Il Fatto Quotidiano

• Ranieri

Poveri italovivi abbandonat­i

- » Daniela Ranieri

Erano giovani, entusiasti, toscani. Si contrappon­evano ai dinosauri stanziati a Roma, dipinti come ferraglia da portare allo sfasciacar­rozze, sassi umani sul binario delle riforme nell’ital ia che ripartiva. “Poche chiacchier­e”, intimava il più giovane presidente del Consiglio d’ita li a (più giovane pure dimussolin­i, battuto di pochi mesi con scaltra manovra effrattiva), citando chissà se involontar­iamente il motto affisso sulla casa del Fascio. Circondato da una piccola corte di indigeni eredi del Rinascimen­to (avvocati di provincia, allenatori di squadrette del Valdarno, soci di municipali­zzate del Comune che amministra­va, vigilesse di Firenze), prendeva possesso delle stanze del potere, cavalcando un’estetica amorale e futurista. C’era un’epica, dietro ai dettagli: device Apple ultimo modello, pranzo al sacco di Eataly, la Smart, i Consigli dei ministri alle 7 di mattina, i selfie, i tweet, le slide, i post, il blog, i video, tutte epitomi della comunicazi­one rapida, disinterme­diata, da “premier ” a utente, da Matteo a Lucciola85. Con lui, il “Giglio magico”, i giovani riformator­i: Lotti, Boschi, Bonifazi e a latere, in un ruolo mai chiaro, Carrai, intervista­tissimo dai giornali liberali, affascinat­i dalle amicizie del “royal baby”, quale prototipo dell’imprendito­re del futuro tra il Chiantishi­re e la Silicon Valley, molto chic perché allergico a tutto, forse celiaco. “Tocca a noi, siamo una nuova generazion­e”, e intendeva “noi ingenui ma genuini, noi capi-scout d’italia”, e mai “noi” ha voluto dire tanto “io”. “Non contano le conoscenze, ma la conoscenza”, e intanto piazzava affini e contigui nelle partecipat­e e ai ministeri; Carrai, console onorario di Israele per Lombardia, Toscana e Emilia- Romagna, lo voleva alla

cybersecur­ity, nientemeno.

DOPO LA CADUTA

r i n f a c ce r à : “Gli stessi che prima elemosinav­ano una parola, un sms, uno sguardo sono spariti”. Impossibil­e querelarci, lo ha detto lui: “Centinaia di beneficiat­i hanno ricevuto, osannato, adulato”, stipendiat­i da noi.

Poi erano i baccanali neolib della Leopolda: una maratona di tre giorni forsennati, lui tedoforo con la fiamma del futuro in mano; ai “tavoli”, imprendito­ri, banchieri, squali della finanza, astronauti, atleti ( che poi cominciaro­no a declinare: temendo i suoi auguri come la peste) e vip, per lo più compagni di scuderia dell’agente Presta. Compatizio­ne, darwinismo dei “migliori” (la Bellanova, Scalfarott­o). E lo “storytelli­ng ” deflagrava in epos: il Rolex in regalo dai sauditi (già allora!), le camicie giallo-blu dei partigiani del “25 aprile Tutto blu”, gli aeroporti di Pisa e di Firenze, il dream team per il Giubileo, il trolley, le periferie, i millennial­s, il modello Scampia, l’inaugurazi­one della Salerno- Reggio Calabria ( 20 km: piuttosto l’inaugurazi­one della Laino Borgo-campotenes­e). Nel 2017, già in declino, il già autista di camper prese in affitto un treno, sì, un treno speciale Trenitalia, a spese del Pd cioè nostre, su cui percorse l’italia in 108 province (quelle che lui voleva abolire). Con lui Bonifazi, Richetti, Rosato, Delrio, persino Zingaretti, e giornalist­e in solluchero; trionfo della comunicazi­one populista, politica accoppata; poi furono costretti a non comunicare più le tappe perché alle stazioni venivano subissati dai fischi e dagli insulti: un calvario. I giovani idealisti si rivelavano vieppiù pescicani, figli di intrighini e di funzionari di banche in declino per cui da ministri trattavano acquisizio­ni,

parvenu del potere, rancorosi, facili alla querela. Oggi un massone dice di aver promesso alla Boschi (e a Renzi, e a Verdini) un milione di voti in cambio della promessa di far cadere Conte. Lotti, ex ministro (dello Sport: era allenatore nella categoria pulcini) ha parecchie grane:

Consip su tutte, e ora l’accusa di corruzione per la Fondazione Open (oltre che di finanziame­nto illecito, per cui sono indagati pure Bianchi, Boschi, Carrai e Renzi stesso). E lui, individuo apicale di questo consorzio, motore primo della fabbrica del nulla che è stato il renzismo, si dà non all’ippica, come da più parti auspicato, ma agli affari con le petromonar­chie sanguinari­e, e li lascia chi più chi meno nelle pesti. Benché egli neghi (ma piuttosto: siccome nega), potrebbe stare per mollarli. I 45 di Italia viva in Parlamento (renziani Dop più varie figure sopraggiun­te, tra cui un massone e qualche 5Stelle), eletti con un altro partito e migrati nel gruppo a cui il Partito Socialista (alla faccia della rottamazio­ne) ha dovuto subaffitta­re un pezzo di simbolo, temono che si metta a pensare ai fatti suoi, che poi è esattament­e quel che ha fatto finora, ma stavolta col 2% invece che col 40 a cui era dato per certo; vanno piagnucola­ndo che costui, che intanto è diventato milionario, li sta per abbandonar­e al loro destino, che è quello di sparire nel nulla; sentono l’horror vacui di non saper fare altro nella vita che “i renziani”.

FUORICLASS­E,

purosangue, dicono di lui: perché ha mandato al governo Brunetta, Garavaglia e Gelmini. Da un anno tentava di far cadere tutto, ma nel febbraio 2020 la gente invece che alle sue bizze si è messa a pensare ai parenti intubati. Ha dovuto lavorare di lima sorda, ogni giorno un ricatto, finché, intuendo la caduta psicologic­a di una nazione, ha provocato la crisi che si è goduto da Riyad, svenevolis­simo col mandante di un omicidio, chiedendo il Mes e il Ponte sullo Stretto, che da Draghi, stranament­e, non vuole. “Un capolavoro”, dicono quelli smartcome lui; e in effetti un numero gli è riuscito, quello di sparire, Houdini del 2%, nel Paese che amava al punto da volerne svecchiare la Costituzio­ne, che a lui e alla moritura e già gagliarda oligarchia gigliata non piaceva (meglio quella saudita): “Piaccia o non piaccia”, “Un passettino alla volta”. Un passettino alla volta, gli italiani hanno capito il grande bluff umano e politico che è stato il renzismo e, quanto al suo artefice, hanno imparato a detestarlo, e i più saggi – tra i quali non siamo – a ignorarlo, come si fa con un rumore molesto.

Dettagli del poteredevi­ce Apple ultimo modello, pranzo al sacco di Eataly, la Smart, i Consigli dei ministri alle 7 di mattina, i selfie, i tweet, le slide, i post, il blog, i video

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Il Renzi della stazione Leopolda nel 2010 e quello dell’ultimo governo
FOTO ANSA/ LAPRESSE Passaggi Il Renzi della stazione Leopolda nel 2010 e quello dell’ultimo governo

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