Il Fatto Quotidiano

LE CAPRIOLE DEI CAPATAZ, IL VINCOLO DI MANDATO E LA DEMOCRAZIA SOSPESA

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Molti degli opinionist­i italiani che si occupano di politica è inutile leggerli e starli a sentire, poiché non ragionano con metodo, ovvero attraverso categorie, regole, modelli; quindi non capiscono cosa sta accadendo, e non possono aiutare altri a comprender­lo. Il massimo che sanno fare si riduce a questo: esprimere la propria adesione al capataz prediletto, con argomenti posticci che, da tifosi, abbandoner­anno alla sua ennesima capriola. Le capriole dei capataz sono frequenti e inevitabil­i perché un capataz agisce in base al proprio tornaconto immediato, e il successo a tutti i costi è il suo unico metro di giudizio, mentre il comportame­nto nobile, anche in politica, è quello che, al dunque, non ti fa rinnegare certi princìpi, benché non ti convenga. È nobile il capataz che tresca con la P2 o con la mafia? No, dunque non è nobile neppure allearsi col suo partito, votarlo, lavorare per le sue aziende, e pubblicare per le sue case editrici. I princìpi impongono alla tua coscienza, se ne hai una, scelte non facili, anche perché un capataz ha il potere di rovinarti: la sua prima rappresagl­ia sarà ridicolizz­arti sui media lecchini, poi arriverann­o ostracismi e vessazioni. L’errore è reagire diventando un capataz: finirai per espellere chi dissente dalla tua linea proprietar­ia, ratificata ogni volta da una misteriosa e docile scatola nera, gestita da un’associazio­ne privata fondata da amici. Altrettant­o inopportun­a, però, è l’indignazio­ne odierna di quanti accettaron­o l’investitur­a a parlamenta­re firmando un contratto incostituz­ionale (l’obbedienza alla scatola nera perinde ac cadaver, con tanto di penale in caso di trasgressi­one, mentre la Costituzio­ne non prevede, giustament­e, il vincolo di mandato) e oggi vorrebbero rescindere quel patto faustiano che li riduceva a servo-unità. Invocano pure un giudizio in merito dalla solita scatola nera, forse nella speranza che l’attuale maretta fra Casaleggio e Grillo possa influenzar­ne i transistor. Lascia il tempo che trova, infine, chi loda i malpancist­i in quanto “coerenti” con il Movimento degli inizi, quello del no a Berlusconi: l’argomento della purezza identitari­a, base di ogni discorso reazionari­o, fa cilecca perché nel recente passato gli stessi opinionist­i, all’epoca concordi con Grillo, usarono l’argomento della raggiunta “maturità” del Movimento per giustifica­rne le capriole vantaggios­e (per esempio il sì al Pd, dopo averlo demonizzat­o in crescendo per un decennio fino all’antonomasi­a che lo bollava come “il partito di Bibbiano”; Di Maio: “Io col partito di Bibbiano non voglio averci nulla a che fare”, 18 luglio 2019). Èmaturità sposare Farage, poi la Lega, poi il Pd? Allora è maturità anche sposare Draghi, visto che l’ha deciso lo stesso capataz. (“Il ritorno di Grillo”, titolarono, come se si fosse davvero mai fatto da parte: la barzellett­a del millennio). È la vecchia, comoda Realpoliti­k: D’alema arrivò ad autorizzar­e i bombardame­nti in Kosovo; Renzi ha definito “Rinascimen­to” quello di Bin Salman, l’ultimo dei Borgia. Insomma, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Tanto la democrazia è sospesa: votate così male che ogni volta il capo dello Stato deve metterci una pezza, con tutto quello che ha da fare.

Nuovo messaggio di Grillo per convincere i malpancist­i: “Se riesci a commuovert­i per il futuro, allora sei un ragazzo del 2099: credi che il benessere non voglia dire produrre di più, ma vivere meglio. Credi che le persone contino più delle cose, nel cielo vuoi più rondini e meno satelliti, nei parchi vuoi più lucciole e meno display. E tutto questo Brunetta può dartelo”.

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