• Montanari
Draghi-salvini-bolsonaro
Davvero qualcuno pensava che il ritorno della Lega di Salvini al governo fosse senza conseguenze? L’italia fa “inversione a u” nella lotta al virus, decidendo di fare come se la pandemia non ci fosse più. Diciamolo in modo provocatorio: stiamo sposando la linea calcolatamente suicida (o meglio, omicida) di Bolsonaro, amico e riferimento di Salvini. Va gridato sui tetti: perché l’unica “opposizione” parlamentare, l’estrema destra di Fratelli d’italia, rivendica come propria la scelta del governo, il coro non ammette voci dissenzienti e la propaganda semina “ottimismo e spensieratezza”: non per caso ieri l’apertura di Repubblicae le sue prime tre pagine erano sul calcio.
FERMIAMOCI UN SECONDOA riflettere. Il governo riapre senza chiedere il parere del Comitato tecnico scientifico (secondo la ricostruzione di Open, non smentita); il professor Massimo Galli spiega perché rischiamo un effetto Sardegna, con un ritorno repentino al rosso profondo: “al rosso sangue”, dice; il professor Andrea Crisanti dichiara che riaprire è “una stupidaggine epocale”, e che “purtroppo l’italia è ostaggio di interessi politici di breve termine, che pur di allentare le misure finiranno per rimandare la ripresa economica”; e la dottoressa Flavia Petrini, presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva si esprime in questi termini: “Riaprire? È sbagliato. Non ci sono le condizioni, ma si può fare: basta, però, che si dichiari che abbiamo deciso di sopportare decessi e impossibilità di cure per salvare un’economia che è arrivata a un punto limite. L’economia deve avere la precedenza? Bisogna dichiararlo, anche se è incostituzionale perché la Costituzione dice che il diritto alla salute è un diritto primario”. Se di fronte a questo scenario, il discorso pubblico viene dirottato sul calcio, ebbene non sentite l’inconfondibile odore di un populismo dell’élite, che invita a consumare come se il virus fosse sparito? E questa variante brasiliana, questo bolsonarismo de noantri – cioè questo impasto di cinismo economico e negazionismo di fatto – rischia di esserci letale.
Se la vittoria di Salvini pare chiarissima, assai meno perspicua è la posizione del ministro Roberto Speranza. Sono tra coloro che hanno firmato l’appello in sua difesa. Benché abbia non poche critiche da fargli, ho aderito perché quelle critiche sono diametralmente opposte a quelle con cui lo bersaglia la destra. Scrissi nel maggio scorso che le riaperture del governo Conte ( pur assai meno rischiose di quelle di oggi, per i numeri, e per l’assenza delle varianti: rischi non bilanciati dal ritmo inadeguato delle vaccinazioni, affidate a quel signore in mimetica) erano un errore. E l’episodio del libro ritirato è una macchia imbarazzante. Ma qualunque alternativa a Speranza nel quadro politico attuale sarebbe peggiore: salvo che ora lo stesso Speranza finisce col subire, e di fatto approvare, la linea Salvini- Draghi! Dall’a mbiente di Speranza filtra che le riaperture sarebbero assai meno sostanziali di quel che sembra, solo fumo negli occhi di Salvini. Io non credo che sia così. Basta vedere l’esplosione di assembramenti avvenuta già in questo fine settimana: ciò che conta è il messaggio, e la conferenza stampa di Draghi e Speranza è suonata come un clamoroso “rompete le righe!”. Bisogna poi riflettere sulla riapertura delle scuole. Dopo un anno e mezzo in cui sono state chiuse per prime (e non come ultime trincee da abbandonare) e maltrattate in tutti i modi (fino alla sospensione dei vaccini per gli insegnanti imposta da Draghi), ora siamo alla demagogia della riapertura al 100% per l’ultimo mese. Naturalmente senza che Draghi abbia fatto alcunché per i trasporti, né per l’edilizia scolastica: così che riaprire tutto ora è pura propaganda, sulla pelle di insegnanti e famiglie. E ai primi inevitabili focolai, allora sì che della scuola si getteranno via le chiavi. Era questione di settimane: ben altra cosa sarebbe stato riaprire, gradualmente, a metà giugno, a scuole chiuse, a vaccinazione avanzata, a estate iniziata. Ma così è soltanto una terribile mossa politica.
È davvero penoso dover pensare e scrivere queste cose. Perché tutti, ovviamente, speriamo che qualche santo, lo stellone italico o la fortuna degli incoscienti facciano invece andare tutto bene, ed è pesante il ruolo di Cassandra (che stava sulle scatole a tutti, ma vedeva giusto). Il punto è che governare non vuol dire scommettere sulla vita o sulla morte della gente: le decisioni prese in nome del mercato, e della sopravvivenza politica dello stesso governo, non rappresentano un rischio ragionato, bensì un azzardo contro la scienza e la coscienza. E, a chi morirà per le conseguenze di questa scelta alla Bolsonaro, vaglielo a spiegare che, no, Mario Draghi è remotissimo dal caudillo brasiliano.