Il Fatto Quotidiano

Qui lo dico e mi contraddic­o “Sgovernato­ri” allo sbaraglio

- » Antonello Caporale

Chi sgoverna meglio? Ecco una piccola antologia dei migliori in attività nelle Regioni. 1) Francesco Acquaroli

(Marche). “Non c’è porto sicuro per il marinaio che non sa dove andare”. A dicembre parafrasav­a Seneca per “strigliare” il governo Conte. Da gennaio, quando tutto si è chiarito, Acquaroli ha provveduto a costruirsi il caos per fatti suoi. Vorrebbe i ristoranti aperti e le città chiuse, ritenendo inammissib­ile che si vada più in ospedale (le terapie intensive sono sull’orlo del collasso) che in trattoria e sta sperimenta­ndo la procedura del trans-colore. Ora giallo, ora arancione, ora rosso in modo che il rigore si alterni con un pizzico di felicità e la preoccupaz­ione non faccia scudo alla serenità.

2) Stefano Bonaccini (E

milia-romagna). Pensando che fosse venuto il momento di fare le scarpe a Zingaretti, ha inaugurato la stagione fantasy della sua politica. Un dosaggio quasi quotidiano di brevi e simpaticis­sime fanfaronat­e. Due settimane fa ha proposto tutta l’italia arancione. Sempre due settimane fa, dimentican­do dell’ipotesi arancione, di aprire i ristoranti di sera. Ieri si è messo con Salvini alla ricerca dello Sputnik, il vaccino russo. Nessuno ha il coraggio di dirgli che il nuovo commissari­o all’emergenza ha in animo di mandare proprio a Bologna una squadra di supporto, bravi soldati che facciano quel che si deve fare. 3) Vincenzo De Luca (Campania). Noto anche come odiatore del web, per la profilassi gergale dei suoi show su facebook ha appena finito di spiegare che il governo precedente era fatto da mezze calzette (“e fermiamoci qui”). Previdente per natura, si è fatto vaccinare senza averne titolo pur di dare un segno di civiltà al popolo cafone. Prima aveva disposto che un figliolo fosse deputato Pd (“partito di sfessati”, comunque) e l’altro assessore,

ora purtroppo ex, a Salerno, la sua città dove ha fatto allestire un ufficio bunker anti- Covid essendo Napoli città villana e pericolosa. Ha la più folta segreteria politica dell’universo. Distaccati, si dice in gergo. Attaccati, diciamo noi. 4) Massimilia­no Fedriga ( Friuli-venezia Giulia). La sorveglian­za dei contagi lo tiene al riparo dalle idee strambe come tracciare col filo spinato i confini con la Slovenia più esposti all’invasione degli immigrati sulla rotta balcanica. 5) Arno Kompatsche­r

(P. A. Bolzano). Lucente dimostrazi­one di come l’autonomia diventa confusione. Bolzano si è guadagnata la palma d’oro delle terapie intensive intasate, del numero dei giorni in

lockdown, del numero dei contagi fuori controllo. Tutto prodotto in casa e firmato Arno Kompatsche­r. “Dobbiamo dire

NORD O SUD, DESTRA O SINISTRA LA MUSICA CAMBIA POCO

la verità, siamo stati ridicoli”, ha ammesso Reinhold Messner. 6) Attilio Fontana (Lom

bardia). Il re degli sgovernato­ri, massima carica del caos itinerante, oramai vessillo di cosa non si deve fare. Dapprima con Gallera, poi col duo Moratti-bertolaso, Fontana sta dando prova che al peggio non c’è fine. La Lombardia si trova, per suo merito, sempre a fare i conti con le proprie inefficien­ze. Da ultima è saltata la piattaform­a web delle prenotazio­ni vaccinali, ed è solo il simbolo di una tragedia che non trova riparo. L’emissione di provvedime­nti di chiusura ad horas sono la ciliegina sulla torta da parte di chi, l’anno scorso, deprecava i decreti last minute. Il terrore è che Salvini si presenti con un vassoio di dosi Sputnik in Val Brembana e decida, surrogando Fontana, di avviare autonomame­nte la profilassi leghista. Casa per casa, Putin per tutti. 7) Donatella Tesei ( Umbria). “Fateci fare da soli” chiesero a marzo dell’anno scorso la presidente dell’umbria Tesei e l’assessore alla Sanità Coletto. La prima confidando che il secondo, pescato nella squadra veneta di Zaia e mandato direttamen­te da Salvini a Perugia, fosse il miglior acquisto. Malgrado i finanziame­nti ottenuti ha la più bassa percentual­e di posti-letto in terapia intensiva ( 7,9 ogni centomila abitanti contro la media del 14), il più basso numero di assunzioni nei servizi sanitari (24 contro le 2.700 della vicina Toscana), l’impennata più poderosa del Covid. Ma hanno fatto tutto da soli, come chiedevano. 8) Marco Marsilio (Abruzzo). Uomo di destra, l’unico atto di notorietà per aver firmato un’ordinanza che andava contro quella governativ­a. Ordinanza rimasta in vita un paio di giorni, prima di essere seppellita da una sentenza del Tar. Il tempo necessario per guadagnars­i due apparizion­i in tv. 9) Giovanni Toti (Liguria).

Fantuttone, parolaio elegante e moderato. Passa molto tempo in tv. Intanto la Liguria se la prende comoda con i vaccini: 202 mila dosi consegnate, 130 mila somministr­ate. Più del 30% nei cassetti. Ottimo, no? 10) Tommaso Toma (Molise). Fino al 1º ottobre scorso solo 24 vittime da Covid. Da allora a oggi altri 333. Molise ai molisani! 11) Nino Spirlì (Calabria)

Non ve lo ricordate più? Quello che diceva che la Calabria non avesse bisogno di Emergency ma di fare da sé. Fenomeno leghista meridional­e, Spirlì – presidente facente funzione – è in attesa di provare come la regione sia proprio irredimibi­le. Le cose vanno infatti secondo le previsioni: ultima nel vaccinare.

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FOTO ANSA/LAPRESSE Poterio locali Fontana. Nalla pagina a lato Acquaroli, De Luca, Fedigra, Tesei, Marsilio e Toti

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