Associazione per delinquere, Alfredo Romeo va a processo
Ci sarà un processo per il ‘ sistema Romeo’ a Napoli. L’immobiliarista Alfredo Romeo, il dominus del caso Consip a Roma, dove è sotto processo per la corruzione di Marco Gasparri ed è indagato per traffico d’influenze in concorso, tra gli altri, con Tiziano Renzi ( il papà dell’ex premier Matteo Renzi), è stato rinviato a giudizio a Napoli per associazione a delinquere finalizzata a reati di Pubblica amministrazione insieme ad alcuni tra i suoi più stretti collaboratori, tra cui l’ex parlamentare Italo Bocchino, e alcuni dirigenti della Romeo Gestioni Spa. Lo ha deciso ieri il Gup Simona Cangiano con un articolato provvedimento con il quale ha prosciolto Romeo e altri imputati da due ipotesi di reati fiscali e da una ipotesi di corruzione per alcuni lavori di riqualificazione delle aree prossime all’hotel Romeo.
IL GIUDICE ha accolto buona parte dell’impianto accusatorio dei pm Celestina Carrano ed Henry John Woodcock, che avevano riproposto un’accusa di associazione a delinquere respinta dal Gip che nel novembre 2017 ordinò l’arresto di Romeo, ma solo per determinati e circoscritti episodi. Quasi tre anni e mezzo dopo, è arrivato il rinvio a giudizio di Romeo “promotore e organizzatore” del sodalizio di tangenti e favori intorno al suo impero imprenditoriale di leader del global service, la formula del tutto compreso nei servizi di pulizia e manutenzione di strutture pubbliche. Tempi lunghi, dipesi anche da una lunga battaglia in udienza preliminare sull’utilizzabilità di intercettazioni disposte col trojanin virtù di un’aggravante camorristica presto caduta durante le indagini.
A giudizio anche Ciro Verdoliva, direttore dell’asl Napoli 1 e all’epoca direttore del Cardarelli, ospedale i cui appalti finirono al centro di uno dei filoni delle indagini. È accusato di corruzione e frode in pubbliche forniture, il processo chiarirà anche l’episodio dei lavori di ristrutturazione a casa sua ottenuti, secondo i pm, in cambio dell’assegnazione di consulenze. Verdoliva è stato prosciolto da un paio di accuse di rivelazione di segreto, ed è stato prosciolto con lui il carabiniere dei Nas Sergio Di Stasio, papà della deputata M5S, Iolanda Di Stasio. Altro nome di peso che finisce sotto processo è quello dell’ex governatore della Campania, Stefano Caldoro. Traffico di influenze, il capo di imputazione che divide con Romeo, Bocchino e Natale Lo Castro: avrebbe mediato con quest’ultimo, direttore amministrativo della Federico II di Napoli, la revoca di un appalto che interessava a Romeo.
IL REATO DI CORRUZIONE viene contestato anche a un dirigente di prima fascia del ministero della Giustizia, Emanuele Caldarera, all’epoca con funzioni di Direttore generale per la manutenzione degli uffici ed edifici del complesso giudiziario di Napoli. Secondo l’accusa, la figlia di Caldarera fu assunta in Romeo Gestioni mentre il padre sbloccava alcuni pagamenti in favore del gruppo.