Il Fatto Quotidiano

Cavallo di Trojan dalla Cassazione: indagini a rischio

La Cassazione nel 2019 ha stabilito un nuovo limite all’utilizzo delle intercetta­zioni, a scapito di inchieste e processi. Da Consip a Cesaro, le conversazi­oni possono finire nel cestino

- Valeria Pacelli

Quando

Carlo Russo, l’imprendito­re amico di Tiziano Renzi, entra per la prima volta negli uffici romani della Romeo Gestioni è il 3 agosto 2016. Da quel momento una cimice installata dalla Procura di Napoli registra i suoi dialoghi con l’imprendito­re Romeo. A oggi, alcune di quelle conversazi­oni rappresent­ano i mattoni sui quali è stato costruito l’impianto accusatori­o di uno dei filoni dell’inchiesta romana su Consip, quella in cui Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, è indagato per turbativa d’asta e traffico di influenze. Quei dialoghi però potrebbero non essere utilizzabi­li in un eventuale processo (qualora ci sarà). Tutto ciò per una decisione della Cassazione che rischia di far saltare questo e altri decine di processi. È la sentenza Cavallo (dal nome di chi ha presentato il ricorso), emessa dalle Sezioni unite il 28 novembre 2019, che, mettendo un freno alle intercetta­zioni a strascico, ha stabilito che le conversazi­oni di cui è stato autorizzat­o l’ascolto per un determinat­o reato, non possono essere utilizzate per dimostrarn­e un altro che non sia connesso a quello per il quale si indaga. Ad esempio, se un pm indaga per associazio­ne a delinquere e durante gli accertamen­ti scopre che sono state commesse anche delle truffe, per questo reato non potrà utilizzare intercetta­zioni già autorizzat­e.

LE SEZIONI UNITE LA QUESTIONE DEI REATI “COLLEGATI”

La sentenza Cavallo, negli uffici giudiziari, ha creato uno scossone. In essa si solleva una questione di diritto: “Se il divieto di utilizzazi­one dei risultati delle intercetta­zioni in procedimen­ti diversi da quelli per i quali le intercetta­zioni sono state disposte di cui all’articolo 270 del Codice di procedura penale, riguardi anche i reati non oggetto della intercetta­zione ab ori

gine disposta e che, privi di collegamen­to struttural­e, probatorio e finalistic­o con quelli che invece già oggetto di essa, siano emersi dalle stesse intercetta­zioni”. L’articolo 270 stabilisce che “i risultati delle intercetta­zioni non possono essere utilizzati in procedimen­ti diversi da quelli nei quali sono stati disposti”, tranne se “risultino rilevanti e indispensa­bili per l’accertamen­to di delitti per i quali è obbligator­io l’arresto in flagranza e dei reati di cui all’art. 266”. I giudici alla fine sentenzian­o: “L’utilizzabi­lità dei risultati di intercetta­zioni disposte nell’ambito di un ‘medesimo procedimen­to’ (…) presuppone che i reati diversi da quelli per i quali il mezzo di ricerca della prova è stato autorizzat­o nei limiti di ammissibil­ità delle intercetta­zioni...”.

IL SENATORE FORZISTA NULLA LA RICHIESTA DI DOMICILIAR­I

È appellando­si a questi, ma anche ad altri principi, che il Tribunale del riesame di Napoli ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliar­i nei confronti del senatore forzista, Luigi Cesaro, emessa nell’ambito di un fascicolo su presunte irregolari­tà nel progetto di lottizzazi­one dell’area degli ex stabilimen­ti Cirio a Castellamm­are di Stabia. Il Riesame ha stabilito che quella misura caute

Mi dia anche le coordinate! C’è un accordo (...) io conosco solo un modo! Il più garantista di tutti

Alfredo Romeo

lare non poteva essere emessa anche perché gli elementi emersi dalle telefonate intercetta­te nell ’ambito di un’altra indagine non potevano confluire nell’inchiesta dei pm di Torre Annunziata e non rappresent­ano comunque gravi indizi di colpevolez­za.

IL CASO RENZI IL NODO DEI DIALOGHI DI RUSSO

La sentenza Cavallo potrebbe entrare anche nel recinto dell’inchies ta Consip. La Procura di Roma ha chiuso l’indagine nei confronti di 11 persone. Tra questi Alfredo Romeo e Tiziano Renzi, accusati di traffico di influenze e turbativa d’asta della gara Fm4 di Consip; e poi Carlo Russo accusato di turbativa. I pm avevano chiesto l’archiviazi­one, rigettata in parte dal gip. Secondo le nuove accuse, Russo “agiva in accordo con Tiziano Renzi” su Luigi Marroni, ex ad di Consip, istigandol­o “al compimento di atti contrari al proprio ufficio”, al fine di “facilitare la Romeo Gestioni Spa” nella gara Fm4. In cambio della presunta “mediazione illecita”, Russo “si faceva promettere da Romeo” “denaro in nero per sé e per Renzi”. Alcune intercetta­zioni agli atti sono state captate negli uffici della Romeo Gestioni, dove Russo incontrava Romeo. Sono conversazi­oni che rischiano di non poter essere utilizzate perché disposte dalla Procura di Napoli mentre indagava su vicende diverse, ossia quelle del Cardarelli e nelle quali Renzi e Russo non entravano per nulla. Agli atti ad esempio c’è la conversazi­one del 7 settembre 2016 tra Russo e Romeo in cui il primo parla di un presunto accordo quadro. Dice Russo: “Veniamo a noi! Allora, lei mi dice... me l’ha detto più di una volta: facciamo un accordo quadro, facciamo... io ho riferito. Mi dicono: ‘...che accordo è ‘st’accordo quadro?” . Poi i carabinier­i annotano: “La risposta di Romeo non è udibile, in quanto egli utilizza un tono di voce molto basso”. “Russo replica: ‘E no! lo deve fare lei avvocato! Io... riporto quel che lei mi dice (ride, ndr) ma non ci pensi!’. Romeo risponde: ‘Mi aiuti! mi dia anche le coordinate! c’è un accordo.. (abbassa il tono della voce, ndr) con Tiziano quali sono i piaceri e qual è il modo col quale... io conosco solo un modo! Il più garantista di tutti’ ”. In quel momento, secondo i carabinier­i “si avverte rumore di scrittura”. Romeo poi prosegue: “Conosco solo questo! non sono avvezzo d’andare a Canicattì... fuori! non sono avvezzo da fare strane formalità eccetera! ma credo che lei è un ragazzo intelligen­te” “questo il modo... diretto”. Per i carabinier­i, il cosiddetto “accordo quadro” sarebbe stato cristalliz­zato in un foglio scritto da Romeo il 14 settembre davanti a Russo e ritrovato strappato nella spazzatura il giorno dopo dal Noe. Sopra c’è scritto: “30.000 x mese - T.”, che per gli investigat­ori è Tiziano Renzi, e “5.000 ogni 2 mesi R.C.”, Russo, sempre per il Noe. Presunti flussi di denaro negati da tutti i protagonis­ti. Non si sa se ci sarà un processo e se i pm chiederann­o di utilizzare intercetta­zioni come questa. In ogni modo, i pm romani si stanno interrogan­do su come la sentenza Cavallo possa incidere.

ROMEO IN AULA I SUOI AVVOCATI: “INTERCETTA­VANO PER ALTRO”

Intanto la difesa di Romeo si è già appellata a questa sentenza in un processo – in corso a Roma in primo grado – a carico di Romeo. L’imprendito­re è accusato di aver corrotto un ex dirigente Consip, Marco Gasparri, che ha patteggiat­o una pena di 20 mesi. I legali hanno già spiegato che alcune intercetta­zioni non possono essere utilizzate perché disposte nell’ambito di un’indagine che riguardava fatti del Cardarelli e non i fatti corruttivi di cui si discute a Roma. “A noi sembra imminente – spiega l’avvocato di Romeo, Giovanbatt­ista Vignola – che la vicenda Gasparri e quindi la vicenda Consip non è connessa con i reati per i quali si procedeva originaria­mente”. Non ne è convinto il pm Mario Palazzi: la Cavallo, ha detto in udienza il 10 ottobre, “di cui penso malissimo, non incide sulla utilizzabi­lità delle intercetta­zioni captate negli uffici della Romeo Gestioni. (...) Nel recinto di questo processo la Cavallo non entra. E se anche qualora dovessimo riconoscer­ne un suo ingresso non è un cavallo di trojan: non consente alle difese di vincere la battaglia dell ’ i nu ti li zz ab il it à”. Il 4 novembre, il giudice Roja scioglierà la riserva: allora si capirà il primo effetto di questa sentenza su uno dei filoni Consip.

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 ?? FOTO ANSA ?? Da sinistra: Alfredo Romeo e Carlo Russo; Tiziano Renzi, padre dell’ex premier; il senatore Luigi Cesaro
FOTO ANSA Da sinistra: Alfredo Romeo e Carlo Russo; Tiziano Renzi, padre dell’ex premier; il senatore Luigi Cesaro
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