Scuola “Cari Brunetta e Bianchi, fate i concorsi: non una sanatoria”
LO DICOALFATTO
GENTILE REDAZIONE, si sta discettando della cosiddetta proposta Brunetta intorno ai concorsi pubblici. Pare che questo “pateracchio”, definito proposta, abbia la funzione di “sbloccare” i concorsi già a bando, e non completati, insediando competenti commissioni esterne… Be’ se è vero, “Dio ce ne scampi e liberi”. Io faccio riferimento ai concorsi della scuola. Per quel che è dato sapere sembra che il progetto di avviare una sanatoria più o meno camuffata stia per essere portato a termine... È il medesimo sistema di quello inaugurato (quanti anni fa?) dal ministro Malfatti come sanatoria per i precari. E insieme a questo vulnus, destinato purtroppo a ripetersi, a quel tempo è stato anche varato un patto “implicito” scellerato: “Ti chiedo poco e ti do poco”. Da quel momento la professione dell’insegnante è diventata poco appetibile per il genere maschile con conseguente progressiva femminilizzazione del ruolo docente.
Oggi la sanatoria possiamo benissimo chiamarla “condono”. Vi richiama alla mente qualcosa? Soltanto molto più grave e discutibile perché consumato alle spese della Scuola. Qui si tratta del polmone culturale del Paese: la Scuola. Una scuola che dovrebbe essere inclusiva, e per una scuola inclusiva le competenze professionali, culturali, metodologico-didattiche dei docenti dovrebbero essere innovative, aggiornatissime, approfondite, molto più di quelle di una scuola privata… Qui si tratta del progetto di picconare ancora una volta la scuola pubblica... Si tratta di salvare il salvabile dopo che questa povera scuola l’abbiamo dilapidata, trascurata, vilipesa, depotenziata. La povertà educativa sta crescendo in modo esponenziale e noi ci prendiamo il lusso di mettere in ruolo ope legis (o giù di lì) personale di cui non sentiamo il bisogno di accertare la preparazione? La scuola oggi ha bisogno delle migliori risorse del Paese, ha bisogno di docenti eccellenti, selezionati, che stiano scegliendo questa professione e su questa siano disponibili a investire energie intellettuali, studio , ricerca, che avvertano costantemente la “curiosità epistemica“, non che si accontentino della “prestazione” minima e che una volta raggiunta la “sistemazione” magari non prendano più in mano un libro... E i concorsi ordinari? Come si stanno declassando? Che destino avranno i giovani che stanno aspettando questo concorso da tempo per cui si stanno preparando? Caro ministro Brunetta, pensi pure agli amministrativi, ma la Scuola la lasci a chi la conosce, la pratica, la ama.