Ok alla riforma dello Sport: salta la “manina” amica di Malagò
Una riforma dello sport, senza ministro e neppure sottosegretario dello Sport. È uno dei miracoli del governo Draghi: ancora non si sa chi si occuperà di questo mondo che muove milioni e porta consensi, ma già c’è una legge che lo cambierà (bene o male, lo dirà il tempo).
L’esecutivo si è ritrovato a dover approvare i decreti della delega voluta dall’ex sottosegretario Giorgetti e firmata dall’ex ministro Spadafora, ultima ratifica dopo il passaggio con Parlamento e Regioni. Una pura formalità. Se non fosse spuntato all’ultimo momento un articolo in più sul prezioso Istituto di Medicina dello Sport, che la riforma ha assegnato in gestione alla partecipata governativa Sport e Salute e il Coni (che detiene l’immobile) rivuole per sé.
Il blitz, disguido, manina è stato subito sventato, ma è emblematico. Oggi lo sport è un impero senza padrone, dove tutti provano ad allargarsi, e più di tutti il Coni di Giovanni Malagò, che ha appena incassato il decreto che gli restituisce autonomia e dipendenti, ma evidentemente non gli basta: ha esultato per l’assenza di un ministro, ora prova a completare l’opera spingendo per un sottosegretario amico.
La casella sembrava indirizzata verso Forza Italia, ma si aperta una partita interna al centrodestra fra Gianni Letta (che di Malagò è fidato consigliere) e Giorgetti, che ha già provato a ridimensionare il Coni e continua a vigilare anche dal Mise. Mentre il M5S si lamenta e Pd e renziani reclamano il loro turno. Troppe pressioni e veti incrociati: alla fine Draghi la delega non l’ha assegnata. Potrebbe non farlo mai, ma è più probabile sia solo un rinvio. Ora, però, chiusa la partita dei sottosegretari, risalgono le quotazioni di un tecnico, perché la delega a un politico rischierebbe di rompere il delicato equilibrio in maggioranza. Intanto lo sport aspetta e resta in balia di manine e appetiti. Serve mettere qualcuno a guardia del pollaio. Meglio che non sia la volpe.
DERBY LA GUERRA TRA LETTA E IL MISE LEGHISTA