Ora Salvini vuole scippare gli 007 a Giorgia Meloni
Il Comitato per gli 007 è destinato all’opposizione, cioè al partito della Meloni. Il salviniano Volpi, però, si tiene la poltrona
PROTESTE FRATELLI D’ITALIA: “NON SI PUÒ INFRANGERE LA LEGGE”
Pareri, contropareri ma soprattutto interessi geopolitici che si scontrano. Nel centrodestra parlano già di “battaglia per i servizi segreti” per descrivere lo scontro in atto tra Lega e Fratelli d’italia per la presidenza del Copasir, il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica che esercita il controllo sull’operato dei Servizi segreti. Secondo una legge dello Stato, la 124 del 2007, il suo presidente spetta all’opposizione. Peccato che stavolta all ’opposizione del governo Draghi ci sia un solo partito, Fdi, e sulla poltrona più alta di Palazzo San Macuto sieda il leghista Raffaele Volpi, eletto nell ’ottobre del 2019 dopo la nascita del governo Conte II. Così a richiedere quel posto è Giorgia Meloni che vorrebbe sostituire Volpi con il vicepresidente Adolfo Urso di Fratelli d’italia, ma è l’alleato Matteo Salvini a fare resistenza.
Se Volpi una settimana fa ha chiesto ai presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati di prendere in mano il dossier alla luce della nuova maggioranza, nella Lega, per mantenere la presidenza della commissione di garanzia, si fa riferimento all ’ unico precedente dal 2007 (quando è nato il Copasir) in cui il governo è stato sostenuto da un’ampissima maggioranza: quello di Mario Monti nel 2011. All’epoca il presidente del Copasir era Massimo D’alema, eletto nel 2010, che rimase sulla sua poltrona dopo un accordo tra tutti i partiti. Ed è sulla base di questo precedente che il Carroccio vorrebbe mantenere la presidenza con Volpi che solo una settimana fa ha lanciato una conferenza dei comitati parlamentari di controllo degli 007 europei per collaborare sul fronte dell’intelli
gence durante la pandemia. Temi da affrontare: dal 5G alla Cina passando per le sfide in Africa. Non certo una mossa da presidente dimissionario.
Peccato però che a scontrarsi con la tesi dei leghisti sul precedente di D’alema ci sia la volontà di FDI di rivendicare quella poltrona per sé: i meloniani infatti ricordano che all’epoca l’ex premier decise di dimettersi per poi tornare alla presidenza del Copasir e soprattutto che in quel caso erano d’accordo tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione. Stavolta non è così. FDI vuole quel posto: “Non si può infrangere la legge sulla sicurezza – spiega il coordinatore di FDI Giovanni Donzelli – non vogliamo la presidenza del Copasir tanto per avere una poltrona, ma ci spetta per legge: i Servizi sono un tema troppo delicato per dividersi”. Dopo la formazione del governo Draghi, su 10 membri del Copasir ben 9 sono della maggioranza e uno dell’opposizione: “Nemmeno in Bulgaria” attaccano da FDI.
A sostenere la tesi del passaggio di consegne da Lega a FDI c’è anche Elio Vito, deputato berlusconiano e membro del Copasir, che in un articolo sul sito Formiche.net ha dato ragione a Meloni: “La presidenza va assegnata a un partito dell’opposizione – ha scritto Vito – In tempi di emergenza, sulla sicurezza nazionale, bisogna evitare inutili contrapposizioni ideologiche e avere un sostanziale rispetto del ruolodell ’opposizione”.
MA DIETRO la sfida interna al centrodestra si cela una questione geopolitica: “Seg ui te Giorgetti e capirete...” dicono a mezza bocca dal Carroccio. La Lega vorrebbe mantenere la presidenza perché presto il Copasir metterà sotto la luce dei riflettori tutta la squadra di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi: a fine gennaio proprio Volpi ha chiesto l’audizione dell’ex premier, del suo portavoce
Rocco Casalino, del ministro degli Esteri Luigi di Maio, del direttore generale del Dis Gennaro Vecchione e del segretario generale della Presidenza del Consiglio Roberto Chieppa, su tre temi: i pescatori rapiti in Libia, il presunto hackeraggio a Palazzo Chigi (la foto sul profilo Facebook di Conte anti-renzi) e il network – denunciato dal direttore de La Stampamassimo Giannini ma mai provato – tra il premier, la Guardia di Finanza e il Vaticano per reclutare responsabili. Matteo Renzi invece sarà sentito sul caso Barr.
Quale migliore occasione per i leghisti per mettere in difficoltà il nuovo leader del M5S. Non solo: la Lega sa che i Servizi segreti sono un asset fondamentale per costruire solide alleanze internazionali. Giorgetti gode di un ottimo rapporto con il nuovo responsabile ai Servizi Franco Gabrielli e dal Mise potrà decidere sul 5G spostando l’asse del governo dalla Cina agli Stati Uniti e accreditarsi awashington. Un giorno potrebbe fare comodo.