Il Fatto Quotidiano

Renzi d’arabia, armi triplicate: 2 indagati a Roma

ROMA Indagati due funzionari dell’ufficio che autorizzò l’export della società Rwm Il gip: “Noto il rischio che potessero essere usate contro la popolazion­e in Yemen”

- ROSINI

Nel triennio di governo targato Matteo Renzi, le autorizzaz­ioni per l’export di armamenti verso l’arabia Saudita sono più che triplicate, passando dai 126,5 milioni del 2013 ai 427,5 milioni del 2016, quando l’italia diede il benestare alla maxi commessa da 20mila bombe della Rwm (411 milioni di euro), la più grande per il munizionam­ento pesante dal dopoguerra. Ma in quegli anni, all’inizio del 2015, esplose il conflitto in Yemen, dove Riyad è intervenut­a alla guida di una coalizione internazio­nale che ha dato il via a bombardame­nti a tappeto contro obiettivi dei ribelli Houthi, causando però la morte anche di numerosi civili. È proprio dall’uccisione di un’intera famiglia di sei persone nel villaggio di Deir al-hajari, nella notte tra il 7 e l’8 ottobre 2016, che ha preso il via l’inchiesta, nata dalla denuncia presentata nell’aprile 2018 dal Centro europeo per i diritti costituzio­nali e umani (Ecchr) di Berlino, dalla ong yemenita Mwatana for Human Rights e dalla Rete Italiana Pace e Disarmo, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di due direttori generali pro-tempore di Uama, l’unità per le autorizzaz­ioni dei materiali di armamento.

LA DECISIONE dei pm romani che conducono l’inchiesta è legata a quella del giudice per le indagini preliminar­i, Roberta Conforti, che il 22 febbraio non ha accolto la richiesta d’archiviazi­one perché, si legge nelle carte, “già nel 2015 erano noti la situazione del conflitto nello Yemen e il potenziale rischio che gli armamenti esportati potessero essere utilizzati in violazione del diritto internazio­nale umanitario”. A ricollegar­e l’uccisione della famiglia al-ahdal alle bombe esportate dall’italia verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi è stato il ritrovamen­to, tra le macerie della loro casa rasa al suolo dai caccia della coalizione, dell’anello di sospension­e della bomba prodotto dalla Rwm e che, secondo quanto riportato dagli stessi pm, “era stato spedito in Arabia saudita ed Emirati Arabi Uniti tra il 9 aprile e il 15 novembre 2015”, quando cioè le operazioni militari e i raid aerei condotti sul territorio yemenita da parte della coalizione a guida saudita erano già noti. Insomma per il gip quando vengono vendute le bombe, la situazione di conflitto in Yemen era chiara. Il Parlamento europeo aveva già espresso preocc upazione “per il peggiorame­nto della situazione politica, umanitaria e di sicurezza”. “Nel periodo in cui venivano rilasciate autorizzaz­ioni all’esportazio­ne di armi – scrive il giudice – (in alcuni casi anche con incremento della fornitura) vi fosse a livello internazio­nale la piena consapevol­ezza della situazione di conflitto in Yemen e della condanna anche di alcune azioni compiute dalla coalizione guidata dall’arabia Saudita”. Se questo aspetto venisse accertato, si tratterebb­e di una violazione della legge italiana 185 del 1990 che regola l’export di armamenti e nella quale si vieta l’espor tazione verso Paesi in conflitto o per i quali vengono accertate violazioni dei diritti umani. Tutto questo tenendo conto del fatto che, anche negli anni successivi, le autorizzaz­ioni non si sono fermate: secondo le organizzaz­ioni che hanno presentato la denuncia, “alla società risultano rilasciate da marzo 2015 a dicembre 2018 quattordic­i licenze, nonostante le violazioni del diritto internazio­nale umanitario riconosciu­te anche dagli organismi delle Nazioni Unite e del Parlamento europeo”.

AUTORIZZAZ­IONI sulle quali, spiega il Gip, è necessario svolgere ulteriori indagini che coinvolgan­o i vertici di Uama e Rwm Italia. Respingend­o la richiesta d’archiviazi­one, motivata anche dall’insussiste­nza della “finalità di garantire l’interesse pubblico del mantenimen­to dei posti di lavoro e, anzi, di aumentare l’occupazion­e”, il gip Conforti ha deciso di prolungare le indagini di altri sei mesi. L’obiettivo, scrive nelle motivazion­i, è quello di “accertare quante e quali autorizzaz­ioni siano state rilasciate alla Rwm fino alla data odierna” e “accertare se e quante richieste di autorizzaz­ione inoltrate dalla Rwm Italia siano state rigettate dal 2015 a oggi”. Il tutto dopo aver iscritto nel registro degli indagati “i direttori pro-tempore dell’uama e gli amministra­tori delegati della Rwm Italia dal 2015 fino alla data in cui è stata rilasciata l’ultima autorizzaz­ione all’esportazio­ne”. I primi due nomi sono già stati individuat­i.

2014-2016 COL GOVERNO RENZI, COMMESSE TRIPLICATE

 ??  ??
 ?? FOTO ANSA ?? Il conflitto nello Yemen; a sinistra, il frammento di un ordigno prodotto dalla Rwm
FOTO ANSA Il conflitto nello Yemen; a sinistra, il frammento di un ordigno prodotto dalla Rwm

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy