Il Fatto Quotidiano

È la Superlega dei club di calcio super-indebitati

- » Lorenzo Vendemiale

Nel pallone dei ricchi, i club più ricchi giocano solo con i ricchi, per diventare ancora più ricchi. Non che il calcio moderno delle pay-tv e del fair-play finanziari­o avesse ancora molto di popolare. Ma rimaneva almeno il luogo comune dello sport che appartiene ai suoi tifosi, la retorica di Davide che può battere Golia. Con la Superlega, nemmeno quello. Nel progetto di Agnelli, Florentino & C., il calcio sarà sempre meno sport e sempre più spettacolo, non ci saranno più tifosi, soltanto consumator­i. Dopo aver saturato il mercato, speso più di quanto potevano permetters­i ed esser stati affossati dal Covid ( i debiti sono esplosi), i patron vogliono portarsi via il pallone e dividersi da soli la torta miliardari­a che garantiran­no sponsor, television­i e un finanziato­re d’eccezione come la banca d’affari JP Morgan.

ERA UN PROGETTO chiacchier­ato da anni. Adesso la Superlega è un annuncio, forse una realtà, forse una minaccia per strappare condizioni ancora migliori dallauefa. Chi può dirlo. Un campionato internazio­nale a 20 squadre: 15 soci-fondatori, 5 qualificat­e ogni anno. Fase iniziale a gironi, con due gruppi da 10 e andata e ritorno, poi eliminazio­ne diretta fino alla finale. 193 match in totale, da 18 a 23 per ciascuna squadra. Insomma, Real-liverpool e Juve-barcellona ogni settimana invece che una volta l’anno. Tutti gli altri restano fuori, nelle vecchie coppe e campionati svuotati di valore.

La rivoluzion­e sarebbe sportiva, filosofica: trasformar­e il calcio europeo in uno show globale, stile Nba con tanto di salary cap al 55% del fatturato), che alle migliaia di tifosi della provincia italiana o inglese preferisce milioni di spettatori asiatici o americani. La ragione è solo economica. I grandi club guadagnava­no tanto, la Uefa gli aveva promesso ancora di più con la nuova Champions a 36 squadre e minimo 10 partite a testa (approvata comunque ieri), ma non è mai abbastanza. La Superlega potrebbe valere 4 miliardi l’anno solo di diritti tv. Da spartire fra pochi eletti e non tutta la periferia del pallone, direttamen­te nelle mani dei club e non più della Uefa.

Il Fatto ha potuto visionare documenti riservati sui piani di distribuzi­one. Ci saranno 3 miliardi a stagione per una decina di squadre. Le partecipan­ti saranno 20, e solo il 65% degli introiti sarà diviso in teoria in “parti uguali” (in realtà quasi il 90% andrà ai 15 fondatori). Un 20% in base ai piazzament­i (in gran parte in base alla classifica dei gironi, e solo l’1% andrà al vincitore) e un 15% “commercial­e” di cui le 5 invitate non prenderann­o nulla. Nemmeno i soci-fondatori saranno uguali fra loro (chissà come verranno considerat­e le italiane). La sostanza è che ci sarà una torta più ricca, con meno teste da sfamare: almeno 200 milioni a testa, quando in Champions se ne potevano incassare massimo un centinaio in caso di vittoria. E qui incentivi a vincere di fatto ce ne sono pochissimi.

La vera chiave di volta, però, è nel passaggio dal sistema aperto (merito sportivo) a quello chiuso (a inviti). È per questo che le 12 congiurate hanno fatto lo strappo: eliminare il principio di qualificaz­ione sul campo, a cui la Uefa non ha mai voluto derogare. Invece i grandi club, che non sono più squadre ma aziende, pretendono di cancellare il rischio sportivo di rimanere fuori per colpa di una stagione disgraziat­a e ritrovarsi con un ammanco di decine di milioni (come potrebbe capitare alla Juve, ma anche ad Arsenal e Tottenham, persino al Liverpool).

Con una Lega chiusa, avrebbero un flusso di cassa stabile. E pure un incentivo alla firma, un assegno una tantum di 3,5 miliardi di euro, coperto da JP Morgan. Ufficialme­nte per investire in infrastrut­ture, ma servirà soprattutt­o a ripianare le perdite della pandemia. Il Barcellona ha debiti superiori al miliardo, Juve, Inter, Manchester per centinaia di milioni: con gli stadi chiusi e la fuga degli sponsor, il baraccone non sta più in piedi. Vista così, sembra la Superlega dei falliti più che dei ricchi. Il prestito non sarà uguale per tutti, a chi 350 milioni, a chi solo 100. A tutti però basterà per lasciarsi alle spalle l’incubo del Covid: grazie a questo finanziame­nto e alle entrate garantite ogni anno, i bilanci dei top club avranno u n’ iniezione immediata di 300-400 milioni e non saranno mai più in pericolo.

LORO la chiamano sostenibil­ità finanziari­a. Per tutti gli altri rischia di essere la morte del calcio. Il progetto è pensato per sostituire la Champions, ma fagocita anche i campionati, svuotati di risorse e interesse, devastati dal gap che si aprirebbe con l’elite o da una possibile secessione. Siamo alla guerra mondiale del calcio, che per un giorno ha fatto dimenticar­e la pandemia, monopolizz­ato l’agenda, unito politici di partiti e Paesi differenti: da Letta a Salvini, da Draghi a Macron, dalla Commission­e Ue al Regno Unito di Boris Johnson, tutti contro la Superlega.

Cosa riuscirann­o a fare è da vedere. I governi sbraitano, ma potranno intromette­rsi nell’autonomia sportiva? Germania e Francia per il momento non hanno aderito (e senza Bayern e Psg la Superlega è meno super), ma resteranno così? La Fifa a parole è contraria, ma ha davvero l’intenzione di bandire i giocatori coinvolti dalle nazionali e dai Mondiali? Le Leghe minacciano di cacciare i ribelli da coppe e campionati, ma cosa ne sarebbe di una Champions senza le big, di un campionato senza Juve, Inter e Milan? C’è chi dice sia tutto un bluff, e che basterà una nuova trattativa con la Uefa, un p o’ di soldi e qualche wild- card in più nella prossima Champions, per scongiurar­e il peggio. Pure la Serieasi interroga. Soliti insulti di Ferrero e Cairo, Lotito tace, Agnelli spiega di voler finire la stagione e non aver intenzione di abbandonar­e la A. “Non ho mai conosciuto una persona capace di mentire come lui”, ha detto il n.1 dell’uefa (nonché padrino di sua figlia) Ceferin, uno che ha fatto per 20 anni l’avvocato penalista nell’est Europa. Vatti a fidare di questa gente.

NO MERITO AI FONDATORI QUASI IL 90% DEI 3 MLD DI RICAVI ANNUI

ALEKSANDER CEFERIN (UEFA)

Agnelli, la più grande delusione di tutte. Non ho mai visto un uomo mentire così di continuo: ho parlato con lui sabato, mi ha detto che erano solo voci...

MARIO DRAGHI

Sosteniamo con determinaz­ione le posizioni delle autorità italiane ed europee per preservare le competizio­ni nazionali, i valori meritocrat­ici e la funzione sociale dello sport

 ?? FOTO LAPRESSE ?? Le strategie Andrea Agnelli e Florentino Perez, presidenti della Juventus e del Real Madrid
FOTO LAPRESSE Le strategie Andrea Agnelli e Florentino Perez, presidenti della Juventus e del Real Madrid
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy