Abbiamo scherzato: scuole aperte a metà
IL GOVERNO DRAGHI HA FATTO VACCINARE TUTTI GLI INSEGNANTI E PROMESSO I RIENTRI IN CLASSE AL 100%. MA ORA SI PIEGA ALLE REGIONI: RIAPERTURE AL 60% E COMUNQUE DECIDONO I PRÈSIDI
Sulla scuola passa la linea delle Regioni ( e della Lega), non si riapre al 100% ma solo ad “almeno il 60%” degli allievi delle superiori nelle nuove zone gialle e in quelle arancioni. Era stato più di tutti Mario Draghi a spingere per riaprire le scuole il più possibile e anche lui ha dovuto fare un passetto indietro. Sul cosiddetto coprifuoco e i locali al chiuso la Lega promette battaglia oggi al Consiglio dei ministri.
Il confronto è già andato in scena ieri all’incontro tra le Regioni e i ministri Mariastella Gelmini e Roberto Speranza. Il ministro della Salute ha ribadito il divieto di circolazione dalle 22 rimane e i locali al chiuso saranno riaperti solo il 1° giugno: così dice la bozza del decreto che ripristina le zone gialle (abolite a marzo) e i servizi di ristorazione all’aperto anche la sera (sono chiusi da 5 mesi) dal 26 aprile , lunedì prossimo. Oggi il governo dovrebbe approvarlo. I presidenti delle Regioni, specie di centrodestra, chiedevano di consentire di muoversi fino alle 23. “Con il coprifuoco alle 22 i clienti non hanno nemmeno il tempo per mangiare”, ha detto Massimiliano Fedriga, il salviniano che guida il Friuli-venezia Giulia e ora anche la Conferenza delle Regioni. È la stessa posizione del ligure Giovanni Toti: con il coprifuoco alle 23 “è inutile aprire i ristoranti la sera”. Anche qui Speranza è stato irremovibile. Matteo Salvini assicura che non molla: “La Lega proporrà in Consiglio dei ministri e in Parlamento, la riapertura dai primi di maggio anche delle attività al chiuso e l’estensione almeno fino alle 23 della possibilità di uscire”.
Anche sul coprifuoco gli fanno sponda i renziani (“va allentato dove possibile” dice il deputato Luciano Nobili) e Forza Italia, ma la ministra Gelmini è più tiepida. Dice un leghista molto vicino al segretario sulla bozza del decreto: “Abbiamo dimostrato che in consiglio dei ministri possiamo modificare le norme annunciate poche ore prima”. Sono pressati dai ristoratori a cui avevano promesso di riaprire tutto e subito. Del resto secondo la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) il 46,6% di ristoranti e bar, cioè circa 116 mila, non hanno la possibilità di utilizzare spazi esterni. Ieri i “disobbedienti” di #Ioapro hanno annunciato che il 26 apriranno lo stesso “senza rispettare il coprifuoco” e Giorgia Meloni che è tornata ad attaccare il governo, per lei “il coprifuoco alle 23 è un contentino” e quella rimane “una misura liberticida”.
Il decreto proroga al 31 luglio lo stato d’emergenza, che scadrebbe il 30 aprile. Su questo il governo ha chiesto il parere del Comitato tecnico scientifico, che è “favorevole”, ha scritto in una nota il portavoce Silvio Brusaferro dell’istituto superiore di sanità, ricordando gli “scenari epidemiologici”, il “sovraccarico attuale dei servizi territoriali ed ospedalieri” e la necessità di “supportare la campagna vaccinale”. Decadrebbero, senza lo stato d’emergenza, i poteri del commissario Francesco Paolo Figliuolo e anche i suoi provvedimenti. Per il resto il Cts non è stato consultato, ha solo proseguito la discussione sul cosiddetto pass verde, previsto nella bozza: per il momento sarà una certificazione cartacea o digitale di avvenuta vaccinazione o di guar igione/n egativizzazione (valide queste per 6 mesi) o di tampone negativo (questo solo per 48 ore) che consentirà di superare
i confini delle Regioni arancioni o rosse; tra quelle gialle (o bianche, quando ci saranno) ci si muoverà liberamente. C’è però il limite di una sola visita ad amici e parenti, in ambito regionale se in zona gialla o comunale in arancione.
Le scadenze indicate nella bozza sono quelle note: 15 maggio, sempre in zona gialla, riaprono le piscine all’aperto e i centri commerciali nei weekend, il 1° giugno palestre e ristoranti al chiuso, il 1° luglio congressi, terme e parchi tematici. Il decreto prevede possibili modifiche alle restrizioni con “deliberazioni” dello stesso Consiglio dei ministri.