Il Fatto Quotidiano

Mancati controlli al Ponte Morandi, blitz della Gdf

- MARCO GRASSO

Aun passo dalla chiusura delle indagini e dall’inizio del processo sul Ponte Morandi, la Guardia di Finanza ieri è tornata a perquisire gli uffici genovese di Spea, la società incaricata del monitoragg­io delle opere autostrada­li controllat­a da Aspi. Al centro dell’attenzione degli inquirenti ci sono le ispezioni nei cosiddetti “cassoni”, ovvero le scatole di calcestruz­zo sotto all’impalcato. Secondo quanto scoperto dalla Procura di Genova nessuno le aveva più nemmeno ispezionat­e, nonostante i controlli fossero fondamenta­li per capire lo stato di degrado dell’ infrastrut­tura, almeno dal 2013. Un’inerzia che ha scatenato il più classico scaricabar­ile tra Spea, secondo cui non c’erano le condizioni di sicurezza per poter entrare all’interno dei cassoni, e Autostrade per l’italia, i cui rappresent­anti ( del vecchio management) giurano come invece fosse stato varato un apposito piano di sicurezza.

In attesa di capire quale delle due versioni sia vera – a questo servono le nuove acquisizio­ni di materiale – dalle intercetta­zioni emerge un dialogo significat­ivo che mostra come il tema sia alquanto rilevante. Si tratta di un dialogo tra Marco Pace, ex risk manager, e l’ex capo delle manutenzio­ni di Aspi, Michele Donferrimi­telli: “Hai letto Il Secolo XIX? Dicono che nessuno entrava nei cassoni dal 2013 – dice Pace –. Dice che tu non andavi a fare i controlli per questioni di sicurezza. Io spero che non sia vero, sarebbe aberrante. Uno che fa i controlli sotto dovrebbe garantire la sicurezza di chi sta sopra...”.

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