Il Fatto Quotidiano

La missionari­a Caffi: “Lo amavamo, è morto per venire a trovarci”

- » Stefano Vergine

“È morto per venirci a trova re”. Teresina Caffi, missionari­a saveriana, dal 1984 trascorre sei mesi d e l l ’ anno a Bukavu, nell’estremo est della repubblica democratic­a del Congo, la zona dove è stato ucciso in un agguato l’ambasciato­re italiano Luca Attanasio. “Lo amavamo per il suo essere vicino a noi suoi connaziona­li. Ci aveva reso visita a Bukavu l’anno scorso e lo aveva fatto di nuovo anche in questi giorni”, dice suor Teresina, che del 44enne diplomatic­o ricorda un progetto a cui stava lavorando: “Voleva chiedere a tutti gli italiani e italiane presenti in Congo di raccontare la loro presenza nel Paese, non solo per rendere onore all’italia, ma per restituire al popolo congolese pezzi della loro storia di cui essi erano stati testimoni”. Cresciuto a Limbiate (Monza e Brianza), laureatosi in Economia all'università Bocconi, Attanasio era arrivato a Kinshasa nel 2017 dopo sette anni trascorsi in Marocco come console e altre esperienza da diplomatic­o in Nigeria e Svizzera. Si era sposato a Casablanca con Zakia Seddiki, madre delle sue tre piccole figlie e fondatrice di Mama Sofia, un’ong che aiuta i bambini di strada congolesi. “L’ambasciato­re Luca”, così lo chiama suor Teresina, “amava il popolo congolese. Era una persona semplice, fraterna, attiva, concreta, accessibil­e, che non contava i minuti”. Attanasio è stato ferito a morte lunedì mattina, mentre percorreva la strada che porta da Bukavu a Goma. Una delle zone più pericolose del Paese, al confine tra Congo, Burundi, Ruanda e Uganda: crocevia del traffico di minerali di cui la zona è ricchissim­a.

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