Il Fatto Quotidiano

• Padellaro

Tanto rischiamo noi

- » Antonio Padellaro

Sere fa sentivamo Alessandro Sallusti dire a Otto e mezzo che il “dobbiamo prenderci un rischio ragionato” di Mario Draghi, a proposito delle riaperture, è cosa buona e giusta poiché “il concetto del rischio ragionato è un caposaldo della cultura e della politica liberale”. Probabilme­nte, il direttore del Giornale pensava al rischio d’impresa, che tuttavia con il rischio di una rinnovata ondata pandemica c’entra come i cavoli a merenda. Per la semplice ragione che, per esempio, nella cultura del libero mercato, l’imprendito­re si assume le conseguenz­e positive, ma anche quelle negative dell’impresa, ne ricaverà i profitti ma se gli va male pure i debiti. Mentre chi tenta di scaricare sulla collettivi­tà il peso del rischio non andato a buon fine potrebbe ricevere la visita della Finanza. Perciò l’annuncio del governo al Paese sarebbe stato completo se Draghi, e il ministro della Salute Speranza, che gli sedeva accanto, avessero detto: dobbiamo prenderci e dovete prendervi un rischio ragionato. Poiché il rischio, per quanto ragionato, di una eventuale, malaugurat­a nuova crescita dei contagi dopo il (quasi) liberi tutti del 26 aprile (vaticinata dagli infettivol­ogi profeti di sventura) finirebbe per ricadere sull’intera popolazion­e, amanti del rischio e non. Piccolo particolar­e che sembra sfuggire alla politica del riaperturi­smo senza limitismo di Salvini & meloni & renzi. Quest’ultimo, in una delle sue rarissime interviste a Repubblica dice: “la bandiera delle riaperture intestiamo­cela noi riformisti”. Evvai, frase che ci segniamo a futura memoria. Per l’aedo di Bin Salman, “non di solo pubblico impiego vive l’italia”. Certo che l’italia dei non garantiti (quella del commercio, degli artigiani, delle partite Iva) ha sofferto e soffre assai di più dell’italia dei garantiti (pensionati, impiegati pubblici, dipendenti di imprese grandi emedie). Certo che il “rischio ragionato” cerca di venire incontro alle necessità di circa 5 milioni di lavoratori autonomi e delle loro famiglie ridotte allo stremo. Purtroppo però lo sciagurato Covid, a digiuno della politica del libero mercato (per non parlare della cultura riformista), quando colpisce non distingue, si comporta in modo assolutame­nte egualitari­o, interclass­ista e forse anche comunista per farsi apprezzare dal ministro Speranza. Ragion per cui il rischio ragionato dovrebbe uniformars­i al “partito della prudenza” (Luca Ricolfi) piuttosto che al partito del mojito. Sempre a sostegno del liberismo virale, Sallusti cita l’aforisma secondo il quale “è vero che una nave è al sicuro solo in porto, ma non è per questo che le navi sono fatte”. Vero, poi però esistono le navi tenute in quarantena al largo. Quelle che espongono la bandiera gialla. Ha presente?

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