaleggio: “Mi fido di Davide, ma la cassa deve gestirla il M5S”

- Luca De Carolis

DUE FUORI ESPULSI PACIFICO E ROMANO PER NON AVER VERSATO

Sta con la sindaca di Roma, anche perché ora non può fare altrimenti. E quindi “pieno sostegno a Virginia Raggi”. Ma ad

Accordi &disaccordi Luigi Di Maio fa anche un passo importante sul tema dei soldi, ed è un colpo dritto a Davide Casaleggio: “Agli attivisti e ai territori non arriva un euro. La cassa deve gestirla il Movimento, dando parte delle risorse alle piattaform­e informatic­he e l’altra ai territori”.

NELL’INTERVISTA andata in onda ieri sera sul Nove, Di Maio declina così il primo dei suoi obiettivi, ossia sottrarre il M5S al legame anche economico con la piattaform­a Rousseau, la creatura di quel Davide Casaleggio a cui i parlamenta­ri sono tenuti a dare 300 euro mensili. Un obbligo da ripensare, fa capire l’ex capo politico, per drenare parte di quei soldi sui territori e creare una struttura, con sedi fisiche. “Quei soldi non possono andare tutti amilano o ai palazzi romani” insiste. E pensa alla secessione dalla casa madre milanese. Certo, “io mi fido ancora di Davide, ci metterei la mano sul fuoco, e la democrazia diretta è essenziale” assicura l’ex capo. Ma c’è una guerra in corso. Lo ha confermato lo stesso Casaleggio ieri mattina sul Corriere della Sera, ribadendo il suo no a un organo collegiale (“Una segreteria partitica snaturereb­be il M5S”), facendo muro al dichiarato disegno di Di Maio (e di Beppe Grillo). Fino a scomunicar­e modifiche al vincolo dei due mandati: “È un problema solo per chi non vuole rispettare gli impegni presi o i principi del M5S”. Perché alla fine è quella la vera posta in palio nella partita tra i 5Stelle e Casaleggio junior. Da una parte i big che vogliono darsi un futuro rimuovendo una regola che è un totem, dall’altra l’erede che progetta una nuova fase con Alessandro Di Battista come capo politico e, a medio termine, tramite una nuova leva di eletti, selezionat­i dalla piattaform­a. Magari anche tramite la nuova app X Rousseau, presentata ieri sera.

Nell ’attesa, Di Maio in tv precisa su Roma. Domenica a Mezz’ora in più era stato incerto: “Raggi? Non mi fossilizze­rei sui singoli”. Ieri, come anticipato dal Fatto , ha suonato note diverse: “Il Movimento sostiene pienamente la Raggi. Il confronto con il Pd nelle città deve essere sui temi, non sulle persone: per esempio, su come spendere i soldi del Recovery Fund”.

E comunque “Virginia ha sempre avuto il nostro sostegno e anche il mio. In tempi non molto lontani senza il mio sostegno qualcuno nel M5S avrebbe provato a buttarla giù”. Andrea Scanzi e Luca Sommi lo incalzano, ma il ministro schiva:

“Calenda? È uno dei candidati che avete citato...”. Piuttosto, “quella con i dem non è un’alleanza struttural­e, non lo pensa neppure Zingaretti”, sorride Di Maio.

Però “dove ci siamo alleati abbiamo vinto”. E comunque, un accordo con i dem mantenendo Raggi candidata non è impossibil­e, azzarda: “Ricordatev­i che sembrava impossibil­e anche che il M5S governasse con altri partiti: in politica contano gli obiettivi”. Certo, poi ci sarebbe Alessandro Di Battista. Dimaio gli rifila frecciate: “Mi fa piacere questo suo dinamismo attuale, dopo aver interrotto un percorso...”. Botta al big che si è fatto da parte, e l’ex capo non glielo ha mai perdonato. E non è l’unico fendente: “Gli attacchi al M5S fanno male. E poi anche a me farebbe piacere ritirare le truppe dall’afghanista­n (chiesto da Di Battista nei punti di programma diffusi due giorni fa, ndr ) ma ci sono tante cose da valutare, c’è la complessit­à della politica...”. Lì fuori, il M5S che si agita. Così il collegio dei probiviri, dopo essersi legato le mani su richiesta dei vertici, espelle la senatrice Marinella Pacifico e il deputato Paolo Nicolò Romano, rei di mancate restituzio­ni.

POI C’èil viceminist­ro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni, che fa la sua mossa con un documento per gli Stati generali, “Da rivoluzion­e a evoluzione”. Il testo, costruito con decine di eletti, invoca “una governance condivisa”. Ma il cuore è il segnale al Nord: “Il M5S metta al centro una nuova stella, il lavoro. Il reddito di cittadinan­za è stato sacrosanto ma va sistemato”. In serata, Casaleggio presenta la sua app. “Verrà utilizzata per tutte le votazioni indette dal capo politico o dal comitato di garanzia” azzarda. E resta in trincea: “Il M5S oggi ha il maggior tasso di collegiali­tà tra i partiti, ogni decisione viene presa da migliaia di persone”. Quindi no alla segreteria. D’altronde, “la figura del capo politico abbiamo dovuto crearla per rispondere a una legge. Si dovrà cambiare la legge se non si vuole più...”. Parole belliche: ovviamente.

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FOTO LAPRESSE L’ex capo Luigi Di Maio ad “Accordi & Disaccordi” ha appoggiato Virginia Raggi

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