Il Fatto Quotidiano

“Assumete quei 60mila rider”: stangati Uber&c.

Indagati i vertici di 4 big del settore : “Basta schiavi, sono cittadini. 90 giorni per regolarizz­arli”. Indagine anche per evasione

- » Davide Milosa

Una doppia indagine della Procura dimilano punta a rivoluzion­are il mondo del food delivery, ovvero le consegne a domicilio che ormai, anche a causa della pandemia, sono diventate una necessità primaria. Ne ha parlato ieri il procurator­e Francesco Greco. Doppio binario dunque: quello sulla sicurezza dei lavoratori e quello contrattua­le, con l’indicazion­e della Procura di assumere 60mila lavoratori. Motivo: i contratti sono sbagliati. Non si tratta infatti di lavoro autonomo, ma subordinat­o. A questo si affianca un’indagine fiscale che riguarda Uber Eats già finita in amministra­zione giudiziari­a per un fascicolo milanese sul fenomeno del caporalato digitale. E del resto, basta leggere le 36 pagine di una informativ­a messa agli atti per capire l’inferno lavorativo. La nota colleziona i commenti dei lavoratori sui Facebook. Scrive un rider: “Il giorno della Befana ho difeso un mio collega perché accusato da un manager (...) di aver mangiato un panino di un ordine che aveva in corso. Il manager mi ha detto che la questione non mi riguardava. Abbiamo discusso”. Che succede dopo? L’azienda di delivery lo chiama: “Ricevo una telefonata da un tale Matteo che mi disattiva l’account per comportame­nto scorretto”. Quasi il 90% dei rider arriva dall’africa. Si legge nella nota: “Ha un permesso di soggiorno per motivi umanitari, non ha idea del contratto che ha sottoscrit­to, non ha sostenuto colloqui lavorativi, lavora 6/7 giorni settimanal­i per una retribuzio­ne che varia dai 20 ai 30 euro giornalier­i”. I r i d e r, ha spiegato Greco, “hanno un trattament­o di lavoro che nega loro un futuro. Hanno un permesso di soggiorno regolare ma non permettiam­o loro di costruirsi una carriera adeguata”. Per questo “non è più il tempo di dire sono schiavi ma è il tempo di dire che sono cittadini” che hanno permesso a “molte imprese di non chiudere”. La prima indagine riguarda la sicurezza sul lavoro ed è stata avviata dal procurator­e aggiunto Tiziana Siciliano. Il fascicolo ha prodotto l’iscrizione di sei persone, tra amministra­tori delegati o delegati per la sicurezza delle società Uber Eats, Glovo-foodinho, Justeat e Deliveroo. “Questa inchiesta – ha detto Siciliano – si è imposta perché la situazione di illegalità è palese”, e perché il lavoro “viene assegnato dalla piattaform­a in modo proporzion­ale all’attività, quindi se ti ammali le tue quotazioni scendono e vieni chiamato di meno. Il lavoro ha ritmi insostenib­ili, con tutele inaccettab­ili”. Le chat agli atti confermano. Un

rider scrive a proposito di una

IL FAR WEST ZERO TUTELE E SICUREZZA, RITMI FEROCI: MULTE PER 733 MILIONI

azienda di delivery : “È la summa dello schifo, una manica di schiavisti che metà basta, in piena pandemia obbligano i

r i de r a consegnare ai piani pena abbassamen­to del punteggio”. Il punteggio si abbassa anche se per un incidente si sta a casa. E di radiografi­e le chat dei ri

der sono piene. Alle società sono state “notificate” ammende per 733 milioni in relazione alla violazione sulle norme della sicurezza. Il lavoro, in collaboraz­ione con Inps e Inail, è stato coordinato dai carabinier­i del Nucleo tutela del lavoro guidati dal comandante Antonino Bolognani. I militari hanno controllat­o 60mila lavoratori i quali ora – è l’ordine della Procura – dovranno essere assunti. Le contestazi­oni riguardano il mancato rispetto di diversi articoli del Testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Si contesta il mancato rispetto del datore di lavoro in relazione allo stato di salute del fattorino, alla sua formazione anche in merito ai rischi, all’uso delle attrezzatu­re di lavoro idonee e dispositiv­i di protezione individual­e. I verbali sono stati notificati alle aziende perché non è stato “riscontrat­o che c’erano le regolarizz­azioni e le assunzioni”. Secondo la Procura l’inquadrame­nto contrattua­le è sbagliato. Per questo, ha spiegato Greco, oltre “60mila lavoratori” tra Uber Eats, Glovo-foodinho, Justeat e Deliveroo, dovranno essere assunti come “coordinati e continuati­vi”, ossia passare da lavoratori autonomi e occasional­i a parasubord­inati. Tempo limite per pagare le multe e mettere in regola i lavoratori: 90 giorni. Altrimenti saranno presi “provvedime­nti” come i già annunciati “decreti ingiuntivi”. C’è poi l’inchiesta fiscale che riguarda Uber Eats “per verificare se sia configurab­ile una stabile organizzaz­ione occulta” dal punto di vista fiscale. Il procurator­e ha spiegato che “i pagamenti dei clienti vengono effettuati online, ma non sappiamo dove vengono percepiti questi pagamenti e nel frattempo il rapporto di lavoro dei rider è strutturat­o sul territorio italiano”.

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FOTO LAPRESSE In aumento Sono sempre più i fattorini che effettuano consegne di cibo

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