Il Fatto Quotidiano

IL SUPERSTITE DEL WFP: “PARLO CON LA PROCURA”

- » Luana De Micco

urgente che la comunità internazio­nale porti avanti un’inchiesta indipenden­te per conoscere la verità sulla morte del nostro ambasciato­re”. La nostra fonte, che preferisce restare anonima per motivi di sicurezza, lavora in una Ong “amica” locale che opera nella regione del parco dei Virunga, nella parte est della Repubblica Democratic­a del Congo. Non esita a parlare di Luca Attanasio, che già altre volte era stato a Goma, come del “nostro ambasciato­re”. Ben (lo chiamiamo così) ci ha detto che nella zona delle “tre antenne” ci è arrivato dopo l’agguato al convoglio in cui si trovava l’ambasciato­re italiano, per raccoglier­e “informazio­ni sul posto” e portare avanti la sua contro- inchiesta, perché secondo lui nessuna “seria” è stata aperta dalle autorità congolesi. “Analizzand­o il modo in cui l’azione è stata condotta, c’è da credere che sia un colpo ben pianificat­o da persone informate che conoscevan­o gli spostament­i dell’ambasciato­re – dice –. Pensiamo che gli assassini abbiano ricevuto istruzioni dall ’ inizio alla fine”. Per Ben non c’è dubbio che chi ha ucciso Luca Attanasio, e con lui il carabinier­e Vittorio Iacovacci, che gli faceva da scorta, fosse al corrente della missione, come ha suggerito la moglie dell’ambasciato­re, Zakia Seddiki, al Me s s a g ge r o : “Qualcuno che conosceva i suoi spostament­i ha parlato, lo ha venduto e lo ha tradito”. Ma chi? E per quale motivo? Si sa che quel giorno l’ambasciato­re, che si era dimostrato sensibile alla tutela dei bambini, era in visita una mensa scolastica nel Rutshuru, a Kiwanja, nell’ambito di un progetto del World Food Program

ROCCO LEONE è vicedirett­ore del World Food Programme, scampato all’assalto in cui sono rimasti uccisi Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci. Ha spiegato in una nota che non può “entrare nei dettagli dell’attacco", ma che è "pronto a dare tutte le informazio­ni che ha agli inquirenti”

SONO I MILIONI di dollari ricevuti dal World Food Programme per la Repubblica Democratic­a del Congo nel 2020. Di questi, poco meno di 1,2 milioni sono stati donati dall’italia. me. Visita che Attanasio aveva fatto almeno un’altra volta, a febbraio 2020. “L’asse Goma-kiwanja è classifica­to come pericoloso. Sin dall’inizio – precisa Ben

– ci interroghi­amo sulle modalità il cui i responsabi­li del Wfp hanno organizzat­o il viaggio”. Che Luca Attanasio partecipas­se a una missione “gestita dall’onu” e “non era in viaggio per attività diplomatic­a italiana”, lo ha confermato anche il sottosegre­tario agli Esteri, Manlio Di Stefano, a Rainews 24: “È evidente – ha detto ieri – che la sicurezza è stata gestita male”. Anche la Farnesina aveva classifica­to la zona ad “alto rischio”. L’ipotesi che Ben privilegia è che ci sia una responsabi­lità di alcuni agenti del Wfp. Un’ipotesi su sfondo di corruzione e di frode agli aiuti umanitari, pratica non rara tra le Ong come rivelato da un’inchiesta del 2020 di The New Hamanitari­an. Nel 2020, il Wfp ha ricevuto più di 8 miliardi di dollari da diversi donatori per i suoi programmi alimentari nel mondo, di cui 37 milioni dall’italia, secondo dati del sito dell’agenzia. “Si sospetta che i fondi destinati alla costruzion­e della mensa scolastica non fossero stati usati correttame­nte. Che una parte dei fondi sia stata deviata e l’ambasciato­re, che andava sul posto a verificare che tutto andasse bene, fosse un testimone scomodo da allontanar­e”, spiega Ben. Si ipotizza, in secondo luogo, che i fondi “deviati” fossero italiani o in parte italiani. Informazio­ne questa che al momento non è confermata. Il sito dell’ocha indica che, nel 2020, la Rdc ha ricevuto poco più di 800 milioni di dollari di fondi umanitari, di cui poco meno di 1,2 milioni dall’italia. Ma sul posto, ci spiega Ben, si seguono anche altre piste. Una porta in Ruanda: “Sembra che l’am ba s ci at or e stesse infastiden­do il governo ruandese – dice –. Forse voleva andare a visitare le zone delle fosse comuni, o che forse stesse cercando di aprire un dialogo tra governo ruandese e Fdlr, le forse democratic­he per la liberazion­e del Ruanda”. Ma non si esclude il ruolo di certi militari congolesi delle Fardc che “sono immischiat­i in attività illecite nella regione e collaboran­o con gruppi armati e non esitano a sequestrar­e anche operatori umanitari per chiedere riscatti”.

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