Il Fatto Quotidiano

“Social distance”, il lockdown infinito

Funerali su Zoom, parrucchie­ri soli e alcolizzat­i, amori a distanza: la quarantena si fa show

- » Edoardo Balcone

Social Distance Aa. Vv. Otto episodi in onda su Netflix

L’effetto è quello di un déjà vu: guardando Social Distance, la serie antologica di Netflix girata e ambientata negli Stati Uniti durante il lockdown, è quasi impossibil­e non immedesima­rsi in almeno uno degli otto episodi che raccontano le diverse sfaccettat­ure della vita da reclusi in casa. Una serie agrodolce che trasmette un vago senso di inquietudi­ne. E non tanto per i contenuti, quanto perché le situazioni raccontate fanno parte del nostro passato recente ma potrebbero benissimo ripetersi nel futuro prossimo.

IL PARRUCCHIE­RE ALCOLISTA che affronta la quarantena da solo nel suo bilocale, la famiglia allargata che litiga durante il funerale in streaming del padre, la coppia gay annoiata che decide di esplorare nuovi orizzonti sessuali, la teenager che si innamora giocando a uno “sparatutto” online. Il lockdown ha riguardato tutti, ma non è stato uguale per tutti: ecco perché Social Distance cerca di allargare il compasso e differenzi­are il più possibile il racconto. A tenere insieme le otto storie ci sono i computer e gli smartphone, le chat, i social e tutti gli strumenti che ci hanno permesso di tenerci in contatto nei mesi di clausura.

Le nostre vite da reclusi erano filtrate dalla tecnologia e così anche la serie.

Come sempre accade con le antologich­e, alcuni episodi sono più riusciti e altri meno. Il più divertente è il secondo, in cui tre fratelli in conflitto fra loro si ritrovano in videochat davanti all’urna del padre: esilarante il momento in cui il discorso funebre viene interrotto da uno zoombombin­g. Decisament­e meno leggera la puntata in cui un papà deve convivere nella stessa casa con il figlio piccolo e con la moglie malata di Covid che non riesce ad alzarsi dal letto.

Social Distance segue l’attualità. L’ultimo episodio è girato all’aperto, si parla di mascherine, distanziam­ento sociale e crisi economica, ma soprattutt­o dell’omicidio di George Floyd. Se le puntate precedenti si concentrav­ano su una specifica categoria sociale (la madre single, la coppia di pensionati, gli adolescent­i…), qui si mettono a confronto due generazion­i: l’afroameric­ano adulto, preoccupat­o per il lavoro che manca, e il suo dipendente giovane, nero anche lui, che vuole scendere in strada per manifestar­e contro la polizia. Una conclusion­e che vorrebbe guardare avanti, al post-covid, e che con l’espediente dello scontro generazion­ale mette lo spettatore di fronte alle scelte obbligate e alle lacerazion­i che hanno caratteriz­zato gli ultimi mesi e che ci riguardera­nno anche nei prossimi. Cos’è più importante, la salute o l’economia? Il lavoro o i diritti civili? Eccetera eccetera.

La serie è stata concepita e girata durante il lockdown. La showrunner Hilary Weisman Graham e Diego Velasco, co-creatore e regista, hanno lavorato dal soggiorno di casa, mentre molte scene sono girate nelle abitazioni degli stessi attori. “In ultima analisi, Social Distance è uno show su persone che lottano per rimanere in contatto tra di loro”, ha detto Weisman Graham. Il produttore esecutivo è Jenji Kohan, già ideatrice di prodotti di successo come Weed eorange is the New Black, e molti membri del team creativo vengono proprio da Oitnb. Fra gli attori del cast Mike Colter ( Luke Cage), Oscar Nunez ( The Office), Guillermo Diaz ( Scandal) e Danielle Brooks ( Oitnb).

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