Il Fatto Quotidiano

Miracolo Draghi: non c’è più la “dittatura sanitaria”

- Giacomo Salvini

CONTINUITÀ COME PRIMA, MA SALVINI E RENZI NON TWITTANO

Sulle misure anti-covid il governo Draghi agisce in piena continuità con quello di Giuseppe Conte. Linea del rigore sugli spostament­i tra regioni e chiusure dove necessario. Un decreto, quello licenziato ieri in Consiglio dei ministri, approvato anche grazie a ministri del centrodest­ra e a quelli della Lega (Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani e Massimo Garavaglia), partito che dall’inizio della pandemia predica un solo verbo: “Riaprire, riaprire, riaprire”. E così la decisione di ieri – che ha il volto anche della ministra degli Affari Regionali di Forza Italia, Mariastell­a Gelmini – non va giù a Matteo

Salvini, che però si deve limitare a chiedere “un cambio di passo” e di “riaprire piscine, palestre e i ristoranti la sera”. Ma non oltre, perché stavolta al governo non ci sono più Conte e i giallorosa, ma anche la Lega e Forza Italia.

E ALLORA È UTILE

rico rda re quando sia Salvini che Renzi negli ultimi mesi si siano affiancati ai teorici della dittatura sanitaria chiedendo di riaprire tutto e subito. Il leader della Lega, a una settimana dalla scoperta del paziente zero a Codogno, già twittava: “Chiediamo al governo di accelerare, riaprire, aiutare, sostenere. Accelerare, riaprire, ripartire”. Due mesi dopo, il 28 aprile, nel pieno della fase 2,

Salvini annunciava una mobilitazi­one del partito anti-conte (poi rimangiata): “Torniamo liberi, torniamo a produrre, torniamo italiani, basta reclusione alla faccia di ogni vincolo e di ogni legge, c’è la scelta di qualcuno di tenere chiuso, di tenere gli italiani al guinzaglio”. In estate, al grido di liberi tutti, Salvini prima andava in piazza il 2 giugno e scattava sel

fie con la mascherina abbassata e poi, il 27 luglio, si presentava a un convegno di negazionis­ti in Senato senza la protezione: “La mascherina non ce l’ho e non la metto” diceva. E il saluto col gomito? “È la fine della specie umana”. Poi, in autunno, è arrivata la seconda ondata, ma il leader della Lega proprio non voleva accettarlo: “Spero che al governo non ci sia nessuno che pensi di tornare a richiudere ancora locali, negozi, bar, uffici, fabbriche e scuole perché si rischia dimorire” diceva l’11 ottobre mentre i contagi iniziavano a risalire

pericolosa­mente. A dicembre Salvini chiedeva al governo di “non negare il Natale ai bambini” e si autodenunc­iava contro i divieti del 25 dicembre: “Io uscirò e pranzerò insieme ai clochard”. Infine, da inizio febbraio la richiesta di riaprire i ristoranti anche la sera.

CHI TIFAVA

per l’apertura era anchematte­o Renzi, leader di Italia Viva che per mesi ha bombardato il governo Conte-2 prima di buttarlo giù: il 12 marzo alla Cnn chiedeva agli altri Paesi di “non fare lo stesso errore dell’italia” (ovvero chiudere tutto) e il 28 marzo, nel momento più duro della pandemia, all’a vvenire di far ripartire le fabbriche “prima di Pasqua” e le scuole “il 4 maggio”. Un mese dopo, 30 aprile, la b o u ta d e in Senato: “Se i morti di Bergamo e Brescia potessero parlare ci direbbero di ripartire anche per noi”. A gennaio, nel pieno della crisi politica, la nuova richiesta: “Vacciniamo tutti gli insegnanti e riapriamo le scuole”. Oggi cosa dicono i due Matteo?

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FOTO LAPRESSE Matteo l’aperturist­a Il leader della Lega, Matteo Salvini, 47 anni

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