Il Fatto Quotidiano

Le pressioni del Pd per il coprifuoco: “Bisogna agire ora”

- Wanda Marra e Paola Zanca

Inizia a tarda notte il vertice sul quale per tutto il giorno il Pd insiste e il premier fa muro. Giuseppe Conte resiste all’idea di restrizion­i più gravi e passa la giornata di ieri, tra Bruxelles per il Consiglio europeo, Cosenza per i funerali di Jole Santelli e Genova per il Festival di Limes, dove ribadisce che il governo “non prevede nuovi lockdown”.

Il Pd, invece, con il capo delegazion­e Dario Franceschi­ni in testa, si schiera fin dalla prima mattina sulla linea della necessità di un inasprimen­to. Posizione sulla quale il ministro della Salute, Roberto Speranza è fermo da giorni. A mediare c’è il capodelega­zione del Movimento, Alfonso Bonafede, che ieri è tornato a mettere sul tavolo u n’ipotesi di lockdown notturno, dall ’una alle 6 del mattino, che possa limitare movida e feste senza interferir­e con le attività produttive. Quel che tutti ripetono è che il Dpcm fatto meno di una settimana fa non basta più rispetto a numeri fuori controllo. Tanto più che il rischio di fughe in avanti dei governator­i – come in primavera – è di nuovo una variabile sul tavolo di Palazzo Chigi.

Vincenzo De Luca guida il fronte radicale, con la decisione di giovedì sera di chiudere le scuole e l’annuncio del coprifuoco ad Halloween.

Il clima che si registra nel Pd è di nervosismo crescente. Lo stesso Zingaretti si trova di fronte a una scelta: nel Lazio si oscilla tra seguire almeno in parte il modello De Luca e aspettare che le scelte le faccia il governo. Una valutazion­e, anche questa, in parte politica: il governator­e-segretario da una parte non vuole prendere le distanze da Conte, dall’altra non vuol dare l’impression­e che la sua Regione sia messa peggio di altre. Al punto che in serata sarà lo stesso Zingaretti a precisare che la Regione Lazio non prenderà “alcuna decisione autonoma” e “applicherà i provvedime­nti che si deciderann­o insieme”.

Questa mattina i ministri Boccia e Speranza torneranno a incontrare i presidenti, tutti decisament­e preoccupat­i dall’andamento della situazione e dalle responsabi­lità che portano addosso.

I ministri condivider­anno con loro le decisioni del vertice di ieri sera, che all’ordine del giorno aveva sia le misure economiche che quelle sanitarie. Due lati della stessa medaglia, visto che ieri è ripartito il pressing sul Mes, da parte di sindaci, dem e renziani.

Quando si siedono a Palazzo Chigi, le due anime della maggioranz­a sono ancora divise, con il Pd che chiede “di valutare eventuali provvedime­nti che possano evitare un futuro e drammatico nuovo lockdown”. L’ala dura vuole un coprifuoco nazionale, un lockdown di fatto che inizi tra le 21 e le 23, necessario – dicono i sostenitor­i – a evitare che la chiusura anticipata dei locali venga aggirata con feste private e assembrame­nti nelle piazze. L’altro fronte, quello attendista, invita a guardare i numeri dei ricoveri e dei decessi, ancora sotto controllo. E teme, come logico, la rivolta dei settori produttivi che un’altra volta dovranno pagare le conseguenz­e della crisi, tanto più che ieri i gestori dei locali di Berlino e di Tolosa hanno vinto i ricorsi contro le misure decise in Germania e Francia. In mezzo, la proposta di mediazione avanzata da Bonafede (il coprifuoco tra l’una di notte e le sei) che pure invita ad affidarsi alle indicazion­i che arrivano dal ministero della Salute.

Tutti, anche i più prudenti, ammettono che sia tempo di agire, perché il

trend della curva non lascia spazio a equivoci e la seconda andata va anticipata prima che sia troppo tardi.

Fuori discussion­e la chiusura delle scuole, almeno per quanto riguarda elementari e medie. Al massimo - d’accordo con le autorità regionali - si potrà prevedere una estensione della didattica digitale già prevista per le superiori. Anche perché, ragionano, chiudere le scuole e lasciare i ragazzi in giro, fa più danni che altro. Nelle chat della maggioranz­a, ieri, giravano le immagini dei centri commercial­i campani, ieri: pieni di giovani a cui De Luca ha imposto di saltare le lezioni. Senza distanze, ça va sans dire.

MEDIAZIONI LA PROPOSTA BONAFEDE: TUTTI A CASA TRA L’1 E LE 6

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