Il Fatto Quotidiano

IN 13 ANNI SETTE SEGRETARI: IL PARTITO SENZA FUTURO

- » Salvatore Cannavò

Da quando il Pd è nato, nel 2007, ha avuto sette segretari, tutti uomini: Walter Veltroni, Dario Franceschi­ni, Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani, Matteo Renzi, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti. Come Crono mangiava i suoi figli, il Pd si mangia i segretari come fossero olivette: sette in 13 anni, 22 mesi ciascuno.

Zingaretti si dimette perché non ne può più delle correnti interne, della lotta per le poltrone, delle pugnalate alle spalle. Si dimise per gli stessi motivi anche Veltroni, nel febbraio del 2009, a meno di due anni dalla sua trionfale elezione a segretario, costretto a lasciare dopo la sconfitta di Renatu Soru alle Regionali sarde. Franceschi­ni durò poco e, candidato alle primarie successive, fu sconfitto da Bersani. Il quale in seguito alla “non vittoria” del 2013, ma soprattutt­o dopo le pugnalate subite sull’elezione di Franco Marini e Romano Prodi alla presidenza della Repubblica, lasciò lo scettro amatteo Renzi dopo l’interregno di Epifani.

Curioso che l’unico che non si sia dovuto dimettere per manovre interne sia proprio l’ex segretario fiorentino, battuto dalle urne del referendum nel 2016 e poi nella più grande sconfitta elettorale subita da quel partito nel 2018 (i bersaniani preferiron­o andarsene).

Se in un partito prevalgono slealtà e pugnalate e se le persone perbene e serie sono costrette a dimettersi, forse è quel partito che non funziona. Conta, certamente, l’attaccamen­to al potere, lo scollament­o sociale, l’essere diventato da tempo parte integrante dell’establishm­ent. Ma pesa anche l’inconsiste­nza di una linea sociale e di sinistra. I “renziani in sonno” nel Pd sanno cosa fare, ricomporre le frattaglie centriste e liberali per poi dialogare con la destra. La sinistra, invece, non sa e non dice nulla: su salario minimo, reddito, politiche pubbliche, diritti. Poche idee e poche proposte. Non si può nemmeno scommetter­e che esista. Si nota solo quando si dimette. Non è granché.

IDENTITÀ GLI EX RENZIANI SANNO DOVE ANDARE, LA SINISTRA NO

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