Aubry: “Vaccini, nazionalizzare chi si tiene i brevetti”
Rincorsa al coronavirus Aumentano i pazienti in terapia intensiva. Lite con Uk sul blocco-export delle fiale in Australia
Per la prima volta, dopo sette settimane, l’indice di trasmissione del virus Rt supera 1 e si colloca a 1,06 (range 0,98-1,20) nel periodo 10-23 febbraio. C’è“un’importante accelerazione nell’aumento dell’incidenza”, scrive la Cabina di regia di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità: da 145 a 195 nuovi casi ogni 100 mila abitanti, con un aumento del 34,5% in sette giorni. Sono i dati al 28 febbraio: ieri era già a 222. “In netto aumento” i malati in terapia intensiva che sono passati in una settimana da 2.146 ai 2.327 (+8,4%) del 2 marzo, ma ieri erano 2.525 con un ulteriore +8,5% in appena tre giorni. Siamo al 28%, la soglia d’allerta è al 30% e nove Regioni l’hanno superata.
Non ci vuole molto a prevedere che il virus, anche per effetti delle varianti e di quella inglese in particolare ormai “prevalente” (54% dei nuovi contagi al 18 febbraio, chissà da allora...), non si fermerà da solo. “Bisogna intervenire in maniera tempestiva e radicale per contenere le varianti del virus”, ha detto ieri il professor Silvio Brusaferro, presidente dell’iss. Il direttore della Prevenzione della Salute, professor Gianni Rezza, ha sottolineato i pericoli della variante brasiliana: corrisponde al 4,3% dei casi al 18 febbraio, è radicata soprattutto in Umbria, Toscana, Abruzzo, Marche e Lazio e ha mostrato una parziale resistenza al vaccino. Secondo il matematico Giovanni Sebastiani del Cnr, i numeri sono paragonabili a quelli del marzo 2020: “Le curve delle terapie intensive di Lombardia, Veneto ed Emilia-romagna in crescita esponenziale, con tempo di raddoppio di poco sopra a 4 giorni per le prime due e pari a 7 giorni circa per l’ultima. E ci sono situazioni critiche anche in alcune regioni del Centro-sud”.
EPPURE MEZZO PAESE
rimane in zona gialla, mantiene cioè la normativa che secondo il Comitato tecnico scientifico “ha dimostrato una capacità di contenere l’aumento dell’incidenza ma non la capacità di ridurla” (dal verbale del 23 febbraio). Solo la Campania, che ha Rt medio a 0,96 e i nuovi casi in rapido aumento, passerà lunedì in zona rossa, dove ci sono già Basilicata e Molise, ma solo perché l’ha chiesto il presidente Vincenzo De Luca. Veneto ( Rt a 1,08) e Friuli-venezia Giulia (0,92), ha disposto il ministro della Salute Roberto Speranza, raggiungeranno le altre Regioni in arancione. Che sono Lombardia ( 1,13 ma la stessa Regione ritiene più attendibile il dato degli ospedalizzati: 1,24), Piemonte (1,15), Trento (1,1), Bolzano (0,75 e incidenza in calo ma sempre altissima: 377 nuovi casi in 7 giorni per 100 mila abitanti), Marche (1,08), Toscana (1,18) e Umbria (0,79: il peggio sembra passato ma le terapie intensive sono al 55%, quasi il doppio della soglia di allerta) ed Emilia-romagna (1,13 e ospedali in affanno). Lombardia ed Emilia-romagna hanno dati peggiori della Campania, ma Rt non supera 1,25 e quindi la zona rossa, con il Dpcm attuale come col precedente, non è possibile. Le due Regioni hanno adottato misure locali. Bologna è da tre giorni zona rossa e altre province sono “arancione scuro”. La Lombardia da giovedì è “arancione scuro”: scuole chiuse e restrizioni varie per i parchi e il commercio. Secondo il presidente Attilio Fontana “le misure rafforzate hanno scongiurato la zona rossa”. Ma in realtà i dati analizzati a Roma risalgono ai giorni precedenti.
Si ipotizza che Rt salga meno anche perché con le varianti aumentano i casi fra i giovani, spesso asintomatici, mentre l’indice è calcolato sui soli sintomatici: “È possibile, almeno
in parte”, dicono i tecnici della Salute.
Che, se i numeri e le regole lo consentissero, avrebbero preferito provvedimenti più drastici.
Tutte le Regioni meno la Sardegna, già zona bianca, sono a rischio “alto” o “moderato”. Restano gialli il Lazio, la Liguria e la Puglia, dove Rt è rispettivamente a 0,98, 0,96 e 0,93, perché gli ospedali sono sotto le soglie d’aller ta. Speriamo che duri.
Si conferma il calo dei contagi tra gli operatori sanitari e gli over 80, molti dei quali già vaccinati. Il piano vaccinale cambierà: ci lavorano il neocommissario, generale Francesco Paolo Figliuolo e il nuovo capo della Protezione civile, ingegner Fabrizio Curcio.