Il regime di Assad ama vincere facile (e senza sfidanti)
Siria Elezioni il 26 maggio su misura per il clan alawita: pochi candidati inoffensivi, chi è in esilio non potrà partecipare
Adieci anni dall’inizio del devastante conflitto che ha provocato la morte di quasi mezzo milione di siriani e la fuga della metà della popolazione nei Paesi limitrofi e in Europa, l’appello del presidente Bashar al-assad a recarsi alle urne il prossimo 26 maggio per il rinnovo del Parlamento e della presidenza è l’ennesima dimostrazione che l’ex oculista mantenuto al potere dalla Russia e dall’iran, non ha alcuna remora a dimostrarsi per quello che è: un dittatore. Assad non ha ammesso alcuna contrapposizione reale. Per questa ragione ancora una volta la chiamata alle urne è una farsa, come ha sottolineato anche la nuova Amministrazione americana. Del resto, da quando ben mezzo secolo fa il clan alawita (confessione islamica vicina allo sciismo iraniano) degli Assad si è impossessato della Siria, non si sono mai tenute elezioni democratiche.
LA MAGGIOR Partedella
gente è sempre stata costretta a recarsi alle urne per evitare ritorsioni da parte dei potentissimi e capillari servizi segreti che spiano senza sosta chiunque per stroncare sul nascere qualsiasi forma di dissenso. Ciò che rimane della popolazione siriana non ha altra motivazione se non quella di tentare di evitare di finire nel mirino dei vari servizi di intelligence (in Siria sono quattro) e subito dopo di finire nelle carceri dove la tortura è l’unico pane quotidiano sicuro. In seguito alle sanzioni economiche imposte l’anno scorso dall’ex presidente americano Donald Trump, per gli sfollati interni siriani, così come per chi non fa parte dell’entourage degli Assad, la vita è sempre miserabile. Certo, ormai non cadono più le bombe dal cielo, a parte la regione di Idlib, ma la qualità della vita è sempre pessima e migliaia di persone non hanno cibo a sufficienza per nutrire i figli. Nei campi profughi ai confini le cose non vanno tanto meglio, mentre nel centro e sud est del Paese sta risorgendo con successo l’isis proprio a causa dell’odio che milioni di siriani nutrono nei confronti di Assad. Che li guarda dai muri sbrecciati delle case o dalle vetrine dei negozi vuoti con il suo ineffabile mezzo sorriso sormontato dal baffetto a mosca di hitleriana memoria. In giacca e cravatta da sartoria a favore della cartellonistica elettorale, l’effigie di colui che nell’anno Duemila ascese al vertice del potere spacciandosi per progressista moderato incanta solo gli abitanti di Damasco che gli sono sempre rimasti al fianco per difendere i privilegi e i posti di lavoro conquistati nel settore pubblico servendo il clan. Ormai gran parte della Siria è tornata sotto le sue grinfie e il terzo mandato di questo satrapo dall’ accento british, co mela sofisticata consorte londinese Asma, è scontato.
LE “CANDIDATURE” si chiuderanno tra dieci giorni, ma i candidati saranno pochi e del tutto inoffensivi. I membri dei vari gruppi di opposizione invece non potranno partecipare dovendo aver vissuto in Siria negli ultimi 10 anni. È il tragicomico stratagemma elaborato dalle menti pensanti del regime per impedire alle figure chiave dell’opposizione di presentarsi dato che si trovano in esilio, alcune da prima dell’ inizio del conflitto in seguito alle persecuzioni contro gli oppositori politici.
La principale alleanza di opposizione sostenuta dalla Turchia, il cui esercito ha invaso la fascia settentrionale siriana compresi i cantoni curdi ha respinto l’annuncio. “Riteniamo che il Parlamento di Assad non abbia legittimità. Questo è teatro e uno sforzo disperato per reinventare questo regime criminale ”, ha detto Mustafa Sejari, una figura di spicco dell’opposizione.
L’inviata dell’onu, Linda Thomas- Greenfield, ha denunciato al Consiglio di Sicurezza che “queste elezioni non saranno né libere né eque”.
I sostenitori di Assad dicono invece che Washington e i suoi alleati stanno cercando di abbatterlo con le sanzioni paralizzanti che hanno imposto. “Nonostante le aspettative dei nemici della Siria, il ballottaggio presidenziale andrà avanti. I nostri governanti per fortuna non hanno seguito i dettami di Washington o Israele”, ha detto Husam al Deen Khalsi, un politico della provincia di Latakia, baluardo del clan Assad e città costiera dove sorge la base militare navale russa di Tartus, l’u ni ca che Mosca possiede sul Mar Mediterraneo e motivo per cui il Cremlino è entrato a piedi uniti nel conflitto dalla parte di As s a d . Putin non avrebbe rinunciato a questo cruciale avamposto nel bacino del Mare Nostrum per alcun motivo. Il mandato che Assad otterrà durerà sette anni. I siriani all’estero potranno votare nelle ambasciate dal 20 maggio.
Nel precedente voto del 2014, fu possibile per la prima volta che qualcuno diverso da un membro della famiglia Assad si candidasse alla presidenza. Ma i due candidati non erano conosciuti e non poterono giovarsi, come i loro due sconosciuti emuli di questa tornata, della pubblicità di cui ha goduto e gode il dottor Assad. Allora il risultato non era in dubbio, ma il futuro del presidente Assad lo era. Allora era ancora possibile che potesse essere sconfitto e costretto a uscire di scena. Oggi è il contrario, ma il deterioramento continuo dell’economia sta provocando di nuovo proteste e sabotaggi. La Siria, insomma, rimane un Paese destabilizzato e distrutto e la riconferma di Assad non porterà cambiamenti in meglio per i più deboli tra gli abitanti. Anzi.