Silvestri: “Lo stop cautelativo su AZ e J&J è sbagliato”
Guido Silvestri Emory University
Professor Silvestri, una settimana fa i nuovi contagi erano al -26%, negli ultimi sette giorni al -1%? Aprire il 26 aprile è presto?
Sono scelte difficili, e bisogna ragionare in termini di rischi sia del virus che degli effetti delle chiusure prolungate. Con l’aumento progressivo dei vaccinati, soprattutto nelle categorie fragili, diventeranno sempre più gestibili i carichi ospedalieri, e presto cominceremo ad avvertire l’effetto della bella stagione che riduce la circolazione dei virus respiratori.
Negli Usa come va? In lento ma costante miglioramento. Siamo arrivati a oltre 133 milioni di persone vaccinate, di cui 86 milioni hanno fatto due dosi, e si marcia a ritmo di 3-4 milioni di immunizzazioni al giorno, quindi si va verso la fine del tunnel. L’UE ha annunciato l’invio in Italia di 54 milioni di dosi. Essere ottimisti è un dovere per noi scienziati. Però è indubbio che in questa particolare situazione l’unione europea stia andando a rilento in confronto non solo a Stati di grandi risorse come gli Usa, il Regno Unito ed Israele, ma anche rispetto ad alcuni Paesi di risorse più limitate, penso a Cile, Uruguay, Bahrein, Emirati Arabi Uniti o lo stesso Buthan. Mi preoccupa non solo la lentezza dei progressi, ma anche la scarsa coordinazione tra Paesi, forse un problema più ampio nell’ue.
Con le riaperture come biso
‘‘ L’europa fin qui è stata molto lenta. L’estate aiuta, ma occhio alle varianti
gnerà comportarsi?
I vaccinati trasmettono il virus pochissimo, è lecito che queste persone riprendano una vita normale. I non vaccinati devono mantenere le precauzioni, dopo l’estate ritorna l’autunno. Ingiustificati i timori per Astrazeneca e J&J?
Per Astrazeneca e J&J il rischio di effetti avversi severi, in particolare questa trombosi delle vene cerebrali causata da anticorpi contro il Pf4 (che assomiglia clinicamente alla piastrinopenia trombotica associata all’uso di eparina), è molto basso: un caso su un milione di persone vaccinate. Il rischio di rimanere prigionieri di cautele eccessive non è da sottovalutare. Quale vaccino le è stato somministrato?
Ho usato Moderna, ma Pfizer sarebbe stato lo stesso, gli altri non erano un’opzione a gennaio.
Il Financial Times ha scritto del dialogo fradraghi emoderna per una produzione in Italia di vaccino mrna , è la strada giusta? Giustissima, anche se non semplice, perché la produzione di questi vaccini richiede un know- h ow non indifferente. I vaccini a mrna hanno una performancesuperiore a quella degli altri vaccini (che pure non sono affatto male, beninteso!) in termini di efficacia e sicurezza.
In autunno sarà finita?
Ne saranno fuori i Paesi in cui la percentuale di vaccinati sarà sufficientemente alta da ridurre in modo importante la circolazione del virus. Dove si saranno vaccinate soprattutto le persone a rischio si potrebbe avere un calo sostanziale della mortalità pur in presenza di livelli importanti di circolazione virale. Il che sarebbe comunque un risultato positivo, ma rischioso in quanto si potrebbero selezionare varianti del virus meno sensibili al vaccino.
A cosa sta lavorando?
A questo punto le aree più importanti su cui lavorare sono un vaccino universale contro Sarscov2 (e magari contro tutti i sarbecovirus), anticorpi monoclonali ed antivirali sempre più potenti e facili da somministrare, migliorare la nostra comprensione della interazione tra virus ed ospite, soprattutto in relazione al cosiddetto “Covid severo”, e spiegare alcuni aspetti epidemiologici dell’infezione che ancora ci sfuggono, tipo il fenomeno dei superdiffusori.