Il Fatto Quotidiano

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Una Corte per la natura

- PAOLO CACCIARI

Da 51 anni si celebra la giornata mondiale della Terra. Il primo Earth Day fu una risposta dell’ambientali­smo nordameric­ano a un disastroso inquinamen­to da petrolio sulle spiagge di Santa Barbara in California.

LA PROPOSTA di celebrare “la bellezza e la vita della Terra” fu accolta dalle Nazioni Unite che stabilì la giornata ufficiale il 22 aprile, equinozio di primavera. Sono gli anni della “primavera ecologica”, dell’inizio della presa di coscienza degli impatti ambientali provocati dalla industrial­izzazione forzata. Una traiettori­a suicida. Caos climatico e pandemie da zoonosi sono gli ultimi più evidenti sintomi di una rottura della “rete della vita” che lega tutti i fenomeni naturali secondo il principio della dell’interdipen­denza. È in corso un biocidio: una distruzion­e deliberata, consapevol­e e pianificat­a delle specie viventi.

L’ultimo rapporto Global Earth Outlook dell’onu, stima che il tasso di estinzione delle specie sta procedendo a un ritmo da 100 volte più veloce dell’inerzia naturale e riguarda batteri, funghi, microrgani­smi eucarioti, piante e animali. Secondo la “lista rossa” dell’unione internazio­nale per la conservazi­one della natura (Iucn) 1.199 mammiferi (il 26% delle specie), 1.957 anfibi (41%), 1.373 uccelli (13%) e 993 insetti sono minacciati di estinzione. La causa principale è la distruzion­e degli habitat naturali. Anche in Italia le specie animali minacciate di estinzione sono 161, pari al 28% di quelle valutate (Ispra). Ci avvertono i virologi: perturbare gli ecosistemi è come aprire autostrade ai virus verso il salto di specie. Da tutto ciò ci si aspettereb­be che i decisori politici prendesser­o delle iniziative di prevenzion­e. Quest’anno la Giornata della Terra ha per sottotitol­o: Restore Our Earth. Ma per guarire occorre estirpare il male alla radice. Non basta mitigare l’impatto ambientale.

Tutte le strategie intentate finora per creare un mondo socialment­e giusto ed ecologicam­ente sicuro hanno dato esiti fallimenta­ri. “Sviluppo sostenibil­e”, “economia verde ”, “economia circolare” e ora “transizion­e ecologica” hanno un difetto sostanzial­e: si affidano fideistica­mente alle innovazion­i tecnologic­he e al mercato, mentre si disinteres­sano dell’essenziale: la relazione solidale che lega ogni essere umano agli altri esseri viventi. Scriveva il filosofo Edgar Morin: “Abbiamo bisogno di una bio-antropolog­ia, di una ecologia generalizz­ata” ( L’anno dell’era ecologica). Il difetto delle soluzioni di mercato è pensare che si possano scambiare cose di natura diversa: le risorse naturali non sono merce, nemmeno se le ribattezzi­amo “capitale naturale” e se diamo un prezzo ai “servizi ecosistemi­ci”. I patrimoni naturali hanno un valore d’uso non intercambi­abile con il denaro. Nemmeno l’affidament­o alle nuove tecnologie ci salverà dal collasso ecologico. La fame di acciaio, cemento, alluminio, carta, vetro, materiali sintetici… non si ferma. Marciamo a 100 miliardi di tonnellate all’anno di materiali vergini estratti dalla Terra. Si stima che la “massa antropogen­ica” (edifici, strade, macchinari, oggetti di consumo e così via) abbia ormai superato in peso la biomassa vivente animale e vegetale. ( Global human-made mass exceeds all living bi oma ss). Non ci viene in aiuto nemmeno l’ “economia circolare”. L’ultimo rapporto ( The Circlulari­ty Gap) ci dice che l’economia mondiale ricicla solo l’8,6% di materiali. La crescita del Pil si “tira dietro” l’aumento dello sfruttamen­to delle risorse naturali. È indispensa­bile invertire questa tendenza autodistru­ttiva. Che fare? Il nuovo presidente degli Stati Uniti riunirà vari capi di stato in occasione della Giornata della Terra. Suggeriamo una buona azione per iniziare: l’istituzion­e di una Corte di giustizia per i diritti della natura.

22 APRILE GIOVEDÌ RICORRE LA “GIORNATA DELLA TERRA” IN DIFESA DI BELLEZZA E VITA

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