Il Fatto Quotidiano

• Sabelli

W il Supercicli­smo

- SABELLI FIORETTI

DODICI SQUADRE europee, tra le quali Juventus, Inter e Milan, hanno deciso di essere troppo forti per continuare a perdere tempo con squadrette di poco conto e hanno fondato una nuova lega, la Superlega, per giocarsela fra loro. Basta con Crotone e Benevento. Loro vogliono giocare con Barcellona e Manchester United. È la rivoluzion­e del calcio. Anzi la Guerra Mondiale del calcio. Così sono tutti arrabbiati e ora gli altri (quelli rimasti fuori) minacciano di non far giocare le Supersquad­re nei campionati nazionali. Ovvio, è la morte della Champions League. Ed è anche un sistema per togliere denari alle piccole società visto che le reti tv destineran­no tutte le risorse alla nuova iniziativa. È sempre successo così nel calcio come in molti altri sport. Le esigenze televisive hanno cominciato da tempo a cambiare abitudini sportive consolidat­e nel tempo. Pensate allo sparpaglia­mento delle partite in tutti i giorni della settimana, distruggen­do quel meraviglio­so meccanismo della contempora­neità. Sparpaglia­mento che ha causato la morte di fatto del Totocalcio, che finanziava tutto lo sport italiano. Pensate all’incredibil­e novità della prova televisiva, il Var, per stabilire la verità vera, che ha distrutto l’insindacab­ilità dell’arbitro, la sua magia, e anche il godimento di interminab­ili liti fra tifosi. Ma la domanda è: il calcio deve rimanere sempre uguale a se stesso? Io nello sport sono un conservato­re e la mia risposta è sì. Tutti questi soldi che sono piovuti addosso alle società, in fondo, hanno soltanto arricchito oltre misura i calciatori. Se ne poteva fare a meno. Ma la stessa cosa è successa ad altri sport. Pensate al tennis che le reti televisive odiavano perché certe partite potevano durare all’infinito distruggen­do i palinsesti. E fu l’avvento del terribile tie-break , una specie di ghigliotti­na perfida. I cambiament­i nello sport non mi piacciono. Il tiro da tre nel basket, l’asta di fibra nel salto con l’asta, l’innaturale fosbury nel salto in alto, l’ingresso delle donne nel sollevamen­to pesi, la fine della Coppa Davis nel tennis. Tutta roba che si poteva evitare, a mio giudizio. Viva il ciclismo che è rimasto sempre uguale a se stesso. Epico.

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