• Scanzi Crimi si crede Maradona
INADATTO CON LUI
IL M5S SI STA DIRIGENDO VERSO LA CATASTROFE, MA “CON GIOIA”
La carriera politica di Vito Crimi può essere riassunta in due trattative dall’esito assai funesto. La prima doveva farla, e invece non la fece. La seconda non doveva farla, e invece l’ha fatta.
Riavvolgendo il nastro. 2013. In uno degli infiniti moti masochistici che ne caratterizzeranno il cammino (non solo) parlamentare, i 5 Stelle mandano tali Lombardi Roberta e Crimi Vito a parlare con il povero Pier Luigi Bersani. L’allora leader del Pd ha avuto un mandato esplorativo assai fragile e chiede non l’entrata nel governo dei grillini, ma l’appoggio esterno del M5S. Lombardi (la poliziotta cattiva) e Crimi (il poliziotto buono) rifiutano. Mossa politica lecita, ma lo fanno con una supponenza così insopportabile che nel vederli il 78% degli elettori M5S si manda subito affanculo da solo. Ancora oggi, non senza ragione, Bersani ricorda ironicamente che i 5 Stelle hanno detto sì a tutti tranne che a lui. Del resto siamo nati per soffrire. E ci riesce benissimo.
Otto anni dopo, Vito
Crimi è ancora lì. Non solo: l’hanno fatto leader.
Di più: l’hanno reso una sorta di essere mitologico. Egli è infatti il “Reggente Perpetuo”. Doveva gestire la le ad e rs h ip pe r pochi mesi, ma i 5 Stelle si sono presi troppo tempo. Al punto tale che la difficilissima trattativa con Draghi non l’ha gestita un tipo scaltro, ma proprio Crimi.
Un bravo ragazzo. Onesto, appassionato e pure autoironico.
Ma del tutto inadatto al ruolo. La sua poteva essere la storia di un
Colombo applicato alla politica, laddove qui il Colombo non è Cristoforo ma il “medianaccio” del primomilan di Sacchi. E invece gli han chiesto di fingersi Maradona. Ciao core.
Dall ’avvento politico di Draghi, Vito Crimi ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare. Divide ovviamente il disastro con carneadi tipo Crippa (chi?) e Licheri (chi?). E lo divide soprattutto con Beppe Grillo, tanto geniale e visionario ieri quanto confuso e indifendibile oggi. Crimi, politicamente sprovvisto di carisma e pensiero autonomo, ha nei confronti di Grillo fede cieca. E dunque, se c’è un’apocalisse nelle vicinanze, ci si butta dentro. Perché gliel’ha detto “Beppe”.
Povero Crimi. Non aveva fatto in tempo a scrivere “Mai con Draghi”, che nel frattempo Grillo si era innamorato al telefono (sic) del “grillino Draghi” ( sic). È così tornato sui suoi passi, sicuro come un salmone morto che risale per inerzia la corrente, e una settimana dopo ha vissuto l’indicibile mitraglia da Floris, martirizzato come un goffo San Sebastiano dai primi Sallusti e De Gregorio che passavano. Dalla trattativa con Draghi è uscito devastato (appena un ministro in più di Forza Italia, Patuanelli retrocesso, niente Giustizia e la Transizione ecologica data a un grillino). Eppure ha avuto pure il coraggio di (fingere di) esultare. È poi entrato nel trip Highlander:
“Ne resterà solo uno, Vito”. Ha così espulso tutti i deputati e senatori che avevano detto “no” a Draghi, oppure astenuti o assenti (senza giustificazione). Decisione ineccepibile sul piano regolamentare, ma demente sul piano politico. Non parliamo qui di trasformisti di professione o furbacchioni che non restituiscono lo stipendio, ma (quasi sempre) di parlamentari storicamente legati ai M5S. Il “superministero” non c’è, dunque la votazione su Rousseau è di per sé inficiata. E da quando poi sarebbe diventato “non grillino” dire no a Renzi, Salvini e Berlusconi?
Disastro su tutta la linea. E intanto il Sistema, senza che Crimi neanche se ne accorga, se la gode. Per parafrasare proprio Grillo: “Avanti così. Verso la catastrofe, però con ottimismo”.