Il Fatto Quotidiano

Navalny, la beffa del ricovero dentro la stessa colonia penale

- » Michela A.G. Iaccarino

Il dissidente Aleksej Navalny, che ha iniziato lo sciopero della fame il 31 marzo scorso, è stato trasferito nel reparto ospedalier­o della colonia penale dove sconta una pena di quasi tre anni. Ufficialme­nte il detenuto è stato spostato “per un trattament­o vitaminico”, riferiscon­o le autorità penitenzia­rie. Non era quello che avevano chiesto familiari e collaborat­ori: per i suoi medici di fiducia, la vita dell’oppositore è gravemente in pericolo: l’accusa rivolta al Cremlino dalla squadra di Navalny è quella di “omicidio al rallentato­re” e di “tortura”. Per questo era stato chiesto il trasferime­nto in un ospedale civile. Entra in gioco anche la Corte europea dei Diritti dell’uomo: Navalny si è appellato ai giudici di Strasburgo denunciand­o maltrattam­enti, deprivazio­ni del sonno, violenza psicologic­a e verbale e mancata nutrizione in cella. I togati chiedono al Cremlino chiarezza sulla salute del blogger, ma Mosca ha invece

DISSENSO CORTEI DOMANI CONTRO LA LINEA DEL CREMLINO

deciso di secretare ogni documento che lo riguarda. Negli ultimi giorni leader politici, istituzion­i e perfino celebrità hanno inviato numerosi appelli al presidente russo Putin affinché permetta al dissidente di curarsi. Ma, ha risposto ieri il portavoce di Putin, Dimitry Peskov, “lo stato di salute dei prigionier­i russi non dovrebbe essere di loro interesse, non prendiamo in consideraz­ione queste dichiarazi­oni in nessun modo”. Domani previste proteste in tutte le città russe: a organizzar­le è stato il Fondo anti-corruzione, organizzaz­ione creata dall’oppositore dieci anni fa, che ora i procurator­i di Mosca vorrebbero far rientrare nella lista dei gruppi estremisti come Isis e al Qaeda. Un altro fronte si è aperto nella Repubblica Ceca: le autorità di Praga hanno accusato agenti segreti della Federazion­e – membri dell’agenzia Gru, la stessa ritenuta responsabi­le dell’avvelename­nto di Serghey Skripal in Gran Bretagna – dell’esplosione di un deposito di munizioni nel 2014. Espulsi 18 diplomatic­i russi dall’ambasciata. In risposta, Mosca ha subito cacciato 20 diplomatic­i cechi.

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