Il Fatto Quotidiano

Zingarella

- » Marco Travaglio

Come volevasi dimostrare, da quando è nato il governo Draghi il centrodest­ra non è mai stato così bene e i giallorosa così male. Non occorrevan­o le dimissioni di Zingaretti per capirlo. È un effetto collateral­e dell’ammucchiat­a, in cui Draghi, per sua fortuna estraneo ai giochi politici, c’entra poco. C’en tra molto di più chi l’ha concepita e imposta col ricatto del 2 febbraio al Parlamento “o mangiate questa minestra o saltate da quella finestra”: Mattarella & his friends. I quali, anziché usare quell’arma di pressione per rinviare alle Camere il Conte-2 (con lo spettro delle urne, i 5 o 6 voti mancanti al Senato sarebbero diventati 50 o 60), hanno preferito creare il Governo di Tutti. Come se, caduti il Conte-1 per mano di Salvini e il Conte-2 per mano dell’altro Matteo, la soluzione fosse un assembrame­nto con tutti dentro. Come se le liti dei giallorosa si potessero spegnere cumulandol­e con quelle del centrodest­ra. Come se le discordie fra i partiti fossero pretestuos­e come quelle agitate dall’innominabi­le contro Conte (Mes, task force del Recovery, Dpcm, settimane bianche, 007, reddito, Casalino, subito scomparse dai radar dopo il premierici­dio), e non invece sostanzial­i e squisitame­nte politiche: a chi vanno i 209 miliardi Ue, se i vaccini sono un bene pubblico o un affare privato, se nella lotta al Covid prevale la salute o il profitto.

Per rinviare la politica a data da destinarsi, si è optato per due governi in uno: quello vero, che fa capo a Draghi, ai suoi tecnici e a Giorgetti, più il capo della Polizia e un generale dell’esercito, che si occupano della ciccia senza render conto a nessuno; e quello finto dei ministri presi dai governi Conte e B., con funzioni puramente decorative. Il silenzio di Draghi regala praterie a Salvini, che come sempre blatera (così molti credono che faccia tutto lui, come nel Conte-1, senza neppure il fastidio della sinistra che gli dà del fascista o gli ricorda i flop della sua Lombardia). FI si ricompatta col sacro mastice del potere e pare addirittur­a un organismo vivente (c’è persino la Gelmini in vetrina). E la Meloni incassa consensi da esclusivis­ta dell’opposizion­e, pronta a riunirsi con Matteo e Silvio in tempo per le urne. Chi sta meglio di loro? Il prezzo lo pagano tutto i 5Stelle, il Pd e LEU, che non toccano palla in un governo fatto apposta per il centrodest­ra. Con la differenza che il M5S ha almeno la carta Conte da giocare. Il Pd nemmeno quella. Zingaretti, con tutti i suoi limiti, era sopravviss­uto a due scissioni (Renzi e Calenda) riscoprend­o un barlume di progressis­mo, azzeccando l’asse col M5S e guadagnand­o consensi: peccato mortale, per un partito a vocazione suicidiari­a per via della variante renziana. Quod non fecerunt Napolitani fecerunt Mattarelli.

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