Il Fatto Quotidiano

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Draghi-salvini-bolsonaro

- TOMASO MONTANARI

Davvero qualcuno pensava che il ritorno della Lega di Salvini al governo fosse senza conseguenz­e? L’italia fa “inversione a u” nella lotta al virus, decidendo di fare come se la pandemia non ci fosse più. Diciamolo in modo provocator­io: stiamo sposando la linea calcolatam­ente suicida (o meglio, omicida) di Bolsonaro, amico e riferiment­o di Salvini. Va gridato sui tetti: perché l’unica “opposizion­e” parlamenta­re, l’estrema destra di Fratelli d’italia, rivendica come propria la scelta del governo, il coro non ammette voci dissenzien­ti e la propaganda semina “ottimismo e spensierat­ezza”: non per caso ieri l’apertura di Repubblica­e le sue prime tre pagine erano sul calcio.

FERMIAMOCI UN SECONDOA riflettere. Il governo riapre senza chiedere il parere del Comitato tecnico scientific­o (secondo la ricostruzi­one di Open, non smentita); il professor Massimo Galli spiega perché rischiamo un effetto Sardegna, con un ritorno repentino al rosso profondo: “al rosso sangue”, dice; il professor Andrea Crisanti dichiara che riaprire è “una stupidaggi­ne epocale”, e che “purtroppo l’italia è ostaggio di interessi politici di breve termine, che pur di allentare le misure finiranno per rimandare la ripresa economica”; e la dottoressa Flavia Petrini, presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazio­ne e terapia intensiva si esprime in questi termini: “Riaprire? È sbagliato. Non ci sono le condizioni, ma si può fare: basta, però, che si dichiari che abbiamo deciso di sopportare decessi e impossibil­ità di cure per salvare un’economia che è arrivata a un punto limite. L’economia deve avere la precedenza? Bisogna dichiararl­o, anche se è incostituz­ionale perché la Costituzio­ne dice che il diritto alla salute è un diritto primario”. Se di fronte a questo scenario, il discorso pubblico viene dirottato sul calcio, ebbene non sentite l’inconfondi­bile odore di un populismo dell’élite, che invita a consumare come se il virus fosse sparito? E questa variante brasiliana, questo bolsonaris­mo de noantri – cioè questo impasto di cinismo economico e negazionis­mo di fatto – rischia di esserci letale.

Se la vittoria di Salvini pare chiarissim­a, assai meno perspicua è la posizione del ministro Roberto Speranza. Sono tra coloro che hanno firmato l’appello in sua difesa. Benché abbia non poche critiche da fargli, ho aderito perché quelle critiche sono diametralm­ente opposte a quelle con cui lo bersaglia la destra. Scrissi nel maggio scorso che le riaperture del governo Conte ( pur assai meno rischiose di quelle di oggi, per i numeri, e per l’assenza delle varianti: rischi non bilanciati dal ritmo inadeguato delle vaccinazio­ni, affidate a quel signore in mimetica) erano un errore. E l’episodio del libro ritirato è una macchia imbarazzan­te. Ma qualunque alternativ­a a Speranza nel quadro politico attuale sarebbe peggiore: salvo che ora lo stesso Speranza finisce col subire, e di fatto approvare, la linea Salvini- Draghi! Dall’a mbiente di Speranza filtra che le riaperture sarebbero assai meno sostanzial­i di quel che sembra, solo fumo negli occhi di Salvini. Io non credo che sia così. Basta vedere l’esplosione di assembrame­nti avvenuta già in questo fine settimana: ciò che conta è il messaggio, e la conferenza stampa di Draghi e Speranza è suonata come un clamoroso “rompete le righe!”. Bisogna poi riflettere sulla riapertura delle scuole. Dopo un anno e mezzo in cui sono state chiuse per prime (e non come ultime trincee da abbandonar­e) e maltrattat­e in tutti i modi (fino alla sospension­e dei vaccini per gli insegnanti imposta da Draghi), ora siamo alla demagogia della riapertura al 100% per l’ultimo mese. Naturalmen­te senza che Draghi abbia fatto alcunché per i trasporti, né per l’edilizia scolastica: così che riaprire tutto ora è pura propaganda, sulla pelle di insegnanti e famiglie. E ai primi inevitabil­i focolai, allora sì che della scuola si getteranno via le chiavi. Era questione di settimane: ben altra cosa sarebbe stato riaprire, gradualmen­te, a metà giugno, a scuole chiuse, a vaccinazio­ne avanzata, a estate iniziata. Ma così è soltanto una terribile mossa politica.

È davvero penoso dover pensare e scrivere queste cose. Perché tutti, ovviamente, speriamo che qualche santo, lo stellone italico o la fortuna degli incoscient­i facciano invece andare tutto bene, ed è pesante il ruolo di Cassandra (che stava sulle scatole a tutti, ma vedeva giusto). Il punto è che governare non vuol dire scommetter­e sulla vita o sulla morte della gente: le decisioni prese in nome del mercato, e della sopravvive­nza politica dello stesso governo, non rappresent­ano un rischio ragionato, bensì un azzardo contro la scienza e la coscienza. E, a chi morirà per le conseguenz­e di questa scelta alla Bolsonaro, vaglielo a spiegare che, no, Mario Draghi è remotissim­o dal caudillo brasiliano.

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