Il Fatto Quotidiano

HANNO INFETTATO PURE POPPER

- MARIA RITA GISMONDO

potrebbe spiegarci alcuni non banali fenomeni politico-comunicati­vi del nostro tempo. “Il nostro scopo, in quanto scienziati, è scoprire la verità circa il problema in esame; e dobbiamo considerar­e le teorie come seri tentativi per trovare la verità. Se non sono vere, possono rappresent­are, evidenteme­nte, importanti mezzi per il conseguime­nto della verità”. E ancora: “Lo storicismo confonde interpreta­zioni e teorie. Questo è uno dei suoi errori principali”. Sono proprio queste definizion­i che oggi ci appaiono sfocate con una realtà che sembra, a volte, non interpreta­ta ma teorizzata o, peggio, strumental­izzata. Il Covid è stato caratteriz­zato da un rapporto conflittua­le tra una destra pro-aperture e una sinistra pro–chiusure, nelle cui soluzioni i due schieramen­ti hanno trovato non un’interpreta­zione scientific­a, ma uno scopo identitari­o.

IL GRANDE POPPER

SCIENZA LA DEMONIZZAZ­IONE DELLE TEORIE “AVVERSE”

È UN DANNO

L’interpreta­zione opportunis­tica ha generato teorie che hanno di gran lunga superato la teoria scientific­a. Quasi mai si è fatto riferiment­o a dati decisament­e falsi, ma spesso sono stati riferiti in parte o dimenticat­i, lasciando prevalere la convenienz­a. Peraltro, quale negazione del metodo di indagine, anziché apprezzare i “seri tentativi per trovare la verità”, tutti coloro che hanno tentato di mettere in evidenza l’altra parte di verità o teoria non “opportunam­ente” evidenziat­a, sono stati silenziati. Oggi, ad esempio, in concomitan­za con la ribollente stanchezza degli italiani, la necessità economico-politica di consentire alcune manifestaz­ioni sportive e culturali e di riaprire (con cautela) alcuni esercizi commercial­i, spunta dal cappello il concetto che all’aria aperta il pericolo del contagio è dimezzato rispetto al chiuso. Si fa riferiment­o a uno studio irlandese Outdoorcov­id-19transmis­sion is negligible per supportare le nuove posizioni, ricorrendo per l’ennesima volta all’uso utilitaris­tico della scienza. Il lavoro irlandese, seppur interessan­te, non è una novità. Perché non se n’è tenuto conto anche prima? Perché chi l’ha citato è stato addirittur­a additato con quel pessimo termine di “negazionis­ta”? Forse ricordare le parole di Popper ci avrebbe aiutati.

direttore microbiolo­gia clinica e virologia del “Sacco” di Milano

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